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T/N POV.

Dopo una lunga sessione di allenamento io e Akaashi salutammo gli altri dirigendoci verso la casa del moro.

Camminavamo fianco a fianco in silenzio mentre il sole, che con lentezza tramontava alle nostre spalle, illuminava l'ambiente circostante con una delicata tonalità di rosso.

"Sei contenta di essere entrata in squadra?" mi chiese il ragazzo cercando di colmare quel silenzio opprimente.

"Si, molto." sorrisi guardando a terra e ripensando al bellissimo pomeriggio che avevo appena trascorso. "Sono tutti molto disponibili e simpatici, sono felice di essere stata accolta a braccia aperte nonostante non mi conoscessero per niente."

"Sono sempre stati così. Inoltre, gli avevo accennato che avrei ospitato una ragazza straniera e non vedevano l'ora di conoscerti."

"Ma non sapevano nemmeno se avrei frequentato la tua scuola." risposi accigliata. "E nemmeno tu."

"Li avresti conosciuti comunque, Bokuto-san è quasi sempre a casa mia."

Quando quel nome uscì dalle labbra di Akaashi alzai di scatto la testa per poterlo guardare. In un attimo rividi la figura sorridente del ragazzo dai capelli bianchi e neri accanto a me, e un leggero sorriso si formò sul mio viso.

"Mi siete sembrati molto amici."

"Mh."

"Come vi siete conosciuti?" chiesi curiosa, volendo sapere qualcosa in più di entrambi.

"Al liceo. Mi sono iscritto al club di pallavolo e l'ho incontrato lì."

"Capisco." dissi. "Posso farti una domanda?"

"Certo."

"Perché hai deciso di andare alla Fukurodani?"

Il ragazzo fece passare qualche secondo prima di rispondere, mentre la leggera brezza della sera ci colpì entrambi scompigliandoci i capelli.

"È stato a causa di Bokuto." iniziò. "Non lo conoscevo prima del liceo, ma durante un orientamento per scegliere quale scuola frequentare mi sono ritrovato a guardare una partita della Fukurodani. La sua passione e la sua grinta mi hanno ispirato, così mi sono iscritto lì."

Potei vedere ammirazione nei suoi occhi. Akaashi era un ragazzo molto apatico e taciturno ma dentro di se vi erano più emozioni e sentimenti di quando si potesse immaginare.

Rimasi colpita dal suo racconto, ma in modo positivo. Si vedeva in ogni suo gesto e sorriso quanto Bokuto amasse questo sport, quanto bramasse schiacciare ogni singola palla nel modo migliore possibile e venire a sapere che la sua passione aveva dato ispirazione e speranza ad un'altra persona era veramente una cosa meravigliosa.

"Ne sono colpita, Akaashi." sorrisi.

Dopo qualche altro minuto di cammino arrivammo davanti casa e, entrando, notammo all'ingresso due paia di scarpe.

"Mamma? Papà?" alzò la voce il ragazzo prima di togliersi le scarpe ed avviarsi in cucina.

Una donna alta con dei lunghi capelli neri apparve dalla porta di questa, sorridendo appena vide suo figlio.

"Akaashi, tesoro mio!" esclamò stringendolo tra le sue braccia affettuosamente.

Dietro di lei apparve il padre, il quale abbraccio sia il figlio che la moglie e mi ritrovai a sorridere alla vista di quella piccola famiglia ricongiunta. Sembravano davvero molto legati.

"Quando siete tornati?"

"Oggi all'ora di pranzo. Ci dispiace di averti lasciato solo per così tanti giorni."

Hand in hand - Bokuto Koutarou x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora