Prologo

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Prologo

«Entra pure, Harry.» Carly mi sorride cercando di mascherare il suo entusiasmo.

Faccio un passo in avanti e mi guardo intorno. La casa sembra spaziosa. È bella, mi piace. La mia casa invece era molto più piccola di questa, ma ce la facciamo bastare. Mia madre faceva così tanti sacrifici per me e Gemma da quando mio padre era fuggito. Gemma sarebbe stata sicuramente entusiasta di vivere in una casa come questa, ma lei ora non c'è più, e non riesco a sorridere perché io ce l'ho fatta, lei non. Era la persona migliore che avessi mai conosciuto, così allegra. E mia madre era una gran donna. Quanto darei per sentirla di nuovo blaterare alla sette del mattino per svegliare me e Gemma...ho perso le due donne della mia vita. Come posso tornare a vivere senza loro?

Abbasso lo sguardo.

Non è più necessario nemmeno piangere, non cambierà niente. Loro non ci sono più, e io non posso fare niente per riaverle indietro.

«Che ne dici? Ehi? È tutto ok?»

Mi volto verso Carly e annuisco.

«Ok, ti faccio vedere la tua nuova stanza. Seguimi» ordina la mia ex infermiera guidandomi al piano superiore.

Entro nella mia nuova camera e accenno un sorriso. È carina. Le pareti blu si adattano perfettamente ai mobili della stanza.

Aspetta, ma perché ci sono due letti?

«Beh ho pensato che ti saresti sentito meglio a dormire con un'altra persona. Sai, non sembrava una buona idea portarti in camera mia, il mio ragazzo non sarebbe troppo felice se condividessi il mio letto con te, niente di personale ovviamente.E così ho pensato di metterti in camera con mio fratello minore, non è la simpatia in persona ma ti assicuro che non ti darà alcun fastidio. E poi ha 20 anni, è poco più grande di te, no?» Carly risponde alla mia domanda non formulata.

La fisso confuso.

«Intendi dire che non è simpatico?» chiedo.

Carly scoppia a ridere divertita.

«Non ti sfugge niente! È solo un po' chiuso, niente di più. Ma non parlare troppo spesso. La cosa importante è che ti faccia compagnia, non è necessario che parliate o che diventiate amici.»

«Okay» annuisco insicuro.

«Hai fame?» domanda premurosa.

«Sì, credo.»

Questa faccenda del compagno di stanza mi preoccupa un po'. Speriamo che sia sufficientemente simpatico.

Carly ha organizzato una cena invitando i suoi genitori per darmi il benvenuto, c'è anche il suo ragazzo, Edward. Lucy, sua madre, sembra una donna adorabile.

«E dimmi Harry, com'è Carly? È una buona amica?» si informa Lucy interessata.

Annuisco in imbarazzo.

«Che tesoro!» esclama Carly abbracciandomi stretto. A volte penso che mi abbia scambiato per una bambola.

La mia attenzione viene attirata dalla porta di casa che è appena stata aperta.

Un ragazzo piuttosto particolare fa il suo ingresso in cucina.

Non è molto alto, ha il corpo ricoperto di tatuaggi e un ciuffo castano che ricade sul suo viso dai tratti perfetti.

«Louis sei in ritardo, di nuovo! La cena è quasi pronta. Avanti, siediti» ordina Lucy severa.

La osserva impassibile e poi il suo sguardo si posa su di me.

Improvvisamente sento molto caldo e ho un groppo in gola; il cuore comincia quasi a far male, come se qualcuno mi stesse soffocando.

I suoi occhi azzurrissimi mi scrutano con attenzione, mi sento a disagio.

«Lou, lui è Harry. Il nostro nuovo coinquilino» mi presenta Carly gentilmente.

Lui mi osserva impassibile e poi si siede mentre la cena ha inizio.

A parte qualche domanda imbarazzante da parte di Lucy, la cena non è poi così terribile.

Mi ritrovo spesso a fissare il ragazzo dagli occhi più belli che io abbia mai visto, lui a volte se ne accorge e dopo avermi lanciato qualche occhiataccia torna con lo guardo rivolto a sua madre che non fa altro che parlare. Quindi lui è colui con cui dovrò condividere la stanza, non sembra per niente amichevole ma sono quasi felice che sia lui. Non mi fa paura. Sembra interessante. Per questo lo sguardo curioso per tutta la sera.

Quando la serata finisce e gli invitati se ne vanno sono circa le 23.00.

Sto salendo le scale, quando le voci di Carly e suo fratello mi incuriosiscono. Per questo mi avvicino alla porta del salone e origlio la loro conversazione.

«Perché dovrei condividere la stanza con un moccioso?»

«Lou, ha avuto un passato difficile!Non è così male,credimi.»

«Voglio la mia fottuta stanza!»

« Infatti la possiedi già, solo che ora hai un compagno di stanza.»

« Perché non lo metti con te, cazzo?»

«Sai che Edward farebbe storie, è geloso.»

«E io sono geloso della mia stanza!»

« Louis non fare il bambino e levati di torno.»

«Vaffanculo».

Louis entra in camera mezz'ora dopo. Mi nascondo sotto le coperte e lo osservo per quanto sia possibile.

Non accende la luce. Si muove nel buio. Afferra velocemente il cuscino e si avvicina alla porta pronto ad uscire.

La consapevolezza che già non mi sopporti mi ferisce, non so il perché. Vorrei soltanto essergli amico, non mi piace essere odiato senza un motivo preciso, perché ne sono sicuro: già mi odia. Vorrei far qualcosa per rimedio per fargli cambiare idea, voglio conoscerlo.

«Buonanotte» mormoro.

È improbabile che mi abbia sentito.

Ma quando si volta verso di me, capisco che mi ha sentito eccome.

Mi osserva per qualche secondo e poi esce dalla stanza,solo allora finalmente respiro.

Her Brother [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora