-2- La follia che cerco

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La cameriera si affiancò al tavolo e sorrise in direzione del corvino che l'aveva chiamata.

"vuole ordinare?" il tono gentile tipico dei lavoratori che hanno a che fare con clientela irascibile, beh, non sempre ovviamente. La ragazza indossava un piccolo grembiule bianco legato in vita, leggermente macchiato di caffè o altro, la camicetta, anch'essa bianca, le fasciava bene i fianchi e i pantaloni, neri come la pece, facevano altrettanto con le gambe.

Teneva i capelli legati in alto in uno chignon, volontariamente disordinato, di quelli con le piccole ciocche fuori posto che danno l'idea di un'acconciatura fatta velocemente, ma che allo stesso tempo conferiscono serietà alla persona.

"io prendo un caffè ristretto e..." Keiji si girò verso il bicolore "...tu cosa vuoi? Offro io"

"una cioccolata calda, grazie"

La cameriera scrisse i due ordini sul piccolo taccuino e se ne andò, continuando a sorridere in direzione del corvino, che però aveva distolto la propria attenzione non appena aveva concluso l'ordinazione.

"credo tu le piaccia" disse a bassa voce Kotaro sporgendosi ulteriormente sul tavolo. In quel modo, si avvicinava sempre di più al giovane scrittore, che però non sembrava essere turbato da quel comportamento leggermente invadente dello sconosciuto.

"a chi?" il corvino alzò il viso e corrugò la fronte. Possibile che non si fosse reso conto di qualcuno a cui poteva interessare? Sì, possibilissimo, lui spesso si estraniava dalla realtà, finiva nella propria mente e si dimenticava di ciò che lo circondava era più che plausibile che non si fosse reso conto delle avance di qualcuno.

"alla cameriera, tonto. Non hai visto come ti sorrideva?" Bokuto poggiò i gomiti sul tavolo e il mento sulle mani unite assumendo l'espressione di un'adolescente di fronte al proprio idolo televisivo.

"sorride a tutti, lei è la cameriera serena"

"la cameriera che? Lascia stare, ti stava guardando con gli occhi a forma di cuoricino"

"fisicamente impossibile"

"dai, uno che scrive dovrebbe avere la fantasia allenata, insomma, immagina"

Il corvino sbuffò e roteò gli occhi. Lanciò un'occhiata alla cameriera, che stava preparando la cioccolata dello sconosciuto, e poi tornò con la propria attenzione sull'individuo davanti a lui, che non aveva smesso di guardarlo con gli occhioni luminosi, come se si stesse aspettando chissà che da lui.

"smettila di guardarmi in quel modo, non mi interessa la cameriera" disse secco poggiando con poca grazia le dita sulla tastiera, che rispose trascrivendo lettere a caso a seguito delle parole che aveva buttato giù poco prima.

"come fa a non interessarti? È carina, i capelli tirati su in quel modo le donano, ha gli occhi da cerbiatto e un fisico niente male"

"non è ciò che cerco in una persona" fece scorrere il polpastrello dell'indice sui tasti, sembrò seguire una scia invisibile, ma semplicemente gli piaceva la sensazione della tastiera sotto le dita. Ciò che però lo appagava di più era il suono che emettevano i tasti quando lui era in preda all'ispirazione e scriveva freneticamente, cosa che non gli capitava da due mesi. Sospirò chiudendo gli occhi, le palpebre fecero riposare per una frazione di secondo la cornea che bruciava per il troppo tempo passato a fissare uno schermo luminoso.

"e cosa cerchi?"

"la follia" rispose riaprendo piano gli occhi e tornando a scrutare le iridi luminose dell'altro. si perse quasi all'interno di quello sguardo. Trovava curioso e magnetico il modo in cui lo sconosciuto lo stesse studiando.

Come neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora