-5- Incompreso

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Il pub nel quale si chiusero era uno di quelli che si raggiungeva percorrendo una scaletta di legno. Un locale privo di finestre, seminterrato, con tavoli di legno scheggiato e lampade dalla luce calda per creare atmosfera. Quel posto era poco conosciuto da entrambi i ragazzi che, non sapendo dove recarsi per bere una buona birra, avevano optato per il primo locale incontrato sulla strada.

Si sedettero al primo tavolo indicato dalla cameriera e cominciarono a leggere il menù dove era stilato un lungo elenco di birre dagli aromi differenti. Akaashi girò il menù e cominciò a leggere un'altra lista. Faceva scorrere gli occhi rapidamente, saltava da una parola all'altra, per fortuna aveva la capacità di leggere molto velocemente. Dopo anni passati a revisionare capitoli su capitoli scritti, aveva imparato a velocizzare il metodo di lettura e in quel caso gli stava tornando utile per riuscire a terminare di leggere tutto il menù prima dell'arrivo della ragazza con il grembiule nero.

"volete ordinare?" la cameriera aveva fatto il suo ingresso silenziosamente, cogliendo impreparati i due ragazzi, che sussultarono all'unisono sul posto. Di aspetto era diversa rispetto alla cameriera serena del bar. Questa indossava jeans attillati, una maglietta a maniche corte nera, anch'essa attillata, e i capelli, corti appena sopra la spalla e scuri quasi quanto quelli di Akaashi, li teneva sciolti.

"io prendo una birra alla spina, quella più amara che avete" disse Bokuto chiudendo il menù e porgendolo alla ragazza che, nel frattempo, si era voltata verso il corvino che continuava a far scorrere rapidamente gli occhi sulla lista di nomi e marche.

"per me, invece, un calice di vino bianco, grazie" chiuse anche lui il menù e lo porse alla ragazza, che annuì e se ne andò con le ordinazioni dei due giovani impresse nella mente.

"vino?" chiese il bicolore inarcando un sopracciglio.

"preferisco un buon calice di vino bianco la sera" in quel momento si resero conto entrambi di non aver cenato, di essersi recati al pub senza aver messo nulla nello stomaco. Proprio in quell'istante, come a confermare ciò che entrambi avevano appena realizzato, lo stomaco del maggiore divenne rumoroso.

"ho fame" disse tristemente Bokuto portandosi una mano alla pancia. Non aveva mangiato molto a pranzo perché era stato preso dall'ansia per l'incontro imminente con il corvino. Non era solito farsi coinvolgere in quel modo dalle emozioni, era uno che il più delle volte non si creava problemi sociali, ma in quel frangente, con  un ragazzo così intrigante di fronte, anche l'estroverso Bokuto Kotaro si era fatto prendere dall'ansia.

"sul menù c'erano dei panini, volendo possiamo chiedere di portarcene due, così ceniamo anche" propose il minore con un'alzata di spalle.

"ti prego, sposami" disse all'improvviso il bicolore, che subito si portò la mano alla bocca e divenne rosso. Mai avrebbe pensato di uscirsene con una frase del genere, non con un ragazzo sconosciuto, tanto meno con uno così interessante che doveva trattare con i guanti per paura che potesse sfuggirgli da un momento all'altro.

Ancora una volta, però, la reazione del corvino spiazzò entrambi. Rise di gusto scuotendo la testa.

"magari in futuro, dopo centinaia di panini, potrei sposarti" rispose tra una risata e l'altra. Incredibile, non sembrava affatto il giovane scrittore preso dallo sconforto per un libro che non riusciva a scrivere.

Nei piatti erano avanzate solo le foglie di insalata che Bokuto aveva accuratamente tolto da dentro il panino e delle patatine che per Akaashi erano risultate troppe. Il calice di vino era completamente vuoto e il boccale era almeno il secondo di fila che Bokuto mandava giù.

Si era fatto tardi, avrebbero dovuto recarsi ognuno a casa propria, ma nessuno dei due aveva intenzione di interrompere quel momento di pura magia. Allo scoccare della mezzanotte, però, decisero che non potevano passare tutta la notte in quel posto, ad occupare un tavolo senza più ordinare nulla. Si alzarono, pagarono e si incamminarono lungo il marciapiede pieno di neve.

"cosa ti ha fatto diventare uno scrittore?" chiese d'un tratto il maggiore, voltandosi appena in direzione di Keiji. Camminavano uno a fianco all'altro, mani nelle tasche calde e teste chine per contrastare il vento freddo. La sciarpa del corvino gli offriva sia un riparo dal gelo che dagli occhi luminosi di Bokuto.

"credo la solitudine" Keiji mantenne il tono basso, quell'argomento era tanto personale quanto di dominio pubblico. Lui aveva rilasciato un'intervista rivelando cosa l'avesse avvicinato alla scrittura, ma dopo aver riletto sulla rivista le sue stesse parole se ne era pentito, aveva fatto mettere nero su bianco le sue debolezze. Da quel giorno, aveva iniziato a sentirsi nudo di fronte all'intero mondo.

Il fatto, però, che Bokuto non lo conoscesse, almeno non come scrittore, lo aiutava a credere di non essere troppo esposto con quel ragazzo, ma allo stesso tempo sentiva come il bisogno di lasciarsi andare e mettere, appunto, a nudo le sue debolezze.

"eri solo?" Bokuto si avvicinò al più basso, fece sfiorare la sua spalla con quella di Akaashi e attese che gli rispondesse. Aveva notato una certa solitudine in quel ragazzo, nelle tre settimane che l'aveva osservato da fuori il bar, mai una volta l'aveva visto in compagnia di un amico.

"incompreso" l'essere incompreso, per Akaashi, era differente dall'essere solo. Per lui era anche peggio, una persona sola può sempre trovare qualcun altro, ma una persona incompresa non è detto che possa trovare qualcuno che riesca ad interpretare i suoi pensieri.

"da chi?"

"da tutti?" non fu una risposta la sua, sembrò una domanda. Scosse la testa, affondò un po' di più nella sciarpa, quasi come una tartaruga che si rifugia nel proprio carapace, e sfuggì dallo sguardo triste color del miele di Bokuto.

"non da me..." Bokuto usò un tono un po' più alto del solito, come a voler far arrivare a tutti i costi quel suo messaggio al corvino. Cercò di scrutarne un qualsiasi cambiamento sul volto, ma quello era quasi completamente coperto dalla sciarpa. "...io ti comprendo, o meglio, mi piaci così enigmatico" prese il gomito del giovane scrittore e lo girò verso di sé, lo obbligò a guardarlo in faccia e, a quel punto, gli sparò uno dei suoi sorrisi più luminosi in assoluto. Non voleva far dubitare il corvino della sua presenza. Non aveva intenzione di andarsene, anzi, aveva intenzione di legarsi a quel ragazzo dagli occhi blu e non lasciarlo più andare. 

Come neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora