-7- Inchiostro

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Quando uscirono dal bar era già sera, avevano passato ore intere chiusi in quel piccolo locale, avevano bevuto diversi caffè, cioccolate e avevano mangiato pasticcini per pranzo. Non si poteva dire che stessero attenti all'orario, si ritrovavano sempre ad aver superato gli orari dei pasti senza accorgersene. Il tempo per loro due volava, sembrava passare con uno schiocco di dita.

Una settimana dopo, non si dovettero dare appuntamento, ormai era diventata una consuetudine incontrarsi al bar la mattina per poi passare la giornata insieme. Quasi sempre capitava che il corvino arrivasse in quel locale prima del bicolore e che venisse colto di sorpresa da qualche gesto improvviso di quest'ultimo al suo arrivo. Certe volte si trattava di una leggera pacca sulla schiena, altre volte un soffio caldo sul retro del collo scoperto.

Erano seduti allo stesso identico tavolo, un caffè davanti al corvino e una tazza di cioccolato caldo tra le mani del bicolore. La cameriera, ormai, si era rassegnata di non poter interessare al giovane scrittore, ma continuava a sorridergli nella speranza di venir notata, almeno quando gli portava il caffè.

Il computer suonò e Keiji abbassò lo sguardo sullo schermo, la batteria si era scaricata e lo stava avvisando. Si abbassò per prendere la borsa a tracolla, frugò all'interno delle diverse tasche, ma non trovò il caricatore da nessuna parte. Guardò costernato il bicolore, che era arrivato da appena dieci minuti, e storse la bocca desolato.

"mi dispiace, ho dimenticato il caricatore, devo tornare a casa" disse chiudendo il computer e iniziando a metterlo via. Vide con la coda dell'occhio Bokuto alzarsi e andare a pagare, quando poi tornò al tavolo, non sembrava affatto seccato per quell'inconveniente, anzi, sorrideva.

"andiamo, ti accompagno"

Keiji raddrizzò la schiena e lo guardò perplesso. Spostò la propria attenzione prima a destra e poi a sinistra, come alla ricerca di una spiegazione. Corrugò la fronte facendo avvicinare le sopracciglia nere tra loro e poi parlò con tono poco convinto.

"mi accompagni dove?"

"a casa tua, facciamo una passeggiata insieme, poi me ne vado, tranquillo"

Keiji acconsentì a quella passeggiata, ma ciò che in realtà un po' l'aveva deluso era il fatto che Bokuto non gli avesse chiesto esplicitamente di poter essere invitato da lui. Come se, il varcare la porta del suo appartamento, fosse un limite che Bokuto non voleva superare.

Arrivarono davanti al palazzo alto, dove presumibilmente ci doveva essere l'appartamento del corvino. Keiji si girò verso il maggiore e sospirò piano. La passeggiata, tra chiacchiere e risate, era stata piacevole, ma era terminata e lui non voleva interrompere quella magia, di nuovo.

"siamo arrivati, Bokuto"

"quindi abiti qui, fior di ciliegio"

"smettila di chiamarmi in quel modo, è imbarazzante"

"ma la tua pelle ricorda i petali rosa del ciliegio. È un complimento il mio"

Il corvino sbuffò e distolse lo sguardo. Cominciò a cercare le chiavi di casa, iniziando a sperare di non trovarle o metterci un'eternità a tirarle fuori. Purtroppo per lui, però, le teneva sempre al sicuro in una piccola tasca chiusa dalla lampo e non ci mise molto ad aprire il portone.

Stava per entrare nell'androne, ma si fermò e si voltò verso il bicolore che lo guardava con occhi un po' tristi. Si sentì quasi un padrone che abbandona il cane in autostrada.

"vuoi salire?" chiese Akaashi tenendo il portone aperto, dando la possibilità a Bokuto di seguirlo dentro l'androne del palazzo.

L'ingresso di quell'alto edificio era tirato a lucido, agli angoli erano stati posizionati dei grandi vasi con delle piante da interni a decorare l'ambiente e sulle pareti erano affissi dei quadri che rappresentavano monumenti famosi della città o paesaggi di collina o montagna. Si sentiva profumo di detersivo, segno che la signora delle pulizie era passata di lì da poco tempo, anche i tappetini erano ancora arrotolati in piedi di fianco alle porte.

Bokuto seguì il minore, continuava a guardarsi intorno curioso, come se non avesse mai messo piede in un palazzo condominiale. Si fermò quando vide Akaashi chinarsi a risistemare il tappetino davanti a una porta, che dedusse fosse quella di casa sua. Sentì le chiavi girare nella toppa e abbassò lo sguardo. Il tappetino rappresentava l'immagine di un gatto stilizzato con sotto scritto All guest must be approved by the cat.

-tutti gli ospiti devono essere approvati dal gatto- tradusse mentalmente e poi seguì il corvino all'interno dell'appartamento.

Ricominciò quella sua perlustrazione silenziosa.

Il salone, su cui apriva la porta di casa, era ampio, con una grande libreria a parete, un divano a tre posti color panna, un paio di poltrone ai lati del divano, del medesimo colore di quest'ultimo, e un tavolino basso di legno chiaro al centro, completamente vuoto a parte un paio di libri consunti poggiati di lato. Fece un giro su se stesso, estasiato da quel posto così ordinato, talmente tanto da dare l'idea di fresco sulla pelle.

Ciò che lo affascinava di più era proprio la libreria. Piena di libri di tutti i generi, era protagonista indiscussa in quel salone openspace. Sugli scaffali, in ordine maniacale, erano esposti decine e decine di libri dalle copertine di colori e font diversi. Si potevano scorgere romanzi dalle trame romantiche, gialli con omicidi da risolvere, saghe lunghe diversi capitoli rilegate in libri dalle copertine abbinate. In quel salone era presente ogni genere di libro, da fare invidia a una vera e propria libreria.

Un suono familiare lo fece voltare di scatto.

"WOOOAAAHHH" urlò facendo sussultare all'improvviso il corvino che gli dava le spalle. Keiji si girò giusto in tempo per vedere Bokuto che rincorreva il gatto, terrorizzato da quell'urlo e da quell'ospite non del tutto tranquillo. Il piccolo felino correva tra i mobili, passando sotto il tavolino e sopra le poltrone. Sgusciava via dalle mani del bicolore ogni volta che questo si avvicinava troppo.

"non lo inseguire in quel modo, lo spaventi" disse a bassa voce il corvino, che però comprese di non poter riuscire a frenare il bicolore, che con occhi spalancati aveva provato a seguire il felino sotto il tavolino di legno.

-mi farà morire d'infarto il gatto- sospirò e si mise dalla parte opposta rispetto a Bokuto, afferrò al volo il gatto che saettava da una parte all'altra, cercando in tutti i modi di sbarazzarsi del bicolore e fulminò l'ospite, che finalmente interruppe quella caccia sfrenata.

"non devi urlare in quel modo quando vedi un gatto, ma soprattutto non devi  corrergli dietro come se volessi mangiartelo" lo rimproverò con tono serio e basso. Con una mano accarezzava la testa del gatto che continuava a lanciare occhiate preoccupate a Bokuto, mentre con l'altra lo sorreggeva contro il proprio petto.

Il pelo nero era lucido e ben pulito, non aveva alcun segno evidente, né ciuffi più chiari o chiazze sul manto, solo gli occhi gialli risaltavano in tutto quel nero.

"come si chiama?" Kotaro provò ad avvicinarsi, ma con quel movimento portò il gatto a conficcare le sue unghie sottili nel braccio del suo proprietario, che storse la bocca ed intensificò le carezze per calmarlo.

"si chiama Inchiostro" disse nascondendo un mezzo sorriso.

Quel gatto lo aveva adottato, o meglio, trovato per strada, una decina di anni prima, aveva deciso di tenerlo con sé in quell'appartamento e aveva scoperto che avere un gatto era la cosa più bella del mondo. Quando rientrava a casa lo ritrovava acciambellato sul divano, durante i pasti gli si sedeva sulla sedia di fianco e ogni tanto lo richiamava con la zampa per assaggiare qualcosa e, quando poi arrivava l'ora di andare a dormire, si acciambellava in fondo al letto e faceva addormentare Keiji con il suono delle sue fusa.

Il corvino adagiò piano il gatto sul pavimento e lo vide scappare via in direzione della camera da letto. 

Come neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora