(Ci tengo a chiedervi di leggere fino alla fine dove ho inserito un avviso importante.)
Magnus era da togliere il fiato. Dire che era bellissimo sarebbe stato come considerare l'Oceano Atlantico una pozzanghera. Un leggero tocco di eyeliner gli evidenziava gli occhi felini, rendendoli, se possibile, ancora più splendidi. I glitter posizionati casualmente (almeno all'apparenza) dello stesso colore gli adornavano i capelli scuri dalle punte violacee, facendoli brillare e dandogli un lato umano in quella bellezza divina.
Le labbra erano piegate in un morbido sorriso, davvero irrestibile e tutte le bellezze sul suo volto lo rendevano senza dubbio l'uomo più bello in tutte le dimensioni.
Ma fu quando scesi con lo sguardo che il mio cuore decise di percorrere la maratona: il gilet rosso era volutamente lasciato aperto, e si notavano i pettorali definiti e la linea degli addominali ben scolpiti nei secoli, numerose collane gli arrivavano a... beh', dove ci sarebbe dovuto essere l'ombelico, sostituito da una superficie liscia.
Le maniche erano arrotolate attorno ai bicipiti, muscolosi e con un'abbronzatura perfetta, le vene leggermente in rilievo che gli conferivano un'aria semplicemente bellissima, l'avambraccio pieno di bracciali e braccialetti di pelle e metallo con ciondolo vari, le forti mani con un'unico semplice anello argentato all'indice, leggermente rovinato, non proprio in stile Magnus, e lo smalto nero gli copriva le unghie mangiucchiate dall'ansia, seminfilate nella tasca di un paio di jeans neri talmente stretti da far seriamente dubitare la presenza di sangue nelle gambe o la possibilità di muoversi.
Lo fasciavano perfettamente, come se fossero stati cuciti da mani angeliche direttamente sul modello della perfezione umana.
Insomma, forse dovevo ringraziare Izzy anche solo per avermi dato la possibilità di ammirare tale spettacolo.
"Fiorellino? So di essere affascinante, ma preferirei procedere con più calma."
Mi riscossi, sentendo la sua voce vellutata accarezzarmi delicatamente, accorgendomi di star fissando un po' troppo intensamente un certo punto, arrossendo talmente tanto da potermi confondere col suo fantastico gilet, o con quello che c'era sotto. "-Basta pensieri stupidi e irrealizzabili, Alec. Da quando sei diventato così?-" mi rimproverai.
"Non hai idea di quanto sei adorabile quando fai così. Capita in altre situazioni o ti faccio quest'effetto solo io?"
Preferii tralasciare la parte fin troppo maliziosa della frase, concentrandomi sul fatto che avesse detto che ero adorabile. Io? Probabilmente faceva così con tutti i ragazzi che incontrava."La giacca tesoro. Fidati, c'è molto caldo qui." Replicò, facendomi un occhiolino e distreandomi dai miei pensieri, donandomi un'ennesima sfumatura rossastra, che per fortuna non vide perchè era di schiena, i dorsali tesi mentre appendeva la giacca che mi ero messo all'ultimo minuto causa vento e bottoni troppo slacciati per i miei gusti.
Con uno schiocco di dita mi apparve in mano un drink dal dubbio contenuto, cosa di cui mi fregai altamente quando avevo davanti un Magnus con la testa china all'indietro, il pomo d'Adamo esposto. "-Non pensare male, non pensare male, non pensare male-" mi ripetevo, mentre anch'io ingollavo quel liquido dolciastro.Vidi che Magnus si era sdraiato sul divano, una mano ad abbracciare lo schienale, l'altra a farmi cenno di raggiungerlo. Invito che ovviamente non rifiutai, mettendomi comunque a debita distanza, a ridosso del bracciolo, la schiena rigida con la postura tipica da Cacciatore.
"Rilassati, Fiorellino. Non ti mangio. Non per ora, almeno."
Cercai inutilmente di darmi un minimo di contegno, mentre la sua voce sproloquiava sul film che preferivo guardare.
"Beh', i Trecento è senz'altro un capolavoro, da tutti i punti di vista. Insomma, non si può paragonare una pellicola con due ore di trecento fantastici uomini in perizoma e addominali da urlo a filmetti come Matrix, Inception o Django Unchained. Anche se DiCaprio non è affatto male. Ma sto divagando.
Preferisci questo o vediamo..."si interrupe, guardando corruciato gli altri DVD. Aveva veramente un'adorabile aria da cucciolo.
"Ecco! Cosa ne pensi di Hunger Games?"
"Si, ehm... carino, me ne ha parlato Jace, la.. la trama è bella, il regista è.. è bravo, anche se secondo Jace sarebbe stato meglio se..."
Venni interrotto dall'indice di Magnus che si posò dolcemente sulle mie labbra, ammutolendomi e regalandomi una scossa lunga la spina dorsale.
Dalla faccia sorpresa del ragazzo intuii che anche lui aveva provato la stessa sensazione, ma si ricompose velocemente.
"Oggi niente Jace, solo tu e io." Replicò, sorridendo e facendomi sciogliere in una pozza di Alec liquido, mentre lui si alzò per inserire il disco nel lettore, donandomi la vista di certo non casuale di un'ampia porzione del suo fondoschiena e facendomi intuire le curve armoniose più in basso, i cui jeans non si curavano di nascondere.
Deglutii senza saliva, mentre il bel ragazzo orientale si voltò e mi sorrise in modo ben poco maturo. Assolutamente poco maturo.
"Ti faccio quest'effetto, caramella?" Indicò più in basso e mi accorsi che effettivamente qualcosa non andava... mi sentivo i pantaloni più stretti di pochi minuti prima e col volto il fiamme cercai di trovare una scusa razionale, ma l'unica cosa che mi venne in mente fu gridare con voce alquanto stridula: "Sta iniziando il film!"
Passammo i primi venti minuti in silenzio, io perchè troppo concentrato a evitare di fare qualche altra figuraccia e lui perchè cercava inutilmente di capire il film.Mi accorsi dopo un'altra manciata di minuti che Magnus si stava lentamente avvicinando, con aria fin troppo indifferente.
Poi successe tutto troppo rapidamente, Magnus che si getta ben poco delicatamente su di me e inizia a cercare le mie labbra, io che non glielo nego, il suo sapore che mi riempie la bocca, la sua lingua nella mia, che parlano una lingua scinosciuta al resto del mondo, le sue mani che mi cingono dolcemente la nuca, giocando con i miei capelli corvini.
Mi sembra tutto fantastico, tutto troppo affrettato per essere vero, è impossibile che uno come lui voglia stare o quanto meno baciare uno come me, che cerca il più possibile di stare nell'ombra.
Cerco di allontanare tutti i pensieri negativi, come che potrebbe essere tutto uno scherzo, quando la voce dei miei incubi mi rimbomba nella testa in un'eco del passato, mio padre che mi urla che essere gay è sbagliato, che l'uomo deve amare la donna e viceversa. Che non è corretto. E la sua voce, le sue grida, la sua mano che sbatte sul tavolo, il viso rosso di rabbia sono una cicatrice troppo grande per un bambino di dieci anni che non può sopportare di più, che nonostante la giovane età ha fatto di tutto per essere apprezzato, che si sente umiliato dalla persona che più di tutte dovrebbe amarlo. Sempre. Le urla di Robert mi fanno scorrere le lacrime sul volto senza che possa controllarlo, e mi sento un errore. Uno sbaglio. E con tutta la forza di volontà che ho in corpo mi stacco da Magnus, corro verso la porta, sento le lacrime calde che mi rigano il viso, non riesco a vedere, incespico e rischio di cadere più di una volta, con i singhiozzi che mi sconquassano il petto, i polmoni alla ricerca di ossigeno e la sensazione di aver lasciato scivolare via l'unica mia fonte di felicità come acqua sulle dita.*Spazio autrice*
Ok, non uccidetemi, chiarirò la questione Robert-è-un-grandissimo-coglione-galattico. *Si mette a cantare a caso*.
Volevo chiarire, come scritto sopra *voi scorrete per vedere cosa avevo scritto* che ovviamente sono pro LGBTQ+ e ciò che dice Robert è una cazzata, altrimenti non starei scrivendo una fanfiction Malec.
Mi sto chiedendo perchè sto scrivendo al passato remoto, che è il più difficile ma che per qualche strana ragione mi viene più semplice. Ok... tutto normale.
Vabbè, scrivetemi se vi sta piacendo la storia o cosa potrei migliorare e alla prossima.
STAI LEGGENDO
Yᴏᴜ Mᴀᴋᴇ Mᴇ Hᴀᴘᴘʏ - Mᴀʟᴇᴄ
FanficDALLA STORIA: È successo tutto troppo rapidamente, Magnus che si getta ben poco delicatamente su di me e inizia a cercare le mie labbra, io che non glielo nego, il suo sapore che mi riempie la bocca, la sua lingua nella mia, che parlano una lingua...