Prologo: Svolder
Io devasterò i vostri alti luoghi, distruggerò le vostre statue consacrate al sole, metterò i vostri cadaveri sui cadaveri dei vostri idoli, e l'anima mia vi aborrirà.(Levitico, 30)
Rügen, 9 settembre 999 d.C. S'intravedono le scogliere bianche, dalla prua della nave che fende le onde d'un blu così profondo da sembrare nere, s'intravedevano bianco accecante e freddo tagliente, così denso da sembrare l'ennesima nuvola nel cielo ch'illumina il Baltico. Un lumino così lontano da sembrare immaginario, le coste bianchissime della Norvegia, un riflesso di quelle del medesimo colore a Dover.
Salazar trema, ma freddo non riesce a sentirne, perché ha il petto che scandisce caldissimi e dolorosissimi battiti lì, sotto il mantello – ha rifiutato l'armatura, perché solamente i Babbani sono così indegni da doversi difendere il cuore. Se lo possiede, lui, un cuore cui prestare attenzione o se i suoi battiti sono solamente i respiri che rimbalzano nella cassa toracica, sformandola.
Sospira, aggiungendo vapore alla cappa di cirri che incombe sopra la Long Serpent, oscurandola: la nave migliore mai costruita in Norvegia, l'hanno definita, e Salazar pensa con distacco che come potrebbe essere diversa, la realtà? La magia l'ha plasmata da un tronco, per quei Babbani inutili e inservibili, impegnati in guerre senza senso e senza scopo. Ma Salazar, uno scopo da portare avanti, lo ha – Godric Grifondoro con la spada sul fianco, sull'Ariete di Ferro. Il motivo è lui.
Il motivo è che non importa il campo di battaglia, magico o Babbano, finché può attentarne alla vita e ai sogni del suo più grande nemico: ha l'ottimismo e il sorriso degli stolti, Lord Godric, nascosto in una barba rossodorata che gli s'apre sul volto come l'ennesima ferita della vita, come l'ennesima ferita che vorrebbe essere stato lui, Salazar Serpeverde, a infliggergli.
Lady Tosca e Lady Corinna potranno esortarli al quieto vivere, alla bontà e alla conoscenza, forse persino all'amicizia – ma la rivalità non morrà mai, finché uno dei due sopravvivrà. E, a bordo della nave di Olaf Tryggvason , Salazar sogna d'essere colui che sopravvivrà.
Di bere il sangue di Grifondoro come fosse vino e acqua miscelati, di scavarne la carne per rubargli anche le ossa, oltre che la spada, che per lui conta quanto un arto e forse anche di più. E, ne è certo, Lord Grifondoro prova lo stesso e tenterà di prendergli il medaglione e la dignità: è sempre stato un bravo combattente, Lord Godric, ma è l'astuzia che vince le guerre Babbane e non la forza bruta.
Salazar già se lo immagina a supplicarlo di aver salva la vita, se il suo orgoglio e la sua gloriosa testardaggine glielo consentiranno, e lui lo decapiterà con un colpo della sua stessa spada, impadronendosi della sua anima, dei suoi beni e dei suoi studenti.
Perché la magia, al pari della guerra, è l'arte dell'astuzia e il borioso, sempliciotto e insulsamente coraggioso Godric Grifondoro non potrà niente contro il freddo calcolo. Salazar sfiora la propria bacchetta, al sicuro nella fodera appesa al suo fianco, e sorride al mare rumoreggiante: l'astuzia è invincibile e, allora, lui non morirà mai.
Come potrebbe, d'altronde, morire? Lui è nato per la grandezza e morirà solo dopo averla raggiunta, imprimendo la propria impronta nella storia di passi sbiaditi ch'è il mondo, e allora sarà polvere nella polvere – polvere d'argento su polvere di cenere.
Il ghiaccio è crepato, all'orizzonte, crepato e imperfetto su un orizzonte nascente, e riflette la luce del sole. Da lontano, sembra di essere nuovamente sulle scogliere norvegesi, o di Dover, a contemplare la vasta quiete oceanica.
Nel rumore silenzioso delle onde che s'infrangono sui fianchi tondeggianti del Long Serpent, Salazar li sente quasi: il ruggito di un leone e lo strisciare quieto di un pitone. Il reale felino soccomberà, ne è certo, quando il serpente l'azzannerà su un fianco, avvelenandolo con pensieri, parole e persino azioni.
Salazar stringe i denti, fissando l'orizzonte: s'intravede l'ombra di una nave che quieta scivola in una chiazza di vino, accompagnata dalla corrente. È sua, la certezza che non basterà veleno a fermare Lord Godric e, forse, nemmeno la testa mozzata e squarciata. Troverebbe un modo per risorgere anche così, perché la tenacia che lo caratterizza è immortale più di ogni magia oscura, più di ogni patto sacro che Salazar potrebbe stipulare, e allora Godric Grifondoro risorgerebbe solamente per fargli dispetto.
Un rumore di un cannone squarcia il cielo in lontananza: potrebbe piovere, il cielo è abbastanza gonfio e stanco per sciogliersi in un pianto disperato. Salzar impugna la bacchetta, senza preoccuparsi di essere visto dai Babbani – hanno gli occhi velati dalla sete di sangue e, con l'incantesimo adatto, nelle sue mani vedranno solamente un lungo pugnale.
Metà flotta è già schierata, nota lucidamente, osservando l'inerzia con cui l'Ariete scruta le navi: Godric Grifondoro lo sta cercando, ne fiuta l'odore come un segugio, e aspetta di poterlo fronteggiare. Quando finalmente il Serpent entra nel campo visivo dei danesi, la nave è immediatamente circondata dalle undici navi: Salazar ride dell'impudenza di Lord Grifondoro, è un attacco suicida e in svantaggio numerico.
Olaf Tryggvason ride, dal centro della nave e, al pari di un tuono, squarcia il cielo in un doloroso scroscio di pioggia.
«Siamo norvegesi anche noi» tuona, rivolto al proprio equipaggio. «Brindiamo con il sangue!».
Salazar ride, accarezzandosi la lunga barba nera con le dita inanellate: che i Babbani brindino con il sangue, pensa, lui quella sera avrà una spada legata in vita e il filo della propria, di vita, gloriosamente irrobustito.
Tornerà ad Hogwarts in un battito di ciglia e comunicherà alle due Lady che, purtroppo, Godric Grifondoro è gloriosamente perito in battaglia: è disposto a concedergli la gloria, nella sua infinita clemenza, in cambio della vita.
Forse, si dice in un sussulto del vuoto siderale che gl'abita il petto, Lady Tassorosso si scioglierà in un fiume di odiose lacrime e, allora, Lady Corinna le passerà un fazzoletto e la guarderà con rimprovero, perché non c'è posto per le emozioni, in quella donna d'acciaio. E lui la guarderà e con compassione – quella qualità che lei apprezza in una tale disgustosa maniera – le dirà che è stata una morte veloce, non per mano sua, e Lord Grifondoro è perito sulla via dell'eterna rimembranza.
Lei sorriderà tra le lacrime, e sarà tutto normale, tutto meglio di prima.
La nave scivola sulle onde rosate del tramonto. Note dell'autore:
Io non capisco cosa mi sia preso, e mi scuso: ultimamente nutrivo il pallino di iniziare qualcosa sui fondatori e una mia flashfic, che costituisce un MM di questa Long e che vi lascio linkata , trattava appunto della famosa Rinascita dell'anno mille. Per cui mi sono detta che dovevo dare un senso alla mia laurea in storia (anche se la medievistica non è il mio campo, purtroppo) e impostare qualcosa su Tosca e Salazar in maniera storicamente credibile.
Per cui, eccomi qui con il prologo - brevissimo - di questa Long, che conto di aggiornare ogni dieci giorni. Indi per cui il nostro prossimo appuntamento sarà giorno 22 novembre, cui spero non manchiate se avete avuto la pazienza di arrivare qui giù.
Specifico che la è realmente esistita, sebbene sia stata (e vale anche per il primo capitolo) molto romanzata da parte mia. Sebbene, ve lo giuro, la nave Long Serpent è esistita per davvero.
Per quanto riguarda il titolo è un riferimento al , per motivi che scoprirete purtroppo in seguito.
Per oggi credo sia tutto, grazie a chi ha letto fin qui.Gaia
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Il racconto della regina
Fanfiction[Tosca/Salazar, Godric/Corinna, accenni futuri di Helena/Barone | Long-fic] Il ghiaccio è crepato, all'orizzonte, crepato e imperfetto su un orizzonte nascente, e riflette la luce del sole. Da lontano, sembra di essere nuovamente sulle scogliere nor...