4: Ghiacciai insonni

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Getta come briciole la grandine,
di fronte al suo gelo chi resiste?
(Salmo 147)



Rügen, 15 gennaio 1000 d. C.

La Norvegia non è un bel posto per una donna, pensa Tosca Tassorosso rabbrividendo nel proprio mantello, non da quando il legittimo re è andato a regnare tra le viscere di una montagna: per una volta, si ritrova a pensare con stupore, forse Salazar stava combattendo per la parte giusta del mondo. Perché adesso, quella terra popolata da scogliere bianche come una ferita che brilla controluce, è diviso e sfilacciato tra re diversi, tutti illegittimi. Non si avvicinerà alla civiltà, non è né incosciente né temeraria come Lord Godric, ma cercherà Salazar ai margini di essa, dove potrebbe star cercando il re addormentato in una montagna.
Sulle spoglie di una battaglia combattuta, ma mai dimenticata, Tosca si rende conto che probabilmente Lord Seperverde aveva ragione e che, il legittimo re, non può essere morto per davvero. E, allora, in lei si insinua una consapevolezza dolcissima che riscalda il cuore: Salazar lo starà cercando, ha un debole per tutte quelle situazioni irrisolvibili – che è il motivo per cui ha un debole per sé stesso.
C'è una montagna che pulsa nel cuore del paese, il Glittertind, il picco del fiume che splende1 in quel paese ormai opaco, ormai spento. E, lei ne è certa, Salazar Serpeverde dev'essere lì a cercare di resuscitare un re fantasma che regna tra il luccichio di un fiume e del sole nascente, dev'essere lì ad aspettarla.
Quando si Smaterializza, il pensiero che la guida è sempre il medesimo: casa, amore. Quella famiglia che potrebbero avere, se soltanto lui non fosse talmente infettato dalle sue oscurità, e allora Tosca potrebbe arrabbiarsi per essersi costretta a sfidare il vento gelido e le coste candide di quel paese. Ma il Glittertind la osserva, fiducioso, e sembra battere di fronte ai suoi occhi come un cuore pulsante.
Come batte, al sicuro nella tasca del proprio mantello, la coppa donatale da Salazar, come un secondo cuore pronta a sostenerla. Tosca la sfiora, scoprendola illuminata come quel sole e quel fiume che nascono dal ghiacciaio.
La coppa sembra volerle parlare, in una lingua che ancora lei non comprende, invitandola a proseguire il proprio viaggio: Olaf Tryggvason respira brillii dentro una montagna e, se lei lo trovasse, forse potrebbe avere risposte. Una volta, Salazar le ha detto che bisogna turbare i morti, perché solamente loro hanno le risposte: ma Tosca avrà veramente il coraggio di svegliare l'anima sopita di un re, pur di ritrovare l'uomo di cui è innamorata?
La risposta la conosce, come ignorarla, mentre s'aggira attorno alla base della montagna in cerca di un passaggio, un segno, qualunque cosa che le indichi la via per la sala del trono del re defunto e mai dimenticato.
«Ecco qui» sussurra. Incisa nella pietra, appena abbozzata sotto il ghiaccio, la runa dei problemi irrisolti l'osserva.
L'Hagal2 sembra quasi pulsare, sotto il suo tocco, ricordandole quel significato spiegatole da Corinna, che legge le rune come potrebbe leggere il cuore di Godric se solo il suo, di cuore, glielo consentisse. Problemi irrisolti, lezioni mai imparate. La storia di un re che cammina e s'agita tra le pareti buie e oscure di un monte, che quasi tocca il cielo con le proprie dita congelate, che ha perso la corona e allora cerca di ricostruirla con la roccia ghiacciata.
Tosca non riesce a frenarsi: quando la porta rocciosa s'apre, svelando le viscere cave della montagna, suo è un passo frettoloso che la spinge a cercare con dolorosa urgenza il gomitolo di quel mistero. Ma, quand'è sola dentro quella caverna, a farle compagnia v'è solamente il freddo gelido e qualche cristallo di ghiaccio.
«Non lo troverete qui, mia signora» tossisce una voce, facendola sobbalzare. «Lord Salazar dimentica, dove voi ricordate».
Tosca si guarda attorno, incerta. «Chi siete?» sussurra, sfiorando le lunghe preghiere incise per tutta la grotta. «Re Olaf? Sto parlando con voi?».
Incastonato in un trono di roccia, un uomo le rivolge uno sguardo atono, insensato, che le scivola addosso come tiepida pioggia primaverile. «Non più re» sussurra, a fatica. «Olaf Tryggvason fui, in vita. Ma adesso, secondo voi cosa sono?».
Tosca lo guarda, timorosa. L'uomo, altissimo, ha la pelle sfumata d'un tenue colorito azzurrino – la morte degli annegati – e cristalli di ghiaccio crescono e fioriscono tra i suoi lunghi capelli biondi. Ha le labbra spaccate, come se il freddo potesse ancora ferirlo, e una brutta ferita alla testa: il re dei Norvegesi è ancora sveglio.
«Lo so» sussurra il sovrano, tossendo brina. «Dovrei essermi rassegnato a dormire qui dentro, per sempre. Ma il mio popolo mi tiene in vita con pensieri, canti, ricordi. E, allora, voi dormireste?».
«Come siete finito qui?» domanda Tosca, incerta. «Se non dormite, né siete morto... com'è possibile?».
Re Olaf ride, mostrando i denti candidi come la neve: anche il suo fiato, al contatto con l'aria, diviene vapore. «Non sono né morto né vivo» commenta, con amarezza. «Sono un re insonne in una montagna, che aspetta che il proprio popolo dimentichi».
«Non dormirete mai, allora» constata Tosca, sinceramente affranta. «Il vostro popolo non dimenticherà e allora...».
Il sovrano sorride. «Siete ingenua, mia signora» commenta. «Lord Salazar... lo aveva detto: voi non dimenticate. Ma gli uomini e le donne lo fanno ogni giorno».
«Lui è stato qui?» sussurra lei, incredula. «Sapete dove posso continuare a cercarlo? Io devo riportarlo a casa».
Olaf Tryggvason sorride, e s'increspa la sua barba ghiacciata, qualche cristallo di gelo crolla di fronte ai piedi di Tosca.
«Dopo la nostra disfatta, è venuto a cercarmi» borbotta il re, con aria triste. «Era come voi: in fuga verso qualcosa».
«Mi sapete dire dov'era diretto?» domanda Lady Tassorosso, speranzosa. «Io... ho bisogno di lui, vostra maestà. Vi prego, aiutatemi».
«Siete coraggiosa, Lady Tassorosso, e se ne avessi la possibilità vi aiuterei volentieri» commenta il re dei Norvegesi, con fare cordiale. «Ma Lord Salazar non condivide i propri disegni con nessuno, nemmeno con un re insonne in una montagna».
Il sovrano le lancia un'occhiata impenetrabile, facendola tremare. «Tuttavia» prosegue. «Avvenimenti terribili scuoteranno il mondo, mia signora, e Lord Salazar sarà ancora lì: vi sono altri sovrani che ne sanno ben più di me».
Lei spalanca gli occhi, in un lampo di comprensione.

Il racconto della reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora