Capitolo 1

59 3 0
                                    


*"Maestra, dov'è la mamma??" "Ascolta T/n, ho appena saputo che i tuoi genitori..." Non trovava le parole per spiegarmi che i miei genitori sono morti quando ero piccola...*

*"T/n, dove sei? AH, eccoti qua, oggi ti daremo una nuova famiglia!" Disse la signora dell'orfanotrofio. "IO NON CI VADO CON UN'ALTRA FAMIGLIA! I MIEI GENITORI SE NE SONO ANDATI E NON TORNERANNO PIÙ! E ORA VUOI DARMI VIA?!?!?! NON VOGLIO!" Urlai io. Non volevo andare da qualcun altro che non fosse la mia famiglia. Mi obbligarono ad andare in una casa famiglia.*

*Ora sono a lavoro in un sushi bar, ho sedici anni e vivo da sola. Sono una studentessa del liceo Nekoma, a Tokio, e con molta sincerità, odio doverci andare.*

Dlin

La porta si apre e subito dopo entrano dodici ragazzi.

-Che strani- -Vabbè, non pensarci che forse non ti notano-

Dopo poco...

La porta si apre bruscamente e io sto andando a prendere le ordinazioni dal tavolo che sto servendo.

«HeY, dOlCeZzA! Ti Va Di FaRe Un GiRo CoN mE?!?!« Un ragazzo ubriaco sta iniziando a infastidirmi. Non è la prima volta, ma non capisco perché da me che di solito non vengo considerata.

«Mi dispiace, signore, ma non posso proprio, i-« «CoSa CoSa?!?!?!? La CaMeRieRa CaRiNa NoN vUoLe VeNiRe CoN mE?!??!?! AhAhAhAhAhAh!!!!!!!!« Urla lui, facendomi diventare rossa per l'imbarazzo.

«Hey, bastardo, lo sai che non si possono importunare le persone in questo modo?« Due dei dodici ragazzi di prima sono tra me e l'uomo. Uno alto e corvino e l'altro rasato con una cresta bionda. Sto per parlare, ma qualcuno mi prende per l'avambraccio e mi trascina fuori dal locale.

Appena siamo fuori, il ragazzo mi lascia. Non dice niente e non capisco perché, ma lo posso osservare per bene: è un tinto biondo con una ricrescita nera, i capelli arrivano alle spalle, magro, ALTO CIRCA 1'70,  con degli occhi miele che riflettono lo schermo del joystick blu che tiene in mano. Dall'oggetto esce una musichina carina, credo. Il ragazzo sembra molto concentrato nel gioco e, mentre io lo fisso per studiarlo, sento pure delle grida e il rumore di piatti e bicchieri rotti che cadono al suolo. Mi sto rendendo conto solo ora che sono ancora con la mia divisa composta da una camicia nera e una gonna aderente corta. Sto iniziando a sentire freddo e a tremare anche se siamo in primavera, ma qualcosa inizia a scaldarmi le spalle. Una felpa rossa abbastanza grande da coprirmi fino al ginocchio.

«Stavi iniziando a tremare e quindi ho pensato di coprirti.« Dice con tono calmo e dolce il finto biondo.

«Gr-« «KENMAAAAA!!!!! Che stai facendo?? Noi stiamo andando via, vieni?« Dice il corvino di prima. «Piuttosto, la ragazza accanto a te, la cameriera, è la tua ragazza o cosa che l'hai portata via così di corsa??« Continua con un ghigno.

«KUROO STAI ZITTO UNA BUONA VOLTA E SMETTILA DI DIRE CAVOLATE!!!« Urla il ragazzo che insieme a me si stava incamminando verso il locale. «Oooohhh, il micio si è arrabbiato!« Inizia a prenderlo in giro il ragazzo alto.

«Scusate, ma io devo tornare dentro a vedere che casino avete combinato.« Dico al gruppo di ragazzi che mi guarda in un modo strano.

«Scusa, ma ti consiglio di non entrare, lì dentro-« Prova a dire il ragazzo con la cresta, ma io lo fermo «Non me ne fotte un cazzo di quello che c'è lì dentro, ma io devo ancora finire il mio turno e mi devo anche cambiare, quindi stai zitto, per cortesia!« Il gruppo a parte il ragazzo che ho capito si chiama Kenma, all'inizio mi guarda scioccato, per poi iniziare a ridere. Le loro risate mi fanno fremere di rabbia e sul mio viso inizia a formarsi un broncio. Ad un tratto, sento una presenza vicino al mio orecchio sinistro. Sento la voce di Kenma, calma e dolce come prima, dirmi: «Fanno sempre così, dopo un po' ci si abitua.«

Il mio gatto asocialeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora