Let it Burn

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Non sono mai riuscita a parlane con nessuno di questo... nonostante le milioni di volte in cui la polizia cercava di farmi estorcere qualcosa per poter chiudere il caso, io non parlavo. Così hanno deciso di archiviare il mio caso e gettarlo per sempre nel dimenticatoio. Come se la vita di due persone non valesse poi così tanto.
Dopo tante peripezie sono stata mandata in un' orfanotrofio. Sono cresciuta lì fino all'età di 15 anni. Dopo sono stata costretta ad andarmene...

Avevo due mie compagne di stanza che mi odiavano, mi nascondevano le cose, mi prendevano in giro...ricordo quella stanza...spoglia...riempita soltanto da tre letti singoli e un armadio in legno. Vicino ai letti c'era un comodino in legno scuro, sopra il mio c'era il mio orsetto di peluche, unico superstite oltre me di quella casa. Una notte sento le mie due compagne di stanza : Jules e Amy che confabulavano tra di loro. Io ero mezza addormentata e non ci ho fatto caso, pensai che stessero parlando tra di loro con quelle voci da oca . Così tornai a dormire. L'indomani mattina mi svegliai e non trovai nel comodino il mio orsetto. Mi alzai di scatto e urlai :"Dove l'avete messo?" Al che Amy mi rispose :"Che cosa? Quel brutto coso di pezza che ti trovi? L'ho aperto a metà e l'ho buttato via. Se vuoi vedere basta che vai in cortile" e fece un ghigno mostrando tutti i suoi denti storti, seguita da Jules che rideva come una stupida. Mi vesto e scendo a controllare. In cortile c'erano tutti i ragazzi che mi additavano e ridevano di me, mi chiamavano, mi insultavano, ho capito solo dopo il perché, il mio peluche era impalato e con la pancia aperta con un foglio con su scritto a caratteri cubitali :" MOSTRO".
Alla vista di quello scempio, vengo pervasa da un sentimento di odio profondo, noncurante delle risate degli altri, sento tutto ovattato. L'unica cosa che sento è una rabbia...e fame...fame?!. Mi giro verso di loro emettendo un ringhio e vedo che il mio intero corpo prende fuoco...presa dal panico chiedo loro di aiutarmi...ma loro sono spaventati a morte e cominciano ad allontanarsi tutti da me a scappare...fino a quando il fuoco si sprigiona e divampa ,come se avessi sparato una palla infuocata, verso di loro. Sento le urla, vedo le persone bruciare, vedo i cadaveri carbonizzati...sento odore di carne marcia. Poi sento un dolore lancinante nel mio corpo. Mi accascio a terra urlando...al tempo stesso sento qualcosa che si spezza...apro gli occhi e vedo il mio braccio al contrario. Sento ogni singolo osso del mio corpo spezzarsi. Sento un dolore acuto alle gengive...dopo che tutte le mie ossa si erano spezzate...il dolore scompare piano piano...fino a quando scompare del tutto così come era comparso. Poi non ricordo più nulla. Ricordo di essermi svegliata in una camera da letto. La stanza era molto grande e dalla finestra c'era una vista pazzesca. Vedevo gli immensi grattacieli della mia città e più lontano il mare. Ai piedi del letto c'era un immenso armadio con uno specchio altrettanto grande, le pareti della stanza erano di un bianco chiarissimo quasi beige. Mi guardo intorno e vedo una foto su un comodino. Guardo attentamente e vedo che nella foto c'era mia mamma da piccola con un bambino dal colorito pallido e dai capelli neri.
Non faccio in tempo a capire di chi si tratti che entra in stanza un uomo. Alto con i capelli neri che gli ricadevano nel collettò della sua camicia tanto erano lunghi. Aveva uno sguardo severo e austero.
L'uomo si avvicina a me :"Ciao Karol, come stai?" lo guardo titubante :"Chi sei tu?" , lui mi guarda e mi fa un sorriso un po' amaro :"Mi chiamo Severus Piton Marshall sono il fratello di tua madre. Sei stata data in affidamento a me" . Io lo guardo scioccata :"Ma ... io ero in un orfanotrofio...cosa è successo...o mi odio cosa ho fatto a quelle persone a quei bambini..." comincio a realizzare cosa ho fatto e scoppio a piangere e ad andare in panico. Lui si siede ai piedi del letto e mi mette una mano nella spalla per poi abbracciarmi :"Eiei shh...non avere paura ti spiegherò tutto, adesso vieni con me. Ho dovuto portarti via da lì. Adesso non ci pensare vieni e prenditi qualcosa di caldo per calmarti un po' e dopo ti racconterò tutto quanto" . Per la prima volta dopo anni sentendo il calore di un abbraccio sincero , mi sento protetta, al sicuro. E sento fin da subito di potermi fidare di lui. Così decido di smettere di fare la bambina, mi alzo e mi asciugo le lacrime e seguo mio zio giù per le scale in cucina.

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