CAPITOLO 4

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Demone

Non uno ma tutti, e sono tutti miei. I miei demoni stanno tornando dall’oscurità.

Stanno tornando.

Vogliono me, ancora una volta.

Devo mandarli via, non possono venire ora. Ho talmente tanta scurità in me di presentarsi a quest’ora? Oh no, ti prego Madre Natura, fa che non sia già arrivata l’ora. Devo mandarli via, non devono essere qua ora, devo urlargli di mandarli via, ma come posso fare? Le persone normali non possono sentire la loro presenza come io.

Li sente anche Federica, sono tornati.

No, pensieri, state prendendo una brutta piega, Federica non fa più parte di te, niente panico.

“Andate via subito. ORA!. Non vi voglio con me né ora né mai, ne qua né altrove”

Se ne vanno ma ne rimane uno, lo sento, mi sta fissando. Cos’ha in testa, non lo so, sono preoccupata e torneranno.

Urlo nella mia mente con tale forza che un fischio mi trapassa tutta la testa, fischia dolorosamente e vado contro i muretto che circonda il piccolo mondo di ghiaccio per riprendermi dallo spavento, dallo sforzo fisico e mentale.

Matteo mi raggiunge poco dopo, io ho ancora il fiatone, lui sembra un po’ più tranquillo. Sento le mie guance ghiacciate, il che vuol dire che sono una palla rossa con un cerchio del colore della mia pelle pallida nella bocca.

<< già stanca? >> arriva di soppiatto, si aggrappa al muretto davanti a me e si appoggia a me ansimando e ridendo.

<< mai stata meglio, non mi faccio battere tanto facilmente, in particolare da un dilettante>>. Rido e continuo a spingermi sul ghiaccio.

Cerco di riprendere velocità, di riavere quella sensazione di libertà che avevo fino a cinque minuti fa.

Ci provo con tutte le mie forze.

Non riesco più a tornare nel mio mondo parallelo.

***

Sto soffocando, il letto mi trascina all’interno di esso, l’oscurità mi circonda ma non solo lei.

Sono tanti, troppi.

Ho paura, troppa.

So chi sono, lo so fin troppo bene e non ne vado fiera. Ma sono l’unica che può sentirli.

È terribile, davvero. Ti credi pazza per questi stronzi.

Li senti, sai cosa stanno facendo o più o meno che faccia hanno. Ma non sai cosa vogliono, e non so se puoi sentirli (magari non hanno mai provato a parlarmi).

Cerco di riaddormentarmi ma è praticamente impossibile, ma nulla è impossibile se non lo vuoi davvero.

Uno di loro sembra ripetere delle parole che aveva detto mia madre sta sera a cena, si ne sono sicura, le sta ripetendo accentuando con la voce le parole a me più fastidiose.

Probabilmente anche Federica li sente a casa sua, ma lei e io non siamo più le anti-gemelle, quindi non mi deve interessare di ciò che le sta succedendo. Sono da sola so che se ne andranno, vogliono solo vedermi, non hanno bisogno di me.

Posso stare tranquilla, loro a volte mi aiutano, a volte no. Ma mi spaventano perché non capisco mai cosa vogliono davvero.

Una volta stavo per accendermi la sigaretta e uno di loro era davanti a me, dove c’era l’ombra e scuoteva la testa o forse sospirava non capivo, e avevo messo accendino e sigaretta in tasca quando era passata mia zia. Poi era sparito.

Un’altra volta non sapevo se puzzavo di fumo o no, ma mi ero lavata il collo e nascosto tabacco e tutto il resto, infatti mia mamma mi aveva controllato nella borsa.

Altre volte non li ascoltavo, infatti mia mamma mi aveva beccato a casa di Nicola anche se non gli avevo dato retta.

Io mi accorgo di loro in un modo strano. Come se avessi una stretta allo stomaco e un’attrazione nell’ombra più vicina a me. E loro si trovano li, a volte solo uno, a volte di più.

Quindi oggi mi stavano proteggendo ancora,  forse dal tizio del pattinaggio che ci provava.  Non lo so.

***

06 Gennaio 2015

Mi sveglio di soprassalto, e mi ributto subito contro il cuscino. Sono esausta, una notte terribile. Demoni, i miei, le stronzate dei telegiornali sui terroristi, American Snipers, Nicola.

La mia mente contorta ha pensato fin troppo per una sola notte e io sono stanchissima anche se sono le undici di mattina, per me tardissimo essendo una persona mattiniera.

Tra i 530 messaggio di quello stupido gruppo di scuola, oddio no domani è Lunedì, ce n'è uno di Nicola. Chissà cos'ha in mente.

" ti va di fare colazione”.

Eh no, non mi puoi scrivere una cosa del genere dopo che non mi hai cagato per tutta la sera passata, tu hai seri problemi di personalità oppure sei stupido, no non se ne parla a meno che.

Ed ecco il solito urlo mattutino di mia madre.

"chiedo." rispondo seccamente al messaggio dato che la voce di mia madre fa cambiare qualsiasi mia idea che non mi faccia stare in casa.

Vado giù silenziosamente cercando di ricordare dove siano quelle maledette ciabatte così da evitare una sua sgridata perché non sono precisa e perfetta appena svegliata, questa casa è un manicomio, lo so.

Con la voce più dolce e simpatica che posso avere la vado incontro nella cucina a due piani sotto la mia camera.

<< mamma, Nicola mi ha chiesto se mi andava d fare colazione>>. Ok, potevo dirla meglio, è ovvio che mi va pur di non stare in questa casa, meno ci sto meglio è, ma dato che è lei l’agenzia entrate-uscite di famiglia, mannaggia a lei, sono costretta a fare questa insulsa sceneggiata.

<< sì, ma devi pulire il frigo, il microonde e il fornetto piccolo, che sono indecenti dato che ci lasci te sempre le manate>> te pareva che me trovava qualcosa quella. Devo stare attenta a non parlare romano che mi fucila.

Io sono nata e cresciuta al nord, ma non mi sono mai sentita parte di questo posto.

Due anni fa avevo conosciuto Dario, un ragazzo particolare e non so, mi interessava come parlava, come gesticolava e mi guardava, mi scrutava in ogni piccolo dettaglio e per lui ero un libro aperto, mi dava fastidio e mi interessava ancora di più. Da lui ho preso qualche parola romana, l’abitudine di giocare con la bottiglia di birra vuota e l'interessamento alla cultura.

Ora è a Roma, ma un giorno tornerà.

Ho bisogno di lui e dei suoi " insegnamenti"

ho bisogno di un sorriso strappato e un bacio clandestino

Ho bisogno di quello strano amore incondizionato

Di un qualcosa che non si poteva fare

Di quel maestro-alunno che ci legava

Ho bisogno di lui perché mi riempiva le giornate

Ho bisogno di tutto quel che faceva per me anche se forse non aveva intenzione

Ho bisogno di quel che mi dava

Quello che non mi da Nicola…

Oddio devo partire.

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SPAZIO AUTRICE

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Vi prego non prendetemi per pazza, anche se l'idea è quella.

sono sempre disposta a sentire i vostri commenti riguardo a questo "libro" in costruzione, anche per messaggio primavo.

tante grazie, come sempre a tutti, alla prossima.

-Elena

La custode del freddo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora