CAPITOLO 5

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La sveglia delle cinque e quaranta del venerdì mattina lascia desiderare qualsiasi buon proposito scolastico, a dir la verità i buoni propositi per la scuola sono rimasti a sciare a Falcade da Natale, quindi sono in serie difficoltà.

Riesco a trovare il mio posto preferito in autobus, e appena mi siedo e appoggio la testa contro il finestrino mi addormento tra un colpo di tosse e l'altro.

Mi risveglio dopo circa cinquanta minuti dalla partenza di Traversetolo, e sono a distanza di due fermate dalla mia destinazione.

Scendo e chiamo mia mamma per dirgli che l'autobus era in ritardo e ho perso il treno avviandomi verso la stazione assaporando quel fresco venticello mattiniero e pensando con disgusto a tutto lo smog già in circolo.

Il telefono comincia a squillare tra lente vibrazioni pesando che fosse ancora mia madre, invece è Alessia, raccontandole della mia uscita da bella addormentata e mi fumo una sigaretta durante l'attesa del prossimo treno diretto a Fidenza.

Alessia ha un anno in meno di me, fa la modella come Fabio, e la conosco da due anni. È bella, forse non si rende conto i quando essa sia, ed è anche simpatica. Non è come le altre modelle che se la tirano così tanto da farmi venire il vomito, già con la mia minima sopportazione per loro. Probabilmente lei è l'eccezione alla regola. Oltre a Fabio.

Mi rilasso stando attenta a non addormentarmi ancora e faccio tutto il viaggio da sola.

Apro il mio libro sull'avvocatessa a cui le hanno tirato l'acido in faccia.

Ho riflettuto molto sulla sua storia e mi dispiace molto per lei.

Capisco fin troppo la difficoltà che ha avuto nell'allontanarsi e rifiutare il suo ragazzo ( Luca ) finché non successe quel fatto.

Capire ciò che provava quando doveva allontanarsi da lui, mi dà un fastidio incalcolabile.

Nicola è, anche lui, una persona che non mi merita, ma l'essermi affezionata a lui fa si che io non mi riesca ad allontanare e quando lui non mi scrive mi sento completamente vuota.

Come se non ci fosse nulla dentro questo corpo.

Tutti gli altri studenti della G.Magnaghi di Salsomaggiore Terme sono già in classe a parte qualche fortunato che ha l'ora buca o di religione.

Mi chiedo che possa conoscere la mia scuola a parte i cittadini di parma e dintorni o parenti e amici delle persone e insegnanti che la frequentano.

Del resto è una scuola come le altre senza nulla di speciale a parte questi piccoli talenti naturali di bar o cucina.

Nulla di più.

A volte facciamo qualche comparsa nel giornale locale oppure questi pochi prodigiosi studenti vanno all'estero in ristoranti stellati e alberghi frequentati da VIP, ma noi alla fine saremo sempre e soltanto gente che sgobba per far passare una bella serata alle persone e pochi ne saranno veramente riconoscenti.

Nessuno pensa alla fatica che c'è stata per preparare un filetto di pesce ben gratinato o un Manhattan alla perfezione.

Nessuno pensa a quanto abbiano studiato e sudato queste persone per arrivare dove sono perché molti altri studenti vanno a fare i commessi alla Coop.

È la penultima ora, qualcosa mi dice che devo particolare attenzione a quest'insulsa assemblea di classe, cosa che non ho mai fatto in tre anni di scuola.

Ascolto e osservo tutti, uno per uno, in braccia al mio migliore amico Antonio che mi accarezza la schiena dolcemente.

Sento che c'è qualcuno di loro, sopra di me e vedo che due mie compagne di classe stanno parlando cercando di non farsi notare, ma il "sorriso" che aveva Sara lo conosco bene, so cosa sta per succedere e alzo gli occhi al cielo mentre si dirige verso il nostro compagno di classe Matteo.

" Lui " mi mette una mano nella spalla, ho capito con quel gesto che devo stare calma, e così farò.

Tempo fa, non molto lontano, avevo mandato dei messaggi a Matteo, che non sopporto particolarmente, dicendo quanto quella classe sia così stupida e ignorante.

C 'è stato molto da litigare, fin troppo essendo stato il motivo principale dell'assemblea. Applausi a chi faceva finta di essere il so-tutto-io e gli insulti verso di me a non avere le palle a rispondere.

Come avevo deciso io sono stata buona e zitta, che si sfogassero, tanto io in questa scuola non ci vivo e chi li rivede più.

Non so come mai non sono mai andata d'accordo con i miei compagni di classe, a parte tre/quattro/cinque, avendo tutto il resto delle mie valanghe di amici, fuori, a parte l'anno scorso che stavo molto bene in quella classe.

Sono certa di avere tanti amici che poi in realtà non sono, come tutti a dir la verità, ma ho anche la fortuna di averne un po' veri.

Trascorro l'ultima ora di storia tra il seguirla e cercare un bel nome a questo Lui che mi ha aiutato anche oggi.

Fiblem, mi piace, non significa nulla ma anche tutto. Come le mie strette allo stomaco, non significherebbero nulla per una persona normale, ma per me invece si.

Dopo un pasto esagerato di piadina kebab e acqua, vado verso casa, lasciando un'altra dormita nell'autobus sempre nel mio posto preferito.

Oggi si va in palestra, per la prima volta, con l'accompagnamento di Nicola.

Arrivata a casa provo a chiamarlo ma non risponde, intanto io preparo la roba.

Maledico me e quando ho pensato veramente che lui sarebbe veramente venuto, in fondo me lo sentivo.

Lo richiamo, nulla, passo di fianco al suo palazzo, lo guardo e lo mando a farsi fottere, anche se non può sentirmi, fiera di me per non aver neanche suonato al citofono, e le parole di Matteo risuonano nel telefono.

Arrivata in palestra chiudo la chiamata ringraziandolo per la compagnia, pago e mi vado a cambiare ricordandomi che ho il numero di sua madre , dio quanto sopporto poco sua madre.

Lo chiamo ma butto subito giù dicendomi che era una pessima idea.

"Sono a Parma che ho portato via il cell ".

Mandarmi un messaggio del genere mi manda su tutte le furie, non sa che oggi era Venerdì?

Il Venerdì che mi doveva fare compagnia in palestra cosi ricominciava ad andarci anche lui?

Ma, io dico, non si sa prendere qualche responsabilità?

Mannaggia lui e anche me che gli credo.

La rabbia sale sin sopra alle stelle, non riuscendo a controllare la mia ira, mi scordo quasi volutamente che gli rispondo mandando il messaggio al telefono di sua madre, spero che lo legga cosi che capisco che figlio deficiente e immaturo e irresponsabile ha fatto

"sempre complimenti per la tua maturità. Ciao."

Con la furia che mi fa fumare le orecchie, vado in palestra cominciando con 12 minuti di cyclette intanto che il mondo fuori da queste quattro mura continua il suo percorso.

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SPAZIO AUTRICE

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ho scritto due capitoli dietro fila, lo so, ma non avevo niente da fare questa Domenica.

Vi auguro un buon inizio Lunedì e ..

Vi piace il nome Flibem?

La custode del freddo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora