CAPITOLO 7

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NOTA D'AUTORE: ogni singola lettera che leggete era una molecola di lacrima che si accumulava assieme alle altre. Ho scritto il tutto dopo che sono passate due settimane e non sono molto precisa, credo. Mi dispiace … mi dispiace non potervi dare il lieto fine ragazze. Capirete dopo ma la colpa è la mia. Vorrei che Mattia leggesse tutte queste parole. Perché anche lui ha un demone. O forse lo è.

Sto' correndo per prendere quel maledetto treno.

Lui mi aspetta a Fidenza e la scuola finalmente è finita.

Ore 13.25.

Il treno? Partirà con o senza di me alle 13.31, quindi o ci sono o mi arrangio, aumentando l'attesa di mezzora per quel poveretto di Mattia che probabilmente si chiederà quale malattia mentale avrà avuto oggi per uscire con me.

A dir la verità ora che ci penso ero stata io a chiedergli se gli andava di fare un giro, ed eccomi qui a correre come una cogliona insieme a quella decina di miei coetanei, su o giù di lì, a correre per non rischiare di perdere il treno per chissà quale destinazione.

Probabilmente Parma o Reggio Emilia.

Conosco anche gente che viene da più lontano, anche se non ricordo ben di preciso dove.

A stento mi ricordo i nomi di certe persone, ne conosco decisamente troppe, e a volte mi scordo i nomi o li confondo oppure guardo la faccia dell'interessato e cerco di scavare nella mia mente chi possa essere e dove l'abbia conosciuto, ma soprattutto come..

Perché io non faccio conoscenze in un modo che si può considerare normale.

Ad esempio oggi ho conosciuto una ragazza che si chiama Sara, una secondina e ho azzeccato che è Moldava. Stavamo correndo in sintonia per la via che porta verso la stazione in quel piccolo lasso di tempo che normalmente non ci si riesce.

Penso al cognome di Mattia, Rondi. Mai sentito come cognome.

E dopo aver ripreso con attenzione il fiato per non massacrarmi i polmoni, mi rilasso con un sorriso che mi riempie la faccia assolutamente insolito da parte mia.

Si ferma in un altro binario, anziché l'uno ovest si ferma semplicemente al binario uno, tagliandomi preziosi metri di strada che sarebbero stati tremendi passi che accumulavano la mia ansia.

Non sopporto questi capelli in faccia, mi giro controvento godendomi intanto la vista dei binari in bella vista, mentre Ilaria, vecchia compagna di classe ed ex coinquilina di camera quando entrambe soggiornavamo in albergo a Salso, e mi lego i capelli.

Il venticello freddo che mi accarezza dolcemente il viso mi fa chiudere gli occhi e mi rilassa, e mentre quella ragazza con i capelli mori e ricci, occhiali e eylainer si raccomandava di non dire niente a nessuno della sua situazione " delusioni d'amore ", si avviava verso il treno diretto a Cremona. E se la memoria non mi inganna, mannaggia a lei, dovrebbe aumentare lo spazio di archiviazione, si fermava a Crema.

Quel momento di silenzio mi sembrò durare troppo poco.

Mi giro.

La custode del freddo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora