Eren Jaeger non era un cattivo ragazzo. Non era perché non si impegnava a sufficienza che non riusciva ad avere buoni voti. Semplicemente, il mix di insonnia e scarso interesse gli impedivano di eccellere.
Sua madre Carla gli voleva bene. Sua sorella adottiva Mikasa gli voleva bene, e così suo padre Grisha, prima che se ne andasse per l'ennesimo viaggio di lavoro, da cui però non sarebbe tornato.
La vita di Eren era nella media, senza infamia e senza lode.Abitava in una casa normale, aveva una famiglia normale e degli amici normali. Voti normali, interessi normali, vestiti normali.
Ed era per quello che in un certo senso sapeva che non si sarebbe dovuto lamentare, che sapeva di essere già fortunato ad avere quella vita invidiabile da tante persone, ma non riusciva a scrollarsi di dosso quel sentimento, quella sensazione di noia che provava ogni giorno; quel grigiore che ammantava le sue giornate ed i suoi occhi verdi come le foglie appena schiuse, che tanto lo faceva sentire completamente, follemente solo, del tutto estraniato dal mondo e dalle risate dei suoi amici, estraniato dal dolore della perdita del padre e dalle lacrime versate da sua madre e sua sorella.Eren Jaeger non era un cattivo ragazzo. Era solo privo di contatto con la realtà. Nulla lo emozionava, nulla lo faceva ridere, piangere o tremare. Era annoiato, ma la sua noia era così dolorosa, così onnipresente. Aveva pensato a togliersi la vita? Sì. Ma aveva concluso che provocare altro dolore al resto della sua famiglia non sarebbe stato giusto. Aveva concluso che probabilmente tutto il resto del mondo si sentiva annoiato, solo e disconnesso come lui, e quindi proseguiva le sue giornate normali in modo normale, come sempre.
Un giovedì d'inizio aprile sua madre aveva deciso di farlo andare alla biblioteca, nella speranza di migliorare, almeno di poco, le sufficienze scarse che recuperava in quasi ogni materia, ed Eren aveva obbedito, più perché non aveva nulla da fare che non per l'ordine in sé; così, quel pomeriggio si ritrovò nella piccola biblioteca della sua Shiganshina.
- Dannazione... Non ho già più voglia di stare qua con la faccia in questi fottuti libri. - si maledì Eren.
- E dite, quale sarebbe il motivo per l'utilizzo di un linguaggio tanto scurrile? - rispose una voce, canzonandolo.
- Eh? - Il ragazzo si voltò verso quel suono che echeggiava nella biblioteca.Davanti a lui si trovò due occhi enormi ed azzurrissimi, che troneggiavano al centro di un viso rotondo e candido, con un naso piccolo ed incorniciato da una chioma color dell'oro, la quale era stretta sotto un cappello grigio di vecchio stampo. Quest'ultimo era in tinta con i pantaloni e la giacca che portava: impeccabili, esteticamente, ma dal taglio antico, estraneo alla maglietta larga e ai jeans strappati di Eren.
Dal bavero ordinato della giacca cinerea che il ragazzo si apprestava ora a togliere spuntava una camicia bianca, con un taschino sul cuore che custodiva un fazzoletto macchiato di rosso.- Ma come cazzo parli? -
Il biondo aggrottò le sopracciglia, guardando Eren con quelle sue iridi blu tanto intensamente da farlo sentire in colpa all'istante.
- Scusami... Io, io non volevo, ecco... Essere sgarbato. È solo che hai un modo di parlare un po' strano, ecco, è un po', ehm... -
- Obsoleto. Cioè, all'antica. Più o meno. - sorrise l'altro, malinconico.- Ricordami il tuo nome. Per favore, ecco. Non riesco proprio a riconoscerti, non credo ci conosciamo. Ma ti prego, non darmi del voi, mi sembra di stare in un film storico così. - mormorò Eren, improvvisamente impacciato, adornando l'ultima parte della frase con una risata imbarazzata.
- No, temo di no. Ad ogni modo, il mio nome è Armin, della famiglia Arlert. -
Ma che cazzo... pensò Eren.
- Eren Jaeger. Diciassette anni, tu? - rispose, telegrafico.
Il ragazzo barcollò, sbiancando in modo quasi inquietante. Sembrò... Spaventato?- Tutto bene, Armin? -
La voce del moro lo richiamò alla realtà, cantando il suo nome dolcemente.
- S-sì... Sì, perdonami. - disse arrossendo.
È tenero, quando arrossisce, si ritrovò a pensare Eren. Parlare con lui non era noioso come quando parlava con altri, anzi, faceva sfarfallare tiepidamente la bocca del suo stomaco in un modo che gli era sconosciuto, ma appariva intrigante.- Ho... Sedici anni, sì. -
Ad Eren sembrò che avesse inventato quel numero a tavolino, sul momento, ma, dato che combaciava con l'età che gli avrebbe dato, decise di lasciar cadere la questione. Strano, però...
- Scusami per il disturbo di prima, non intendevo giudicare il modo in cui parli, Eren. -
- Nah, non ti devi preoccupare, dico davvero. -
A quell'affermazione Armin mostrò un largo sorriso, e il moro sentì nuovamente quel tepore riscaldare il suo petto, stavolta più intenso.Quei denti bianchi e piccoli come zollette di zucchero abbracciati morbidamente da due labbra rosee, quell'espressione dolce, quei grandi occhi di cielo incapaci di nascondere ciò che accadeva nell'anima della quale erano finestre, tutto di quello strano sconosciuto faceva risvegliare Eren, intorpidito dal grigiore delle sue giornate.
Armin si portò il fazzoletto alla bocca e vi tossì un paio di volte, prima di schiarirsi la bocca rimettendolo a posto.
- Vi ho... Ti ho disturbato mentre studiavi. È importante che mi sdebiti, altrimenti potrei sembrare una persona maleducata, e poi... -
- Armin, rilassati. - disse sorridendo stancamente l'altro. - Tanto non stavo studiando, mi interessa di più parlare con te. E comunque, non voglio che ti sdebiti solo perché ti senti in dovere. - sospirò.
- Voglio farlo. -
- Allora offrimi un gelato, che so, qualcosa del genere. È sufficiente per voi, sir Arlert? - concluse ridacchiando.Il biondo si fregò prontamente nelle tasche, ne tirò fuori un paio di monete e le scrutò, congelandosi subito dopo. Abbassando lo sguardo con le guance improvvisamente scarlatte, balbettò: -Io... Non ho soldi, Eren. Scusami. -
Strano, strano, strano. Quelle monete sembravano diverse da quelle a cui sono abituato.
- Però... Però, se vuoi posso darti una mano per lo studio! Mio nonno dice, diceva sempre che me la cavo, quindi magari posso esserti d'aiuto! -Quel sorriso, che agli occhi di Eren appariva puro come un ruscello di montagna, illuminò ancora gli occhi azzurri di Armin. È strano, ma è così dolce... Il moro non si capacitava della chioma bionda che si era ritrovato seduto di fianco a lui, ma aprì il libro di biologia con fare sconfitto e lo aprì alla sezione incriminata per le espressioni a dir poco colorite di poco prima.
~•~
- Quindi, il pH è una scala che varia da 1 a 14 con punto neutro 7, dove tutto ciò che è inferiore a 7 si considera acido e tutto ciò che è superiore a 7 si considera basico... Giusto? - indovinò Eren.
- Giusto! - sorrise Armin, entusiasta. Poi prese il libro dell'altro e lo chiuse con un piccolo tonfo, sfiorando leggermente la sua mano. - Ora però, mio caro Eren Jaeger, dovresti tornare a casa. Sono quasi le sette, tua madre a casa ti starà aspettando. - lo avvisò, indicando il massiccio pendolo di quercia scura che troneggiava nella biblioteca.- Porca troia! - L'altro maledisse il tempo che, per una volta, era passato troppo velocemente.
- Eren! -
- Giusto, linguaggio educato. Scusami. - arrossì il moro. Non era più abituato ad associare importanza all'opinione di qualcuno, ma con Armin era diverso: sentiva di voler apparire impeccabile ai suoi occhi, di voler passare più tempo con lui, sentiva di voler essere considerato sveglio, attraente. Non capiva di preciso il sentimento, né tantomeno il motivo per cui si presentava; tutto ciò che comprendeva era che Armin aveva sconvolto una delle sue giornate solo con quei suoi occhi grandi e cerulei, gli aveva fatto sfarfallare lo stomaco dopo tante giornate di completa mancanza di emozioni. Tutto ciò che sapeva era che non aveva intenzione di perderlo.spazio autrice
allooooooora, ebbene sì, la eremin che avevo tanto promesso eccola qua! sto provando a scrivere qualcosa di diverso dal solito, in un certo senso questo è un po' un esperimento, ma spero che vi piaccia. a presto! 💕

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𝚁𝚒𝚌𝚘𝚛𝚍𝚊𝚖𝚒; eremin (completa)
FanficEren Jaeger non era un cattivo ragazzo. Era solo il tipo di ragazzo che non avrebbe mai potuto resistere alla tentazione di tuffarsi in un paio di iridi azzurre. Rank: #1 in #yaoistory