Ricordami dove trovarti

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Armin lo salutò con un bacio sulla testa, chinata su un libro.
- Studi solo biologia, Eren? -
Il moro trasalì. Non si aspettava un contatto simile. Non si conoscevano che da un giorno. Eppure, non gli dispiacque.
- Ieri mi sembrava ti fosse piaciuta, quindi... - spiegò il ragazzo. Tralasciò il minuscolo dettaglio che era lì solo per rivederlo.

Armin sorrise, malinconico.
- Ti va di ripetere ancora gli argomenti di ieri? -
Eren annuì. Mentiva. Non che non gli andava, non gli andava di ripetere nozioni, no, lui voleva perdersi negli oceani chiusi negli occhi di Armin, voleva tuffarsi dentro di essi, voleva nuotarvi e raggiungere la mente del biondo, esplorare i suoi pensieri, comprenderlo appieno, annegare in tutti i segreti che gli nascondeva e poi risalire per vedere il cielo, ma farlo dal suo punto di vista.
Ma lui gli aveva proposto di ripassare, e non osò dire nient'altro.

Così iniziò a ripetere gli argomenti.
Armin, mentre parlava, gli prese le mani, iniziando a tracciarvi sentieri invisibili, guardandolo negli occhi tanto profondamente che Eren vi affondò dentro. E un momento dopo, la sua sveglia gli stava urlando che erano le sette e cinque, e doveva tirarsi su dal letto.
Un sogno.
Eppure, era sembrato così reale...
Un po' al moro sarebbe piaciuto che lo fosse stato. Gli dispiaceva, gli dispiaceva così tanto non riuscire a richiamare alla memoria quei ricordi inesistenti della mano di Armin sulla sua, che lo confortava con delicatezza; sapere che quegli attimi che lo avevano emozionato non erano altro che frutto della sua mente.

Si stava aggrappando a un incontro di poche ore e al sogno di una notte per tornare a provare qualcosa, qualsiasi cosa fosse. Stava tentando di rifugiarsi tra quei lucenti, folti capelli che sembravano fatti dell'essenza stessa del sole, stava tentando di bere l'acqua delle iridi di quelle oasi blu, custodite tra le dune di sabbia candida del viso di un ragazzo che nemmeno conosceva, e tutto per ridare colore alle sue giornate interminabili, grigie, svuotate e spolpate di qualsiasi gioia, qualsiasi dolore, paura o speranza.
E detestava quel suo cuore disperato, disperatamente bisognoso di emozioni al punto da farlo esporre così tanto, ma non gli importava. Voleva rivedere il suo Armin e basta.

In effetti, la sua giornata finì per essere tanto simile al suo sogno da inquietare Eren: scuola, noiosa e grigia come sempre. Prese 8 in biologia, non sorrise. Il tempo che passava seduto su quel banco era buttato, voleva andare subito in biblioteca; le sue lezioni erano tinte di timida aspettativa all'idea di ascoltare nuovamente quella limpida, dolcissima voce.

Suonata la campana, mangiò un panino in silenzio, rifuggendo le domande inopportune dei suoi compagni di classe e salutandoli senza tanti complimenti; poi, appena poté, prese in mano il suo zaino blu scuro e scomparve tra le strade lastricate di Shiganshina vecchia.
Salì le scale della biblioteca, un edificio dall'aspetto austero ma straordinariamente accogliente, e trovò colui che stava cercando con il naso già sepolto in un grande libro.

- Ehilà, lord Armin. - lo salutò scherzando.
- Lord Jaeger... - rispose lui di rimando, ridendo e inclinando leggermente il capo, finendo per oscurarsi il viso con i capelli.
Dio, Eren amava quella risata. Così pura, così delicata, semplice, schietta.
Il biondo, dopo aver riso, tossicchiò un paio di volte nel suo solito fazzoletto - è vestito come l'altra volta, notò l'altro - e gli fece posto vicino a lui spostando una sedia.

- Oggi devi studiare? -
- Mmh, no, in realtà no. Mi ha interrogato oggi, ho preso otto. -
- Oh cielo, Eren, e me lo dici in questo modo? Congratulazioni! Oh, sono così felice per te! -
E lo era davvero, il moro lo sentiva, attraverso la sua espressione sincera e felice. Quanto avrebbe voluto sentire quella risata ogni giorno...
- Sì, beh, senza il tuo aiuto probabilmente non sarei andato granché bene. Però, dato che siamo entrambi qui e io non credo di poterti dare una mano con lo studio, ti va di vedere un film? - propose Eren. - C'è una saletta multimediale qui in biblioteca, e una sezione di DVD da cui sceglier. Che dici? -
- Beh, perché no? - accettò Armin, sorridendo e appuntandosi qualcosa su un quaderno tascabile non appena l'altro si fu girato.

Arrivati tra gli scaffali di DVD, il moro gli chiese il permesso di scegliere un film, e il biondo acconsentì. Non che me ne intenda in modo particolare, di film, pensò.
- Ed ecco qui... Les Misérables! È un musical, quindi canteranno un sacco, però è ispirato al libro di Baudelaire, e pensavo ti sarebbe piaciuto, ecco. - sputò fuori Eren, impacciato.
- Hahah, guarda che il libro è di Victor Hugo... Però sì, sembra bello; è una delle opere che vorrei leggere. -
- Non farlo. È un mattone! Piuttosto, seguimi che andiamo in sala. - scherzò il moro.

E poi prese Armin per mano, portandolo nella minuscola stanza, attrezzata con un proiettore e qualche cuscino.
Com'è fredda la sua pelle, mi sembra di stare accarezzando il vento stesso.
Eren sorvolò quel pensiero e lasciò che il biondo si accomodasse sulla soffice stoffa colorata, mentre lui armeggiava con il DVD sotto lo sguardo vigile e azzurrissimo dell'altro.

Alla fine, dopo un paio di imprecazioni che gli costarono una scherzosa sgridata da parte del biondo, Eren si sedette al fianco di Armin e fece partire il film.
Prima che se ne accorgessero, i due erano sdraiati l'uno sull'altro, il moro che accarezzava l'altro, con gli occhi blu chiusi dal sonno.
"I did not live until today... And yet, with you, my world has started",  fu quella la frase che fece riaprire gli occhi ad Armin.

E si guardarono, si guardarono a lungo. Eren finalmente annegava negli occhi di Armin, fatti d'oceano; e Armin a sua volta si perdeva nella foresta verdissima e rigogliosa delle iridi di Eren.
Il biondo si alzò leggermente, facendo leva sui morbidi cuscini dov'erano adagiati, e si avvicinò al moro, si avvicinò sempre di più, e l'altro chiuse gli occhi d'istinto. Erano vicini, molto vicini, tanto che i loro nasi quasi si sfioravano, tanto che il più basso sentiva il calore della pelle abbronzata e morbida.

Si aspettava forse di venire baciato? Lo sperava, magari? Armin non lo poteva sapere, e si limitò a scostargli una ciocca castana dagli occhi. Si costrinse ad allontanarsi dal viso di Eren e si sdraiò nuovamente su di lui, lasciandolo con lo stomaco in subbuglio, invaso da farfalle, e con la sensazione di essere tornato a rivedere il mondo a colori.

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spazio autrice
speravate in un bacio, eh? anche io, e pure armin ed eren, ma sono tontoloni, e ancora non lo sanno... o forse sì?

𝚁𝚒𝚌𝚘𝚛𝚍𝚊𝚖𝚒; eremin (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora