- Eren, bentornato! - disse caldamente Carla, aprendo la porta di casa al ragazzo.
Casa sua era tiepida, accogliente, ma il tepore che provava sulla bocca dello stomaco se n'era andato quando aveva salutato Armin, uscendo dalla biblioteca.
Andò nella sua piccola stanza, noncurante delle attenzioni che sua sorella di stava precipitando a dedicargli, incurante delle preoccupazioni della madre.
Eren sgusciò via, chiudendo a chiave la porta della sua camera e stendendosi sul letto, faccia in su.Armin, Armin Arlert...
Se lo ripeteva quasi ossessivamente, quel nome; prima nella mente, poi sussurrandolo a fior di labbra, dopo ancora urlandolo, lasciando che la sua voce fosse soffocata dal cuscino.
Quei capelli di grano, quegli occhi di cielo, quella pelle di latte; tutto di quel ragazzo aveva già preso posto stabile nella mente di Eren, risvegliando in lui frammenti di emozioni, gocce di colore liquido ed intenso, le quali macchiavano il velo grigio che lo separava dalla realtà, dai suoi amici, da se stesso e dal suo cuore.Se lo immaginò a lungo, Eren, tentando di ricostruire fino al più piccolo dei dettagli l'immagine di Armin. La sua bassa statura, la sua corporatura fin troppo minuta scossa da colpi di tosse e fasciata in quel completo grigio, così austero, così diverso dai grandi, dolci sorrisi che gli dedicava, dagli occhi languidi e luccicanti, protetti da lunghe ciglia chiare, con cui scrutava ogni suo singolo movimento, dalla voce melodiosa che restava tale anche mentre lo rimproverava.
Armin era bellissimo, Eren lo sapeva.Tre tocchi alla porta lo portarono nuovamente a terra. Era ora di cena.
Il ragazzo si trascinò nella sala da pranzo, dove il resto della sua famiglia era già seduta a tavola, mentre la madre tagliava un'abbondante dose di lasagne per ciascun membro.
- Allora, Mikasa, com'è andata a scuola?- tentò di rompere il ghiaccio Carla.
- Bene, bene! Non ho visto Eren per i corridoi, ma sono riuscita a prendere 8 in diritto anche senza il suo incoraggiamento. -Non ti incoraggio mai, Mikasa.
- E a te, Eren? È andata bene? -
- Mh. -
La madre sospirò.
- Sai, ho sentito che la Reiss, come si chiama? Historia?, ti viene dietro. -
- Mh. -
- È una bella ragazza! - disse la donna, mentre Mikasa stringeva i pugni. - Ha un viso davvero bello, per non parlare di quegli occhi! E i suoi capelli, li hai visti? -
Biondi... Biondi come quelli di Armin. Ma gli occhi di quel ragazzo sono più belli. E i suoi lineamenti più delicati. E per di più credo che lei sia lesbica.- Però sei stato in biblioteca, no? -
Il ragazzo si illuminò impercettibilmente, alzando gli occhi dal piatto per la prima volta in mesi. - Sì. Ho conosciuto uno, mi ha dato una mano con biologia. - inspirò. - Mi sta... simpatico. -
Fu l'ultima cosa che disse, prima di tacere per il resto del pasto; fu abbastanza, però, perché sua madre si accorgesse che qualcosa era migliorato. Che suo figlio avesse finalmente ritrovato la luce?Dopo mangiato tornò nel guscio fornitogli dalle quattro mura della sua stanza, dove passava la stragrande maggioranza del suo tempo. Tempo che, però, quella sera spese scarabocchiando il testo di una canzone, inventandola, lasciando che le parole fluissero dalla sua mente alla sua mano come facevano una volta, prima che la sua vita si ingrigisse; prese in mano la sua vecchia chitarra, inspiegabilmente ancora accordata, e strimpellò un paio di note, intonando le parole che aveva appena composto.
Chiuse gli occhi, le dita che si muovevano esperte sulle corde, lasciando che riaffiorasse ancora una volta il ricordo dei capelli biondissimi di Armin.- Something in the way he moves
Mmh, catches me like no other person... No, lover
Something in the way he... Cazzo, faccio davvero schifo a scrivere ormai. - sospirò Eren. Era da tanto, troppo tempo che non componeva musica; era da tanto, troppo tempo che non era ispirato.
Scrivere canzoni su una vita che non sentiva nemmeno di stare vivendo non aveva senso, secondo lui, e aveva allontanato in quel modo un'altro dei suoi hobby.Non sapeva perché fosse diventato così. Non aveva idea del perché, dalla scomparsa del padre, le sue giornate fossero diventate così prive di emozioni; era stato un processo graduale, con cui i sentimenti si erano stinti uno dopo l'altro come le pubblicità vecchie lasciate al sole: prima se n'era andata l'eccitazione, dopo, la gioia, dopo ancora, la paura. La rabbia era l'unica che a volte riaffiorava, ma anche l'unica che il ragazzo rinnegasse davvero. Da quando il suo cuore si era ristretto e ghiacciato, la sua ira aveva preso il posto di tutto quello che mancava, amplificandosi, diventando spaventosa abbastanza da fargli avere il soprannome di "gigante", tanto sembrava gonfiarsi in quei momenti, e ad Eren non piaceva, non gli piaceva per niente.
Eppure... Eppure da quando quel ragazzo dai vestiti strani aveva fatto capolino nella sua vita, poche ore prima, aveva iniziato a sentire qualcosa di più oltre ad essa. E forse si era interessato tanto ad Armin per quel motivo.
Nel dubbio continuò a suonare, cavalcando l'onda di ispirazione che dopo tanto tempo lo aveva investito; fece scorrere le dita sui tasti abilmente, accarezzando le corde, lasciando che le note che ne fluivano fossero delicate come il rumore dei passi sulla sabbia.
Chissà se ad Armin piace il mare...Suonò per ore, Eren, seduto nella sua stanza con tutto il mondo chiuso fuori. Suonò finché le palpebre non gli si fecero pesanti e finché il richiamo di Morfeo fu più forte di quello della sua chitarra, e decise quindi di coricarsi.
Il sonno del ragazzo non era mai stato particolarmente buono. Fin da bambino aveva avuto problemi a dormire, a riposare a sufficienza: semplicemente non aveva l'impulso di dormire, non spesso, e la maggior parte delle volte finiva per restare sveglio nonostante tentasse di assopirsi. Sognava poco, e quando lo faceva tendeva a distinguere faticosamente le differenze tra il sogno e la realtà.
Quella notte, però, fu diverso: il sonno lo abbracciò volentieri, ed Eren si assopì quasi subito, scivolando con la testa sul cuscino protetta dalle braccia.~•~
La giornata successiva non fu interessante. Fu grigia, come al solito, ma il ragazzo aveva qualcosa, o meglio, qualcuno che non vedeva l'ora di rivedere.
Tornò alla biblioteca di Shiganshina e aprì il suo libro di biologia, finse di mettersi a studiare ed aspettò. La chioma bionda protagonista dei suoi pensieri non tardò ad arrivare.spazio autrice
nuova parte dopo meno di 24 ore! non abituatevi 😅😅 cosa pensate di come sta evolvendo la storia? troppo lento o veloce?
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𝚁𝚒𝚌𝚘𝚛𝚍𝚊𝚖𝚒; eremin (completa)
FanficEren Jaeger non era un cattivo ragazzo. Era solo il tipo di ragazzo che non avrebbe mai potuto resistere alla tentazione di tuffarsi in un paio di iridi azzurre. Rank: #1 in #yaoistory