I'm in love

4 0 0
                                    

"Ciò che uccide il futuro è la paura"

Era un sabato sera come tanti altri, non avevo voglia di uscire, ero sdraiata sul letto con la faccia che fissava il mare dalla finestra sottosopra. 
"Julie non ti senti bene?" non risposi, allungai le mani quasi come volessi toccare le onde sul soffitto. 
"Hey perchè non esci stasera?" mia madre ricordo che si mise seduta accanto a me sollevandomi la testa per evitare che da un momento all'altro vomitassi. 
"Con chi vado mamma e sopratutto dove?" non mi diede una risposta subito poi disse:
"Jackson non era qua sotto al 'Cream Beach Bar'?"
"Provo a chiederglielo".
"Hey straniero sei dove penso tu sia?"
dopo un paio di minuti mi rispose.
"Vieni qui? mi sento solo.."
Ero corsa giù dalle scale in fretta e furia soffermandomi 5 secondi a fissarmi allo specchio dell'entrata, poi una volta che mi girai verso il portone me lo ritrovai lì a fissarmi e a ridere. Che figura di merda a ripensarci.
"Hey Julie come ti sei messa tutta in tiro per vedermi"
"E chi dice che dopo non devo vedermi con qualcun altro scusa" dissi ridendo.
Non ricordo esattamente cosa fosse successo quella sera, però ricordo che in quel posto, con lui, ero finalmente spensierata. Il 'Cream Beach Bar' ha un terrazzo con le lucine e i tavolini all'aperto direttamente sulla spiaggia. Noi, appunto, eravamo sul terrazzo a sentire una canzone di Kygo che davano alla radio. Avevo una gamba sopra la sua e inizia a tremare dal freddo, se ne accorse e mi abbracciò. Non volevo essere considerata "una delle tante" quindi mi staccai. Dovevo capire cosa eravamo, soprattutto cosa ero io per lui. Poi si allontanò da me e mi disse: "Comunque tu sei stronza forte, non mi fai mai i complimenti, tutti me li fanno tranne te".
"Ma io non sono tutti" gli dissi mentre mi teneva le mani. Guardò in basso, poi fissò i miei occhi e mise le sue mani sulle mie guance.
"Vero tu sei Julie".
Non capivo perchè gli importasse tanto ricevere un complimento da me. Ma mi sentivo realizzata alla fine credevo di essere diversa per lui. Avevo il cuore caldo e le mani fredde... Poi di colpo tolse le mani dal mio viso senza distogliere lo sguardo e disse:
"Ma sai, a volte tutti è meglio di nessuno..".
Si alzò e iniziò a scendere le scale che portavano all'ingresso del bar.
"Io non sono nessuno" dissi alzando la voce.
"No, tu sei una" disse lui senza voltarsi. Quando faceva così non lo capivo assolutamente. Mi lasciò lì, a fissare il mare sul terrazzo di quel bar figo sulla spiaggia di cui tutti dimenticavano il nome visto che non aveva un insegna. Una volta tornata a casa mi rimisi nella stessa posizione in cui ero prima di uscire, più confusa di prima. Mia madre, ricordo, che si mise lì, di nuovo seduta affianco a me. Le raccontai quello che era successo con la paura di dire cose errate visto che non capivo se fosse vero o meno quello che sentivo...
Lei mi tranquillizzò poi mi disse: "I ragazzini vedono tutto come se fosse la fine del mondo non capendo che in realtà è soltanto l'inizio".
Mi fece riflettere tutta la notte..

RESETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora