Prima versione

17 1 0
                                    

"Le prime volte di ogni cosa"

Era appena iniziata l'estate e già non ce la facevo più. La monotomia è una cosa che detesto. Le mie giornate si svolgevano più o meno così, casa--mare--casa--centro--casa e si ricominciava. Non mi è mai piaciuto quel posto, quella casa dove passavo tutte le mie estati, rigorosamente monotone, ovviamente. Era metà giugno quando mia zia mi aveva fatto notare un ragazzo, era proprio bello. Con due occhi color oceano in contrasto con lo scuro dei suoi capelli. Era carino, mi piaceva davvero tanto. Ci siamo messi insieme dopo un po' di volte che siamo rimasti da soli a fissarci con la paura di innamorarci, in silenzio. Sì, perché non avevamo bisogno di parlare per colmare il vuoto che proveniva dall'esterno. Fu in quel momento che capì che sono le persone a rendere i luoghi speciali. Tornavo sempre tardi a casa, io e Itan restavamo sempre sulla boa a parlare del più e del meno, ricordo una delle tante volte. "Julie lo sai che mi fai star bene?" e io che sorridevo come una rincoglionita, sentivo la sua costante mancanza ogni notte, soprattutto ora che sono lontana da lui. "Dovremmo uscire non pensi?" gli avevo chiesto io rispondendo alla su domanda con un altra. Per la psicologia questo sta ad indicare uno scarso interesse, la verità è che avevo paura di quel sentimento nei suoi confronti. Ma alla fine abbiamo avuto il nostro primo appuntamento. Anche lui, come me, non aveva mai avuto tutte quelle piccole prime volte di ogni cosa. Era giovedì sera, era venuto a prendermi sotto casa, appena l'ho visto gli sono saltata addosso, quella sera avevamo mangiato la pizza in spiaggia.
"Allora com'è sta cosa che scendi ogni anno e non ti ho mai vista?"
"Sai sta tutto nel cogliere gli attimi, e per quanto questa città sia piccola io sono molto brava a nascondermi"
"Vero, ma io sono stato più bravo a trovarti, sai è dalla prima volta che ti ho vista che mi sei piaciuta".
Ero rossa come la coca cola davanti a me, avevo abbassato lo sguardo e avevo notato le sue scarpe, i suoi bermuda neri attillati e poi la sua camicia bianca, i suoi capelli spettinati che ho voluto spettinare di più e i suoi fottuti occhi.
Avevamo iniziato a parlare della sua famiglia, principalmente sua madre.
"Lei era una donna d'epoca con classe da vendere, aveva questi capelli mossi di un castano chiaro e ogni volta che ti guardava ti faceva venire i brividi, una sua particolarità era mettere un infinità di eyeliner su quegli occhi verdi; come i tuoi anche se i tuoi sono più belli. Amava ballare, una fama di successo insaziabile"
"Era brava?"
"Molto, ma allo stesso tempo aveva una brutta reputazione nel mondo reale"
Aveva iniziato il racconto della sua vita anche se non era entusiasta ma ormai ero curiosa.
"Cosa è successo?"
"Aveva debiti, tantissimi debiti e voleva sempre di più anche se non se lo poteva permettere, ingenerale penso che gli umani siano insaziabili nella loro avarizia". Annuì. "Ma lei era veramente sadica, fatto sta che per pagare i debiti ha iniziato a fare la puttana e per reggere tutta quella merda che la circondava ha iniziato a drogarsi. Non so perché mio padre si sia invaghito di lei... poi sono arrivato io e lui ha deciso di portarmi qui da appena nato e eccomi" Ero senza parole, non volevo dire un semplice 'mi dispiace' banale ma non sapevo davvero che dire...
"Ti manca?" E' stata la prima cosa che mi era venuta in mente.
"Come può mancarti una persona che non esiste?".
Allungai la mano per prendere la sua, gli sorrisi come per dirgli che ora come ora è soltanto un brutto ricordo. Una volta finito di mangiare ero lì seduta e spaesata ad immaginarmi la mamma di Itan ballare. "Hey che ci fai tu qui?" mi girai e c'era questo ragazzo veramente alto, anche fin troppo, che parlava con Itan. Mi avvicinai e questo disse: "Oh ma non me la presenti?" Lui timidamente sorrise poi disse:"Juliet ti presento Jackson". "Che Dio ti benedica fratello" gli disse Jackson tirandogli una pacca sulla spalla. Presi la mano di Itan e senza dire una parola lo trascinai fuori dai bagni.
"Allora" inizia a dire mentre lo tenevo sottobraccio "dove mi porti di bello?"
"Te dove vuoi andare?"
"stupiscimi"
E indovinate dove mi aveva portata... alla festa del suo carissimo amico Fil. Era abbastanza alto con tantissimi ricci biondissimi, aveva la testa rasata ai lati ed era un po' zarro soprattutto con tutti quei vestiti di marca abbinati alla cieca. Non aveva tutti quei soldi per permetterseli perché dove stavamo era una cazzo di topaia.
"Fil ti presento.."
"Julie piacere mio"
In quella casa mi stavo annoiando a morte. Ero seduta su un divanetto mentre aspettavo Itan che era andato a prendere qualcosa da bere. Era veramente uno schifo, grande si ma arredata da far paura, con tutti quei quadri e soprattutto il porcile sul pavimento l'unica cosa decente in quel momento era la canzone e Itan.

RESETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora