Capitolo 4

166 11 8
                                    

E.. tu saresti?
"Piacere, Giulia! Tu?"
"Il mio nome è Christian, per gli amici Chris"
La sua mano era ancora immobile sulla mia spalla, decido di alzarmi perché la situazione è fin troppo imbarazzante.
"Beh, Christian, come mai sei venuto qui a parlarmi?"
"Ti ho vista da lontano e così sono venuto. Ho sbagliato?" Disse guardandosi intorno.
"No, figurati! Ma non sono interessata."
"Mah, tranquilla, ero solo venuto per presentarmi"

Si alza e va via, come se non fosse successo perfettamente nulla.
Mi raggiunge Kate, prendendomi per mano e trascinandomi verso l'esterno della villa.
"Sono loro, sono loro" Mi ripete più volte
"Chi" urlo
Erano loro, erano così vicini, dovevo andare.
"Fermati!" Esclama Kate
"Non è così facile come sembra, potrebbero essere dei cattivi ragazzi, non è sicuro"
"Non mi importa, Kat. Devo chiedergli una cosa" e vado via.

Loro due erano a bordo piscina, fumandosi una sigaretta, credo.
Mi avvicino fingendo di chiedere informazioni.
"Scusate, ragazzi"
"Oh, di nuovo tu"
Era Christian uno dei due, ero incredula.
"Senti, potresti venire un momento, devo chiederti una cosa"
"Ssssh, vai vai Chris, è quella giusta" sento dire sotto voce.
"Cosa hai detto?" Dico incazzata.
"Lascialo perdere, andiamo"
Chris inizia a camminare ed io lo seguo. Non sono riuscita a guardare l'altro ragazzo negli occhi, non so perché. È come se fosse stato invisibile. Quasi si nascondeva.

"Dimmi!" Si ferma improvvisamente girandosi e guardandomi negli occhi.
"Ho una cosa abbastanza seria da dirti."
Sembrava quasi mi stesse ascoltando con attenzione, fin quando non gli dissi l'accaduto.
Si passa la mano tra i capelli, ti sbagli inizia a dirmi più volte.

"No, so che siete voi due. So che in questo momento magari dovrei semplicemente iniziare a picchiarti per ciò che avete fatto, ma ho bisogno di sapere dove sono gli oggetti di mi madre. Altrimenti vado a denunciarvi"

"Zitta zitta!" Ed il suo dito è magicamente fermo sulle mie labbra.
"Purtroppo la maggior parte sono state vendute, ma posso darti alcune cose, tra cui alcune foto e piccoli oggetti che erano nella borsa"
"Questa me la paghi" urlo!

Qualcuno inizia a girarsi e nel frattempo arriva Kate a prendermi.
"Dove ci incontriamo" dico prima di andare via.
"Possiamo vederci fuori al Central Park verso le 18:00 precisamente dove si trova quello degli hamburger, un po' più avanti" Mi dice abbassando la voce.
Vado via, incazzata.
"Non puoi andarci da sola, Giù" mi dice Kate
"Ci vado da sola, non mi interessa!"
"Magari ti aspetto da lontano" mi ripete più volte Kate prendendomi per mano.

Torno a casa, la mia mente inizia già ad elaborare il piano per domani, mi sento così arrabbiata e triste, ma perché triste? Mi domando!
Triste perché il ragazzo sicuramente non era lui, non erano gli stessi occhi che avevo visto quel giorno, seppur da lontano.
È sabato, ma prima di stasera devo raggiungere il colpevole. Deve darmi le mie cose.
Jack, mio fratello è già andato via, non restano quasi mai a lungo, il suo lavoro è molto impegnativo.
Mia madre sembra quasi essersi ripesa dall'accaduto, o forse semplicemente finge un sorriso.
Mio padre è a lavoro, si occupa di informatica.
Stamattina con me c'è soltanto Aron, io e lui.

La giornata passa velocemente per fortuna e Kate mi bussa alla porta.
"Andiamo" le dico correndo.
"Non correre Giù, vai con calma"  dice inseguendomi.
L'ansia era tanta, troppa. Ero disposta a tutto.
Visto che l'inverno era quasi del tutto vicino, la notte inizia a farsi prima ed il tempo è un po' inquietante.
Il pub degli hamburger, così lo chiamiamo da tanti anni, era in un posto un po' isolato e lì c'era Christian ad aspettarmi.
Kate mi aspetta poco più distante. Urla se succede qualcosa mi ripete.
Cammino, il cuore in gola.
Da lontano, due sagome. Uno era Christian, seduto su una panchina, ma non era da solo.
Poco distante c'era un ragazzo alzato, irrequieto.
Chi è?

Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora