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-Si, lei è il signor Leon Vargas, proprietario. della metà di "Vargas-Castillo Global Technology"- dissi guardandolo, non mi avrebbe intimidito.

-Mi potresti accompagnare?- mi guardò e mi alzai.

-Mi spiace signore, mi hanno chiamato dall'asilo, mia figlia Maia ha avuto dei problemi e devo andare a controllare- dissi secca, non lo avrei guardato negli occhi.

-E invece accetta ad andare a prendere un caffè con me?- sorrise.

-Mi spiace signore, ma sono una donna sposata- sentii il suo sguardo correre sul mio corpo.

-Non vedo anelli né segni di essi- mi strozzai con la mia stessa saliva.

-Signor Vargas, per favore, mi accompagni. Il signor Clifford e il signor Castillo lo stanno aspettando- disse Fran e le sorrisi.

-Che abbia una bella giornata signore- dissi e mi incamminai verso l'asilo, Fran mi sorrise mentre le porte dell'ascensore si chiudevano.

[...]

La giornata fortunatamente é passata in fretta e grazie a Dio non ho incontrato nè Michael, Jordan o ancora peggio, Leon.
Camminai all'asilo e guardai Maia che giocava con il figlio di Fran, Cristian.

-Sono carini- disse Fran sorridendo -Li portiamo al McDonalds?- la guardai e sospirai stanca.

-Si, gliel'ho promesso. Non ho potuto dormire tutta la notte, Fran. Il fottuto sogno di sette giorni fa, poi Maia ha di nuovo fatto l'incubo con i pagliacci e sai la paura che ha verso di loro.- dissi esasperata, ero stressata e vulnerabile.

Maia corse verso di me e la presi in braccio, mentre Cris corse in braccio a sua madre, baciai la guancia di mia figlia; così come Fran era la madrina di Maia, io lo ero di Cris.

-Ciao piccola- disse Fran.

-Ciao mamma, ciao zia- Cris sorrise, lui era un po' più grande di Maia.

-Ciao piccoli- dissi e feci scendere Maia dalle mie braccia cosi come fece Fran poco dopo con Cris.

-Facciamo unna corsa?- Maia sfidò Cris e lui rise.

-Tanto vinco io- disse Cris.

-Niente corse, bambini- dissi e loro sbuffarono, ma una volta che mi distrassi parlando con Fran loro iniziarono a correre -Maia Castillo!- urlai e sospirai, dopo tutto sapevo che avrebbero iniziato a correre. Fran iniziò a ridere -Tuo figlio è una brutta influenza per Maia- dissi negando divertita.

 -È Maia che ha il sangue Castillo, non capisco di cosa ti stupisci Vilu- sbuffai mentre guardavo i bambini in lontananza. Cris spinse Maia che cadde e praticamente si sdraiò a terra, spaventata corsi verso di lei e mi inginocchiai vicino a lei. -Maia Castillo- dissi guardandola severamente, lei fece una smorfia e cominciò a piangere.

-Non mi piace che mi chiami col mio nome completo- disse continuando a piangere.

-Sì, è decisamente una Castillo, piange uguale a sua madre- disse Fran ridendo.

-Chi è una Castillo?- dissero alle nostre spalle, ci voltammo e dietro di noi si trovavano Mike, Jordan e Leon osservarci, guardai Fran sperando in una risposta da parte sua.

-Oh, la figlia della signorina Saramego- disse  Fran e io mi alzai con Maia tra le mie braccia.

-Maicol, andiamo al Pato Donald- disse Maia pulendosi le lacrime.

-Michael ha da fare- lo guardai ma lui sviò lo sguardo evitando i miei occhi -Andremo con la zia Fran e Cris- le sorrisi.

-Zia fa scendere a Maia- chiese Cris.

-Andiamo Violetta?- disse Fran e la guardai seriamente, che diavolo le stava succedendo?

-Violetta?- chiese Leon.

-Bel nome- disse Jordan.

-Grazie, lo ha scelto mio fratello maggiore- gli sorrisi e mi incamminai con Fran dietro ai bambini.

[...]

-Scommetto 1.000 dollari che in una settiana sarà nel mio letto- dissi guardando i miei soci.

-Oh andiamo, sono quattro anni che ci provo- disse Mike.

-E hai rovinato tutto perchè ti ha beccato con la tua segretaria- risi -E tu, Leon? Che ne dici?- dissi sollevando le sopracciglia.

-Certo.- ci stringemmo la mano.

-Andate a prendere un caffè- dissi mentre loro si incamminavano -Devo andare in bagno- dissi e loro annuirono uscendo dall'edificio; camminai verso l'ufficio informazioni dei dipendenti e iniziai a cercare il cognome Saramego ma senza trovare nulla, poi ricordai il cognome della figlia, Castillo. Iniziai a cercare e trovai una certa Violetta Castillo Saramego; feci un cipiglio e aprii la cartella, iniziai a leggere le informazioni, nata il 26 giugno del 1995 a Buenos Aires, Argentina, e nella sua foto aveva i capelli biondi. Oh mio Dio. Spalancai gli occhi -È impossibile- sussurai sapendo benissimo che ero da solo. Era lei, sono sicuro che fosse lei, scrissi il suo indirizzo su un foglio e abbandonai l'edificio.

-Ce ne hai messo di tempo- disse Leon sorridendo.

-Mi dispiace- dissi semplicemente.

-Amico, tutto ok?- disse Mike.

-Sì, solo che... sono arrabbiato, triste, ferito e contento, un mix di sentimenti- dissi sospirando, avrei detto solo questo, nient'altro.

-Perchè?- chiese Leon.

-Semplicemente... l'ho ricordata- Leon deglutì, sapevo che non gli piaceva sentire nulla che avesse a che fare con mia sorella.

-Mi dispiace- disse Mike, che sapeva tutta la storia. Finimmo di bere il caffè e di ridere, i ragazzi mi avevano fatto calmare un po'. Guardai il mio orologio e notai che erano le otto di sera, salii in macchina e mi avviai all'indirizzo che mi ero segnato prima, dopo che mi fermai davanti alla palazzina sospirai tre volte, aveva una figlia, viveva in un appartamento, avevo flirtato con lei e santo cielo! Avevo scommesso per andare a letto con MIA SORELLA.

Camminai a passo deciso ma sentendomi debole, mi mancava, la amavo ed era la mia sorellina, anche se non così piccola. Presi l'ascensore e andai al quinto piano, arrivai davanti alla porta del 5D e suonai il campanello, le mie mani sudavano e non capivo, che ci faceva lì?

Sono arrabbiato e ferito, pensavo che fosse morta e che il suo corpo fosse così putrefatto che non la riuscivano ad identificare, Dio. AVEVA UNA FIGLIA E NON LO SAPEVO.

La porta si aprì lasciando vedere una Violetta vulnerabile, triste e disastrata, e non alla ragazza della quale avevo scommesso per andarci a letto, merda... ho pensato di andare a letto con la mia stessa sorella, sono così fottuto che me ne andrò all'inferno.

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Una fottuta scommessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora