Il girone dei bugiardi

1.8K 81 5
                                        

4. IL GIRONE DEI BUGIARDI

"Per l'uomo non c'è altro inferno che la stupidità e la malvagità dei suoi simili."
(Marchese de Sade)

Ariadne scrutava fuori dalla finestra il lento movimento delle nuvole bianche e soffici. La sera prima era rientrata a casa in uno stato pietoso: abiti sporchi di terra, foglie tra i capelli e un piccolo graffio sul mento. Aveva raccontato cos'era successo nel bosco mentre sorseggiava una tisana calda. Eric e Julian si erano preoccupati per lei, ma sua madre l'aveva guardata con disprezzo come suo solito e poi si era ritirata in camera sua. Per fortuna la stanchezza aiutò Ariadne e prendere subito sonno, dopo gli eventi accaduti una buona notte di riposo era più che necessaria. Si era svegliata intorno alle dieci, aveva fatto colazione da sola ed era tornata nella sua stanza a riflettere. Eric le aveva vietato di uscire perché doveva capire dove fosse finito Lucius e perché fossero stati attaccati, pertanto lei si era dedicata tutta la mattinata al disegno.
"Ti vedo." Disse Ariadne con un sorriso.
La testolina di Agnes sbucò da dietro la porta con le sottili sopracciglia aggrottate.
"Ciao." Mormorò la bambina, vergognosa.
"Dai, piccola, entra. Fammi compagnia."
Ariadne sorrise quando Agnes saltò sul letto e si aggiustò le pieghe del vestito, era una bambina bellissima. Eric le aveva annunciato la sua nascita in una lettera, ma vederla dal vivo faceva tutto un altro effetto.
"Che fai, zia?"
"Stavo disegnando una foglia. Tu sai disegnare? Scommetto che sei bravissima!"
Agnes annuì energicamente, scese dal letto e corse in cameretta per prendere uno dei suoi disegni.
"Guarda! Ti piace?"
Il foglio ritraeva una casa, rondini svolazzanti e un cane accoccolato sul prato. L'indole artistica era di famiglia.
"Lo adoro! Lo sapevo che sei bravissima. Lo fai un disegno tutto per me?"
Ariadne la prese in braccio e le diede un foglio dal proprio album, poi le offrì anche l'astuccio dei colori.
"Le mie donne preferite!"
Julian baciò sia la testa della sorella sia della nipote. Si sedette sul bordo dello scrittoio e arruffò i capelli di Agnes.
"Eric è in casa?" indagò Ariadne.
"No. E' uscito con un paio dei suoi per andare a cercare Lucius. Tu come stai?"
"Bene, tutto sommato. Trovarsi nel mezzo di uno scontro armato non è piacevole."
Julian ridacchiò e si chinò a sfiorare un riccio rosso di Ariadne, gli era mancata molto quella loro complicità.
"Sai, per tua assoluta informazione, in cucina c'è una porticina che ti permette di uscire senza essere vista."
Ariadne sgranò gli occhi a quell'informazione assai preziosa, era grata che il fratello avesse capito che aveva voglia di uscire.
"Tu mi copriresti con la mamma?"
"Io farei qualsiasi cosa per te, Aria. Adesso vai, sparisci!"
La ragazza indossò un cardigan nuovo e pulito, abbracciò il fratello e scoccò un bacio sulla guancia di Agnes.
"Torno fra un paio d'ore. Grazie!"

Ariadne si nascose dietro il muro per non essere beccata. Dopo aver lasciato casa sua, si era recata al Garrison per parlare con Tommy, ma Margaret le aveva detto che il boss non si era fatto ancora vedere. Doveva assolutamente confrontarsi con lui, capire perché avessero attaccato proprio loro e soprattutto come uscire da quella brutta situazione. Fu così che decise di seguire Finn, che stranamente si era fermato in farmacia a comprare garze e disinfettante. Il piccolo Shelby l'avrebbe portata dritta nella tana del lupo. Ecco perché ora si ritrovava schiacciata contro la parete di una barca, intenta a non farsi scoprire. Pochi minuti dopo Finn si allontanava dal canale di fretta, guardandosi le spalle per controllare di non essere pedinato. Ariadne individuò la barca sulla cui fiancata c'era scritto "C. Strong" e senza perdere tempo salì a bordo. Bussò alla porticina della cabina e attese con una certa ansia.
"Finn, che caz ... Tu?!"
Tommy era pallido e sudato, la sua pelle emanava un calore intenso.
"Ciao! Come va?"
Ariadne quasi inciampò quando Tommy la spinse dentro la cabina per evitare di essere visti.
"Che cazzo vuoi, ragazzina? Quanto sei stupida!"
"Scusami. Volevo solo sapere come stavi. Sono andata al Garrison e ..."
La ragazza smise di parlare perché lo sguardo furioso di Tommy le impediva di spicciare parola.
"Mi nascondo da chi ha sparato nel bosco. E tu vieni qui col rischio di far uccidere sia me che te?"
"Oh, ehm ... io non avevo considerato questa prospettiva." Ammise lei, imbarazzata.
"Già, perché sei una bambina che gioca a fare la donna d'affari."
Era vero, Ariadne non era pronta ed Eric l'aveva data in pasto ai leoni senza alcuna protezione.
"Beh, anche Finn è stupido perché lo stavo seguendo dal Garrison e non si è accorto di nulla."
"Lo so che mio fratello è un coglione."
Tommy si accese una sigaretta e al primo tiro emise un rantolo di dolore.
"Posso vedere la ferita? Magari ti posso aiutare."
Lui annuì con indifferenza, al che Ariadne sciolse la benda sporca di sangue e si avvicinò per osservare meglio la ferita. Era così vicina che Tommy avvertiva il suo respiro caldo sulla pelle scoperta del fianco. A stento trattenne i brividi.
"Adesso sei anche una dottore? Quanti talenti nascosti." Disse con cattiveria.
Ariadne non si offese, anzi sorrise e aprì la busta che Finn aveva portato.
"Mio fratello Julian da piccolo adorava correre e cadeva molto spesso, forse cadeva davvero troppo ora che ci penso. Mia madre lo avrebbe rimproverato per giorni se fosse rientrato con le ginocchia sanguinanti, quindi io ogni volta che si sbucciava le ginocchia mi premuravo di medicarlo."
Tommy strinse i denti quando il disinfettante bruciò sulla ferita, però doveva ammettere che Ariadne aveva un tocco delicato. Muoveva le dita con cura, quasi stesse ancora pulendo le ginocchia del suo fratellino.
"Anche questa storiella è una bugia?"
La ragazza deglutì e per qualche secondo si interruppe, poi riprese a disinfettare per bene gli argini sanguinanti.
"Mi dispiace che tu lo abbia scoperto così."
"Chi è Judith Leyster?"
"Era una pittrice del Seicento, una delle mie preferite. Quando sono arrivata a Londra ho deciso di cambiare nome. Non volevo che qualcuno sapesse chi sono davvero."
Tommy rabbrividì quando Ariadne gli sfiorò l'addome mentre gli avvolgeva la benda intorno per impedire alla garza di cadere. Profumava ancora di bergamotto.
"Tu sapevi che ero Tommy Shelby?"
"No. Ho lasciato Birmingham a quindici anni, non conoscevo la tua famiglia e i Peaky Blinders. Per me eri solo il signor Shelby."
Tommy si sedette su una panca di legno malconcia, aprì uno sportellino e tirò fuori una bottiglia si whiskey. Tolse il tappo e senza troppe cerimonie bevve direttamente.
"C'era qualcosa di vero in quello che mi hai detto?"
Ariadne iniziò a camminare sotto e sopra, odiava parlare di se stessa perché temeva di rivelare troppe cose.
"E' vero quello che ti ho detto su mia madre. Lei è dispotica e mi detesta, lo hai potuto costatare tu stesso alla festa. E' vero che Eric è andato in guerra e ha perso la gamba. Ed è vero che mi piace l'arte."
"Tua madre è un osso duro." Commentò Tommy.
"Anche tu mi hai mentito. Sei sposato e stai per diventare padre."
Tommy ignorò la punta di irritazione nella voce di Ariadne, di certo non spettava a lui giustificarsi con una ragazzina.
"Ho sposato Lizzie solo un mese fa per riconoscere il bambino, o la bambina."
"Quando eravamo a Londra insieme eri già fidanzato?"
"Non sono affari tuoi."
Ariadne sbuffò, non sopportava quell'atteggiamento strafottente di Tommy.
"Mi tratterai male a vita perché ti ho mentito sulla mia identità?"
"Ariadne, non me ne frega un cazzo di come ti chiami o di come vuoi farti chiamare. Quanto è successo a Londra è una breve parentesi che non conta nulla. Ci siamo divertiti ed è finita lì. A Birmingham io sono uno Shelby e tu sei una Evans, siamo soci e basta."
Tommy notò lo sguardo triste di Ariadne e per un secondo si intenerì, prima di tornare ad indossare la sua maschera di freddezza.
"Questo vuol dire che non mi aiuti se ti chiedo un favore?"
"Quale tipo di favore?"
La ragazza si appoggiò alla parete e incrociò le caviglie, mille pensieri le passavano per la mente.
"Ora con gli Scuttlers si è complicato tutto. Di sicuro cercheranno vendetta e mio fratello è costretto ad aiutarli, questo significa che io dovrò restare qui per risolvere la questione."
"E cosa vuoi da me?"
"Aiutami a trovare un modo per tornare a Londra il prima possibile. Tom, io non posso restare qui. Odio la mia famiglia, odio i Blue Lions, odio questa malavita."
Tommy la guardò dal bordo della bottiglia e fece un mezzo sorriso.
"Sei proprio disperata. Perché?"
"Non sono affari tuoi." Ripeté Ariadne.
"Non posso aiutarti. Io e te eravamo presenti all'attentato nel bosco e per questo gli Scuttlers vorranno il nostro aiuto fino a quando non scopriranno che cosa è successo. Mick King non ti permetterà di andare via."
"Quindi l'unico modo di porre fine a tutto questo è trovare chi ha sparato nel bosco? Bene! Comincerò a indagare!"
"Finirai per farti ammazzare, Sherlock."
"Allora ci vedremo nel girone dei bugiardi, signor Shelby."

INFERNO || Tommy Shelby Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora