Minaccia al potere

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7. MINACCIA AL POTERE

"Il cuore dell'uomo è il suo paradiso o il suo inferno."
(Jean-Jacques Rousseau)

Il giorno dopo
Tommy controllò l'orologio appeso al taschino e si rese conto di essere in anticipo. Si era svegliato all'alba come sempre da vent'anni a questa parte, si era preparato e si era rifugiato nelle stalle per abbeverare i cavalli e spazzolarli. Adorava i cavalli sin da bambino, erano silenziosi eppure di grande compagnia; per lui erano amici fedeli. Ogni mattina si ritagliava almeno mezz'ora da passare nelle stalle un po' per prendersi cura degli animali e un po' per evadere dalla sua vita. Depose la spazzola e accarezzò il muso del suo cavallo nero prima di rincasare.
"Buongiorno, signor Shelby." Lo salutò la domestica.
Tommy annuì e ricambiò con un cenno della testa. Quando si chiuse la porta alle spalle, ad attirarlo furono delle sonore risate che provenivano dal soggiorno.
"La foca, Charlie! Fai la foca!" stava dicendo Ariadne.
Charlie e Ariadne erano sdraiati a pancia in giù sul grande tappeto persiano ai piedi del divano, le braccia dietro la schiena e le mani che battevano. Il bambino si fermò quando incontrò le scarpe lucide del padre.
"Papà, guarda, sono una foca!"
"A quanto pare in casa abbiamo un'invasione di foche."
Ariadne era arrossita nel frattempo, qualcosa nella posizione rigida di Tommy la metteva a disagio. Si alzò e si pulì i pantaloni dalla polvere.
"Scusa, pensavo che fosse un gioco divertente." Disse lei con un filo di voce.
Da bambina a casa sua aveva giocato poco e niente. Lei e Julian adoravano rincorrersi in giardino e lanciarsi la palla, ma la madre glielo vietava perché temeva che si facessero male. L'unico più libero era Eric perché era più grande e perché andava in giro col padre, ma al suo ritorno doveva sottostare alle regole. Era solo l'ennesimo modo attraverso cui Marianne Evans esercitava il totale controllo sui figli.
"Non devi chiedere scusa. Stavate soltanto giocando. Anzi, mi fa piacere che Charlie abbia trovato una compagna di giochi della sua stessa età."
Ariadne si mise a ridere per l'allusione alla sua giovane età.
"Almeno non deve giocare con suo padre che è molto anziano."
"Tommy, sei qui." esordì Lizzie.
Tommy fece un passo indietro e Ariadne tornò seria, il che insospettì ancora di più Lizzie.
"Ariadne, porta Charlie con te in sala da pranzo per la colazione." Disse lui.
"Certo."
La ragazza sorrise, prese il bambino per mano e lasciò i due coniugi da soli. Lizzie lo stava trucidando con quei suoi occhi chiari.
"Che c'è? Mi guardi come se avessi sgozzato qualcuno su questo prezioso tappeto del cazzo."
"La ragazzina ti piace. Lo capisco da come la guardi."
"Non dire stronzate, Lizzie."
Tommy si incamminò verso l'uscita per andare a fare colazione, ma Lizzie lo trattenne per il braccio.
"Te la scopi?"
"Tra me e Ariadne non c'è niente. E anche se me la scopassi a te non dovrebbe interessare!"
"Ah, no? Ti ricordo che sono tua moglie. Non voglio essere lo zimbello di tutti perché Tommy Shelby va a letto con una ventenne!"
Tommy si prese qualche secondo per respirare a fondo oppure sarebbe esploso in un raptus di rabbia.
"Non me frega un cazzo di quello che pensano gli altri. Tommy Shelby fa quello che gli pare."
"Anche tradire sua moglie?"
La porta di ingresso all'improvviso sbatté forte. Lizzie si affacciò in corridoio e vide che Charlie salutava qualcuno con la mano dalla finestra.
"Che succede?"
"Ariadne è andata via. Ha detto che siamo stati gentili e che ci ringrazia."
Tommy sospirò e si passò una mano sul viso, quella giornata era decisamente incominciata male.

Ariadne si presentò al bancone del Garrison a mezzogiorno. Era domenica e sua madre era andata a messa con Barbara e Agnes, perciò aveva avuto il tempo di tornare a casa per lavarsi e per preparare una valigia. Per fortuna non aveva incrociato i suoi fratelli, il maggiore doveva essere uscito con Lucius e il minore quasi certamente dormiva dopo una bella sbronza.
"Ariadne! Che bello averti qui."
Margaret le diede un abbraccio e un bacio sulla guancia, era una ragazza molto affettuosa.
"Non so dove altro andare. A casa mia non ci torno e casa di Tommy non è il luogo adatto."
"Hai dormito da Tommy? Caspita!"
"E sono scappata prima che scoppiasse un litigio furioso fra moglie e marito. Credo di essermi intromessa fin troppo nella vita di Tommy."
"E' Tommy che te lo ha permesso. Sai, lui è uno molto chiuso e riservato. Se fa entrare qualcuno nella sua vita è perché lo desidera davvero." Disse Margaret.
"Me lo ha permesso solo perché sono utile agli affari."
La campanella della porta risuonò quando nel pub entrò un cliente. Margaret sorrise subito e si sbracciò per farsi notare.
"Venite a sedervi qui, signora Gray."
Ariadne rimase esterrefatta dalla bellezza della donna che si era accomodata accanto a lei: capelli castani arricciati alle punte, sopracciglia dalla forma perfetta, rossetto rosso e un abito blu notte di pura seta.
"E' una giornata tremenda oggi. Il parroco ha fatto un'omelia davvero brutta, quell'uomo non mi piace per niente!"
Margaret ridacchiò e si premurò di servire alla donna un bicchiere di whiskey.
"Ariadne, ti presento Polly Gray."
"Voi siete Polly Gray? Quella Polly Gray?"
"La sola e unica." Rispose Polly con un sorriso.
Ariadne aveva sentito tante storie su di lei, era una sorta di diva tra le strade di Birmingham. Parlare con lei era come essere al cospetto della regina.
"Io nutro una profonda stima nei vostri confronti, signora Gray."
"Non sei la prima, tesoro. E tu saresti?"
"Ariadne Evans."
Polly si bloccò con le labbra sul bordo del bicchiere, le sopracciglia inarcate in una smorfia di incredulità.
"Tu sei la figlia di Marianne, qualche anno fa si pettegolava molto su di te. La ragazzina che fuggì nel cuore della notte."
"Perché scappavi?" chiese Margaret.
Ariadne puntò gli occhi sulle venature del legno del bancone mentre elaborava una scusa da propinare.
"Ehm ... io non sono proprio scappata."
"E comunque non sono cazzi vostri." Tuonò Tommy alle loro spalle.
Polly si voltò a guardare il nipote con uno dei sguardi loquaci: lei aveva capito che c'era qualcosa fra Tommy e Ariadne.
"A cuccia, Tommy. Io e la tua socia stavamo solo facendo due chiacchiere."
Ariadne non poteva sopportare quella tensione, la stessa che si era creata poche ore prima a casa Shelby. Ecco perché si alzò e recuperò la valigia, dopodiché sorrise a Margaret a mo' di saluto.
"Io vado. Buona giornata."
"Stai facendo una delle tue cazzate." Disse Polly.
Tommy vide Ariadne lasciare il Garrison e avvertì qualcosa pungolarlo nella schiena, era una pessima sensazione.
"Tra me e Ariadne non c'è un cazzo."
La zia bevve piano il suo drink, sembrava divertita dalla reazione fasulla del nipote.
"C'è sempre di mezzo il tuo cazzo, Tommy caro."
Tommy non replicò, non sapeva mai cosa dire quando Polly lo prendeva contropiede.

INFERNO || Tommy Shelby Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora