missing you. (CS Jr.)

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Camilla continuò a cucinare, Cleo era nel soggiorno che giocava tranquilla con le bambole quindi non si sarebbe dovuta preoccupare se le fosse successo qualcosa. Era così apprensiva con lei che ogni volta si stupiva di come la piccola la ascoltasse invece di ribellarsi come avrebbe fatto qualunque bimbo della sua età, aveva appena compiuto cinque anni ma sembrava molto più grande.
"Mamma, ma se chiedo la cucina per il prossimo Natale, Babbo Natale me la porta davvero?", Cleo la guardò dal basso con gli occhi spalancati.
"Beh, se ti comporti bene magari te la porta. Lo scriviamo così ci ricordiamo va bene? Poi sai che devi decidere quale vuoi di più", Cleo annuì felice e poi andarono verso la scrivania cercando il quaderno dove scrivevano di tutto. Camilla si assicurò che i fornelli fossero spenti e poi seguì la figlia, già seduta nella sedia con il quaderno davanti.
Per ovviare ai capricci tipici di quell'età aveva escogitato quel strano gioco, che stava iniziando a funzionare davvero. Sapeva che se si fosse presentato Carlos gliel'avrebbe comprata senza nemmeno pensarci ma si era fatta promettere anche da lui che avrebbe seguito quella linea, non voleva che crescesse con la convinzione di poter avere tutto ciò che chiedeva.
"Come si scrive?", le chiese mentre impugnava la penna in un modo improponibile. La manina chiusa a pugno intorno alla penna era appoggiata sul foglio immacolato pronta a scrivere, ma il campanello le bloccò entrambe.
Camilla si mise in posizione eretta mentre Cleo scendeva veloce dalla sedia per andare ad aprire la porta.
"Cleo, ti ho detto che potevi aprire?", urlò in modo da farsi sentire. Le bastò guardare la porta per capire di chi si trattasse. Il sangue le si gelò per un attimo nelle vene, quella visita era totalmente inaspettata.
"Papi", Cleo appesa al collo di Carlos allungava l'ultima lettera della parola facendo ridere il più grande.
Carlos se la baciò per bene prima di chiudere il portone alle sue spalle, "hola bebé".
Camilla lo guardava stranita, cosa ci faceva lì? Di solito avvisava prima di arrivare, non era nemmeno il giorno che di solito si prendeva Cleo.
"Ciao, come mai qua?", chiese piano, non voleva rovinare il momento padre figlia per nulla al mondo.
"Io... Io, sono stato in fabbrica e mi sono detto che potevo passare a salutare. Stavate cenando?", domandò perplesso. Certo, non era un orario adatto per passare ma gli mancavano entrambe, anche se per la più grande cercava di nasconderlo.
Si erano lasciati nel modo peggiore, se Cleo non ci fosse stata avrebbero preso strade diverse molto prima, ma forse era proprio lei che li avrebbe fatti risolvere. Quando si erano lasciati Camilla era incinta di poche settimane e Carlos era ancora alla Toro Rosso.
"Vedo che sei già impegnato, volevo solo dirti che sono incinta, Carlos. È tuo, mi farò sentire per accordarci quando lo potrai vedere, non priverò mio figlio del padre solo perché è un coglione", gli aveva detto lei prima di uscire dalla driver room che improvvisamente era diventata troppo affollata.
Carlos ricordava quelle parole ancora oggi e si stupiva con quanta freddezza lei avesse continuato a farle vedere la figlia, pur avendolo trovato mentre la tradiva.
"Stavamo scrivendo i giochi che vorrei per natale prossimo, la cucina", parlò Cleo esaltata. Scese veloce dal grembo del padre e corse spedita verso la scrivania, "mi aiuti tu papi?", continuò facendo sbuccare la testolina dall'angolo.
Carlos annuì, guardò Camilla per cercare un assenso e poi si avviò verso la figlia, forse andare lì senza avvisare non era stata una buona idea.
Camilla li guardò ancora qualche attimo, si ricordava i primi mesi quando pensava che non ce l'avrebbe fatta, quando aveva intenzione di chiamare Carlos e dirgli che avrebbe abortito ma poi si era messa in sesto. Quella bambina era la gioia più grande che le potesse capitare nella vita, Carlos faceva parte del quadro ma per lei non esisteva più. Aveva chiuso con gli uomini, c'era stata qualche conoscenza durante gli anni ma si era resa conto che andava sempre alla ricerca di qualcuno che somigliasse, anche solo vagamente allo spagnolo. Non aveva mai smesso di amarlo, era stata tradita, eppure non aveva mai smesso un attimo di mettere in dubbio il suo amore per lui, ma questo non era bastato a tenere loro insieme.
Tornò con i piedi per terra e si mise a guardare la foto che stava vicino alla televisione, loro tre insieme in una vacanza in Spagna durante l'estate appena passata. Avevano sempre deciso di passare le vacanze o festività insieme, non volevano che Cleo si trovasse a dover scegliere da chi stare, volevano che crescesse con ricordi in cui i genitori avevano messo da parte il loro orgoglio per lei. Sorridevano tutti alla telecamera, il cane di Carlos era passato davanti proprio nel momento in cui  Blanca aveva scattato la foto, Cleo guardava innamorata Piñon e lei e Carlos guardavano davanti a loro sorridenti.
"Mamma, papi può restare a cena?", urlò la bimba.
"Certo, si dovrà accontentare del minestrone", rispose Camilla. Carlos alzò le spalle e poi tornò a rincorrere la figlia che divertita le faceva le linguacce.
Camilla apparecchiò velocemente la tavola e poi chiamò i due, ancora intenti ad inscenare una lotta greco romana, "vi devo chiamare un'altra volta?", urlò.
"No, siamo qui", Carlos teneva Cleo in braccio. Doveva averle fatto lavare le mani perché la felpa aveva macchie ovunque.
Cenarono tranquilli, Cleo non aveva smesso di raccontare un attimo cosa aveva fatto a scuola e cosa aveva combinato con i compagnetti durante l'ora di pausa.
"Ci siamo nascosti negli armadi e poi la maestra ci ha sgridato", aveva incominciato a parlare euforica per poi finire con un tono triste e sconsolato.
Carlos e Camilla avevano fatto una fatica immensa per non ridere del modo in cui aveva parlato Cleo, "beh, la prossima volta giocate senza nascondervi, d'accordo? E ora finisci tutto che poi si va a nanna che è tardi", Carlos le baciò la testa per poi continuare a mangiare.
"Devo farle la doccia", disse piano Camilla.
La bimba scosse felice la testa e poi li indicò entrambi, "insieme, insieme", la madre annuì ancora una volta.

Dopo cena avevano lasciato Cleo libera di guardare i cartoni sino a che non sarebbe stata pronta la vasca. Carlos aveva seguito in silenzio Camilla, guardava qualunque mossa facesse e non si sarebbe stancato mai.
Dopo averlo sorpreso nel camerino con un'altra, Carlos, aveva smesso di vedere altre donne, per lui sarebbe esistita solo lei, nessuna poteva superarla.
"È un casino senza di te", parlò piano, facendo in modo che Cleo non sentisse.
"È tutta colpa tua Carlos, hai fatto tutto da solo", Camilla parlò schietta, "cosa non avevo io in più di lei? Dimmelo Carlos, sono sei anni che mi faccio questa domanda".
"Niente, io... so di essere stato un coglione, era una mia ex ed era prima che lo facessi tu e ha iniziato a baciarmi".
"Sai che non me la bevo questa stronzata", lo guardò di traverso, "Non continuare a prendermi per il culo".
Nel frattempo l'acqua cominciava a riempire la vasca.
"Devi credermi perché è la verità", Carlos si avvicinò a lei e tocco piano il suo braccio, "sei dimagrita?", poteva sentire l'osso sotto il suo tocco.
"Adesso che c'entra?".
"C'entra che ti amo e mi manchi. E non voglio che nostra figlia ti veda soffrire per le mie stronzate. Guardami", le alzò il viso guardandola negli occhi.
Era stanca, le occhiaie contornavano gli occhi stanchi e gli zigomi sembravano essersi accentuati. Per lui era sempre la più bella del mondo, ma si stava distruggendo e lui non s'era reso conto sino ad ora.
Carlos le alzò piano il viso e si guardarono negli occhi, erano stanchi e pieni di preoccupazione, portò la mano dietro la nuca di Camilla e la baciò. Era un bacio lento, pieno di scuse e accuse, tempi passati che no  sarebbero mai tornati. Si staccarono solo quando sentirono Cleo urlare felice.
"Siete fidanzati? Adesso papi vive con noi?", la bimba non faceva altro che inondarli di domande alla quale avrebbero preferito rispondere mai.
Carlos rise piano e poi guardò Camille, "prima ci laviamo", era l'unica che aveva potuto dire.
Sapeva ci sarebbe voluto del tempo prima di tornare quelli di una volta.

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