Dina continuò a spingere la carrozzina cercando di farsi spazio tra le mille persone che sostavano vicino alle sbarre del paddock, era stanca, c'era caldo e voleva tanto tornare a casa. Tutta il coraggio che aveva tirato fuori nei precedenti era appena scemato quando aveva visto, in fondo alla strada sterrata, l'hospitality della Renault. Se solo un anno fa le avessero detto che l'australiano l'avrebbe lasciata perché era incinta lei avrebbe riso di gusto, e invece Daniel e lei si erano lasciati proprio per quello. Quando lei le aveva annunciato di aspettare un figlio lui aveva deciso di sparire e lasciarla sola, in quell'immenso casa di Monaco.
Gli occhiali le coprivano le occhiaie nere e gli occhi che erano diventati immediatamente acquosi per via dei ricordi e si impose di continuare a camminare sino agli hospitality della McLaren, dove Carlos l'aspettava paziente. Aveva addosso un leggero vestito dalla fantasia floreale lasciando che il leggero vento di un agosto veramente caldo la colpisse, non sapeva se fosse lei o c'era veramente tutto quel caldo ma stava iniziando a sentirsi male. D'altro canto anche Alvaro, che aveva compiuto appena due mesi, non la smetteva di lamentarsi per tutto quel caldo.
"Lo so amore mio, ora arriviamo da zio Carlos e stiamo al fresco" aggiustò un attimo il lenzuolo bianco in modo da coprirlo da qualche flash e sospirò piano appena arrivò davanti alla McLaren. Sorrise al ragazzo addetto a controllare i pass e una volta verificato entrò nell'immobile cercando disperatamente il suo migliore amico Carlos.
Lei e Carlos, inseparabili sin dal tempo della scuola, erano diventati migliori amici separandosi solo quando il più grande, di qualche giorno, aveva iniziato a gareggiare, lasciandola sola durante le ore di chimica e spagnolo. Uno sapeva i segreti dell'altro, si mandavano foto orribili su WhatsApp, si dedicavano canzoni e si chiamavano alle tre di notte solo per colmare quei vuoti di solitudine che la notte portava con sé. Si destreggiò tra i tavoli dell'hospitality cercando ancora una volta lo spagnolo trovandolo impegnato in un'intervista.
Durante gli ultimi mesi non si erano visti per niente, la pausa estiva tra una gara e l'altra l'avevano passata separati, lei a Barcellona in un ospedale per via dei malori di Alvaro e lui in giro per i mari spagnoli a spassarsela con Isa, la sua fidanzata, e il resto della loro combriccola. Carlos non aveva ancora avuto l'opportunità di vedere quel piccolo fagottino e sapere che quel giorno era tanto arrivato emozionava un po' tutti. Come se fosse un padre super orgoglioso, Carlos non si era sicuramente risparmiato dal far vedere a tutti quanto fosse bello il suo figlioccio, che aveva già riempito di regali. Dalla carrozzina alla macchina elettrica che avrebbe usato negli anni a venire, nel tentativo di fargli seguire le sue orme, o quelle del padre.
Dina non si era affatto stupita di non averlo trovato in giro per il paddock a sparare qualche sciocchezza tipica di lui. Le era sembrato di aver intravisto la madre ma, per scacciare ogni paura, aveva semplicemente negato a sé stessa che l'avesse anche solo riconosciuta. Lei è Grace avevano sempre avuto un rapporto abbastanza rispettoso nei confronti di entrambe, nessuna delle due si intrometteva negli affari dell'altra e si vedevano solo quando in giro c'era anche Daniel. Non avevano instaurato un rapporto stretto ma alla fine, forse, era stato meglio così se ci pensava, tutti dovevano aver sofferto meno quella separazione con l'australiano, se non lei e forse il ragazzo. Eppure durante i primi mesi ci aveva pensato parecchio se mandare avanti quella gravidanza fosse stata la scelta migliore, c'erano mille opzioni oltre all'aborto, opzione non presa in considerazione, se non subito dopo la rottura. Ma poi aveva pensato, quello era l'unico modo per avere un pezzo di Daniel con sé e per ricordarsi quanto grandiosa fosse stata la loro storia, seppur durata poco più di due anni.
Per non disturbare troppo, se mai Alvaro avesse deciso di farsi sentire, si allontanò un po' sedendosi in uno dei tanti divanetti al piano terra. Tolse il lenzuolo dalla carrozzina e con maestria prese in braccio il bimbo, sorridendo appena capendo che fosse sveglio.
"Oh ma allora siamo svegli" gli lascio dei bacini sulle guance facendolo sorridere. Più lo guardava e più se ne innamorava perdutamente.
Gli occhi scuri e i ricci non facevano altro che farle ricordare chi fosse il padre, il naso e la pelle leggermente ambrata erano i suoi tratti e forse ringraziò se stessa per aver regalato la forma del suo naso ad Alvaro, nulla contro quella di Daniel ma le era bastato quando lui le raccontava della sua infanzia.
"Quando avevi intenzione di avvisarmi che saresti venuta" Carlos la spaventò parlando piano e dietro di lei.
"Era una sorpresa cretino" gli lanciò il cuscino e aspettò che lo spagnolo si sedesse vicino a lei, "mi sei mancato Carlitos" lo abbracciò meglio che poteva. In tutto ciò Alvaro non aveva fatto altro che muovere mani piedi per la felicità, forse aveva riconosciuto la voce di Carls e Dina non si stupì affatto di ciò. Si chiamavano almeno due volte al giorno finendo poi per fare una terza videochiamata finale per raccontarsi di tutto.
"Hola bebé" Carlos non perse tempo ad impadronirsi di Alvaro che rise felice. Sembravano padre e figlio, non a caso Dina aveva voluto che fosse Carlos a fare da padrino ad Alvaro.
Era passata qualche ora da quando Dina e Alvaro si erano spostati dentro la driver's room di Carlos nella speranza che durante le prove libere del pomeriggio il bimbo dormisse lontano dai suoni molesti o il caldo torrido che quell'estate portava con sé. Il bussare alla porta la distrò un attimo dall'ammirare il bimbo e si alzò per andare ad aprire.
"Carlos mi ha raccomandato di controllare come stessi. Mancano pochi minuti alla fine delle prove se vuoi venire con noi nei garage non c'è problema" parlò piano Charlotte.
Alvaro non aveva avuto alcuna intenzione di dormire ma era rimasto abbastanza tranquillo da far riposare la madre che annuì mettendolo dentro la carrozzina.
"Ci sono le cuffie per il piccolo"era ancora troppo piccolo per poter sopportare i rumori tipici delle monoposto e di sicuro Dina non aveva alcuna intenzione di rendere sordo suo figlio. Charlotte le passò l'oggetto e la aiutò ad uscire dall'ospitality, attraversando il paddock pieno di gente. Non si sarebbe affatto stupita se qualcuno l'avesse riconosciuta e se l'avesse addirittura vista l'australiano. Chiese scusa a qualche meccanico indaffarato e fece in modo da disturbare il meno possibile, di lì a poco sarebbe arrivato Carlos e lo avrebbe salutato. Erano appena le cinque del pomeriggio ma sarebbe dovuta tornare a casa, lavare lei ed Alvaro, mangiare e andare dritta a dormire. Benché avesse riposato durante la Fp2 si sentiva spossata e la voglia di tornare a casa stava aumentando piano piano tanto da renderla quasi nervosa. Appena Carlos entrò nel garage si alzò chiamandolo a voce alta, delle macchie di sudore si notavano appena sulla tuta e la borraccia della bibita energizzante stava finendo per l'ennesima volta.
"Carlos io devo andare, devo lavare Alvaro e prima di tornare a casa passerà come minimo un'ora" il ragazzo se la strinse, le era mancata così tanto che sapere che sarebbe andata via il cuore un po' si spezzava.
"Ti accompagno alla macchina" Dina annuì, salutando tutti e ringraziandoli, in fondo Alvaro quel giorno non aveva fatto altro che risollevare l'umore di tutti."Domani saremo su qualche giornale, diranno che hai tradito Isa e che hai un figlio" Dina rise lasciando una pacca sulla spalla allo spagnolo che alzò gli occhi al cielo sconcertato. Solo chi davvero li conosceva poteva capire appieno quale fosse il loro rapporto, andava leggermente oltre l'amicizia ma non aveva mai sorpassato il sessuale.
"Durante l'ultimo anno mi ha chiesto diverse volte di te" la ragazza rimase spiazzata, se realmente voleva sapere di lei, perché mai avrebbe dovuto lasciarla?
"Gli ho sempre detto che stavi bene e che con Alvaro andava bene, che stava bene" finì il discorso. Si guardarono ancora una volta negli occhi e non poterono far altro che abbracciarsi, lasciando che qualche lacrima scendesse. Lei non aveva ancora superato la rottura con l'australiano, forse mai ci sarebbe riuscita. Durante quell'ultimo anno ne aveva passato talmente tante che ormai l'essere stanca o sopraffatta non la sorprendeva per niente, ormai doveva badare ad un bambino, e questo le andava bene se significava tenere la mente occupata. Fra qualche mese sarebbe tornata a lavoro e avrebbe dovuto organizzarsi, ma doveva farcela da sola, se lo era imposto.
Si salutarono per l'ultima volta e Carlos aiutò Dina con Alvaro, le chiuse il passeggino mettendolo nel bagagliaio.
Sarebbe rimasta sempre e solo lei, Carlos era l'unica vera cosa che la teneva legata alla F1, ma le andava bene così. Daniel non sarebbe mai tornato, non avrebbe avuto l'opportunità di vedere suo figlio crescere, il primo passo, la prima parola. Sarebbero state tutte soddisfazioni che avrebbe vissuto solo lei. Lo salutò ancora una volta e si allontanò da lì, come se fosse un campo minato.
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One Shot, Moments
عشوائيSpazio dedicato a pensieri, parole, One shot su personaggi vari.