E se vi dicessi che è in arrivo un’altra storia?
Il viaggio in treno parve non finire mai. Prima di scendere, lanciai un’ultima occhiata all’orologio che segnava le sette passate. Dopo ore e ore trascorse seduta sul sedile di un vagone traballante, sentire la terra ferma sotto i piedi fu una vera benedizione. Mi accertai che Alice fosse con me, prima di incamminarmi verso l’uscita.
Nonostante fosse così presto, la stazione era piena. Gente che correva, gente che urlava, valigie lasciate incustodite, bambini spaesati che non trovavano più i genitori. Non vedevo l’ora di sgranchirmi le gambe e respirare un’aria più fresca.
«Fermiamoci lì» disse Alice, una volta fuori.
Posai la valigia a terra e mi appoggiai al muro. I coniugi che avevano accettato di ospitarci si chiamavano Viola Engel ed Eljas Maertens, amici dei nostri genitori da molto prima che nascessimo. Erano venuti in visita solo una volta, ma avevo appena quattro anni e non ricordavo nulla di loro. Tuttavia, avevamo sentito mamma e papà tesserne le lodi in più di un’occasione.
Un uomo dai capelli scuri con indosso un completo formale ci passò vicino, ma lo notammo solo quando si fermò davanti a noi.
«Alice e Ethel Kelly?» domandò con un marcato accento tedesco.
“Un amore a Berlino” di friendscallmematt
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