Il sole era sorto ormai da ore su Londra, bellissima e caoticamente nostalgica, e Reina Wood era già in piedi.
Per tutta la notte non aveva chiuso occhio, girovagando per casa come se stesse cercando qualcosa, un qualcosa che neanche lei sapeva identificare.
Il giorno che tanto temeva era infine sopraggiunto.
'Son passati troppo velocemente' continuava a ripetersi nella testa, mentre indossava lentamente dei leggins comodi per il viaggio.
Sentiva al di fuori della stanza i passi di suo padre che scendevano al piano di sotto, risalivano e passavano continuamente davanti alla porta della sua stanza.Si alzò dal letto tirando con sè le coperte e iniziando a riporle in valigia.
Nella stanza c'era silenzio, si potevano udire soltanto le macchine che passavano al di fuori del suo appartamento, quando il brontolío della sua pancia si aggiunse a quel fastidioso rumore.
Reina era una ragazza definita strana per via del suo comportamento e dei suoi modi di fare, ma era semplicemente una ragazza con alle spalle un passato difficile: sua madre aveva abbandonato lei e suo padre all'età di otto anni, era andata via con un altro uomo da un giorno all'altro, lasciando un semplice bigliettino d'addio, senza nessuna spiegazione.«Reina, il caffè è pronto» la chiamò suo padre con tono alto dall'altro lato della porta.
La ragazza infilò velocemente una felpa e i suoi amati stivaletti borchiati, fiondandosi poi al piano di sotto.
Fece lo slalom tra i vari scatoloni sparsi in salotto per poi arrivare in cucina.
«Buongiorno papà» disse la ragazza con un sorriso, avvicinandosi all'uomo seduto a tavola e lasciandogli un dolce bacio sulla guancia.
«Dormito bene?» chiese lui, seguendola con lo sguardo, dopo aver sorseggiato un altro po' del suo caffè.Lei non rispose, si limitò a voltargli le spalle per prendere del latte dal frigorifero e poi sedersi a tavola, di fronte a lui.
Prima di parlare, sorseggiò anche lei il caffè, dopo aver aggiunto nella tazza un goccio di latte.
«Non c'è proprio un modo per restare qui?» chiese lei tutto d'un fiato, restando a fissare il padre dritto negli occhi.
«Ne abbiamo già discusso. Devo tornare a Beacon Hills, il mio lavoro qui è finito, ho concluso ciò che dovevo fare... ti avevo avvertita che non sarebbe stato per sempre» replicò l'uomo mentre teneva a mezz'aria la sua tazza colorata di rosso.«Ma papà... io potrei rimanere qui, finire gli studi, trovare un lavoro...» spiegò con tono acuto la ragazza.
«E lasciarmi solo anche tu?» la interruppe l'uomo.
Reina rimase con le labbra socchiuse, sussultando a quella frase.
Restò in silenzio per qualche secondo, con lo sguardo fisso sull'uomo.
Il volto di Richard, in quel momento, era visibilmente cupo: rimase con le labbra schiuse mentre lasciava fuoriuscire dei respiri caldi e lenti.«Non ti lascerò papà...» disse lei infine, abbassando la testa sulla sua tazza e prendendo a giocare con il cucchiaino sul tavolo.
Sentì tirare la sua mano, così alzò nuovamente la testa accennando un mezzo sorriso.
«Vedrai che andrà tutto bene. Sei la figlia che tutti vorrebbero, non avrei potuto desiderare di meglio... sei l'unico regalo che tua madre mi abbia mai fatto! Abbiamo superato tanto, hai superato tanto... e so che riuscirai a tornare a casa a testa alta... non sottovalutarti...» concluse lui con un sorriso, allungando la mano libera e accarezzando il viso di sua figlia.Lei non rispose, si limitò a sorridere avvertendo gli occhi bruciarle all'improvviso.
Erano pieni di lacrime, sentiva un vuoto dentro che fece scomparire la fame, ed infatti lasciò perdere i biscotti e il latte.
«È ora di andare» disse Richard alzandosi dalla sedia, strisciando rumorosamente quest'ultima sul pavimento.
Reina annuì e si alzò buttando poi gli ultimi rifiuti nell'immondizia, compresa la sua adorata tazza con la bandiera inglese.***
Erano arrivati da 10 minuti all'aeroporto e Reina era all'imbarco bagagli, ridendo di suo padre che litigava con un hostess per via di una valigia che pesava più del dovuto.
«Non pagherò 50 sterline per qualche chilo in più, è incredibilmente esagerato!» esclamò lui in tono di disaccordo, sventolando in aria le mani.
«Ma signore, deve per forza o non le imbarcheremo il bagaglio» spiegò con tono calmo la signorina che si trovava dietro ad una scrivania.
«Sciocchezze, preferisco togliere qualche maglietta ed indossarla che pagare 50 sterline in più... ho speso già tanto per il biglietto, non vi regalerò altri soldi» terminò la frase Richard, aprendo la valigia e togliendo qualche maglia dal suo interno per poi indossarla.Reina rimase lì ferma a osservarlo, mentre sorrideva per via della sua goffaggine.
Richard Wood era un uomo affascinante, con un modo tutto suo di fare; a volte poteva sembrare duro ma in realtà era l'uomo più dolce al mondo.
Richard era un professore universitario, insegnava scienze occulte ed era amato da tutti i suoi studenti.In aeroporto era un continuo via vai di gente che stringeva borse e valigie ripiene di affetti personali.
C'era troppo rumore per via degli annunci dei prossimi voli o del vociferare dei passeggeri che quasi sembravano urlare.
Una volta effettuato l'imbarco dei bagagli, Richard e sua figlia si recarono ai controlli e, dopo averli terminati, si avviarono tranquillamente verso il gate.
Reina si sedette sulla prima sedia libera e tirò fuori il cellulare dalla tasca del giubbino.«Zia mi ha scritto, dice che non vede l'ora di riabbracciarmi e che troverò una sorpresa una volta arrivata da lei» disse Reina con la testa china sullo schermo, rispondendo al messaggio.
«Tua zia sta contando i giorni... è una pazza!» disse Richard ridendo e allungando uno sguardo sul telefono della ragazza.
Lei rise alla sua risposta ma il sorriso le si spense un attimo dopo.
Era come pietrificata.Sulla home di Photospace era apparsa una foto pubblicata da uno dei suoi vecchi amici o, per meglio dire, da una sua vecchia cotta.
La foto ritraeva lui che abbracciava una ragazza e i due si guardavano dritto negli occhi, sorridendosi. Ma la parte peggiore era la dolce didascalia: 'Tu sei tutto quello che ho sempre cercato, prima ancora che sapessi cosa stessi cercando.'
Fu un pugno nello stomaco.
Reina schiuse le labbra, rimase a fissare l'immagine a lungo, cercava qualche difetto nella ragazza, ma lei semplicemente non ne aveva, sembrava essere perfetta.Richard scrutò il viso perso della figlia per poi abbassare nuovamente lo sguardo sul telefono.
Si lasciò scappare un lieve sospiro e tirò delicatamente a sè la figlia, stringendola forte al petto e accarezzandole lentamente i capelli.
Lei si lasciò andare, bloccando il telefono e chiudendo gli occhi, nascondendo il viso tra le braccia di suo padre.
Non erano nemmeno partiti e già tutto il male che Beacon Hills le aveva fatto ritornava a tormentarla.
STAI LEGGENDO
No Limits
Loup-garou«Sei il sussurro alla fine di ogni urlo disperato!» Dopo due anni di vissuto a Londra, scappata dai problemi e lasciandosi alle spalle una vicenda che aveva segnato per sempre lei e i suoi amici, Reina dovrà tornare nella sua città natale: Beacon Hi...