16. Sei tu, papà?

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Erano ormai le sette del mattino, il sole splendeva su Beacon Hills coperto da qualche nuvola di passaggio.
Dei raggi riflettevano nella stanza attraverso la tenda bianca di seta, la stanza, che per tutta la notte Reina era rimasta a fissare trovandola cupa.

Delle mura color marrone scuro la circondava, stesa su un letto matrimoniale molto raffinato.
La stanza presentava un enorme camino a lato mentre un arco permetteva di entrare in un bagno rigorosamente fatto in pietra: classica stanza di un vampiro.

La ragazza non riuscì a chiudere occhio prima delle sei del mattino, si era guardata per tutto il tempo il corpo osservando le ferite richiudersi lentamente grazie al sangue che le aveva dato Nate.
Erano quasi le otto quando, una voce stridula irruppe nella stanza osservando i due ragazzi dormire beatamente mentre Nathaniel stringeva a se Reina.

«Bene, bene, bene... che cosa abbiamo qui?» domandò Luna incrociando le braccia al petto con un ghigno stampato sul viso.
Reina aprì di colpo gli occhi nell'udire la ragazza abbassando poi lo sguardo verso la pancia, la quale, era coperta dal grande braccio di Nathaniel e da un suo piccolo mentre gli stringeva la mano. Sussultando si alzò a sedere spingendo bruscamente via il ragazzo, il quale si svegliò.

«Non puoi prenderteli tutti» con tono infastidito ribattè Luna. «E tu? Non ci credo che l'hai fatta uscire dallo scantinato per farla dormire con te, nel tuo letto» urlò contrò Nate.
La sua voce era ormai alta e vibrante, le sue braccia erano stese lungo il suo corpo magro con le mani chiuse in due pugni, le sue labbra erano serrate e le sopracciglia corrugate quasi dalla rabbia mentre i suoi occhi diventavano di un rosso acceso.

«La uccido» digrignò tra i denti Luna avvicinandosi a Reina, la quale era in piedi di fronte al caminetto.
Nate quasi sgranò gli occhi a quelle parole e, con una velocità soprannaturale, si ritrovò in piedi tra le due ragazze tenendo lontana Luna: «Se la uccidi non risolvi niente, ha bevuto il mio sangue!» sussurrò con voce esile il ragazzo.

Il suo sguardo era perso, le sue labbra erano socchiuse, i suoi occhi erano quasi sgranati e Reina percepì un briciolo di paura e preoccupazione in Nate.
Per Luna, quelle parole bastarono per capire le intenzioni dell'amico: «Ti piace... non è vero? Perciò l'hai curata?» la voce della ragazza era quasi un sussurro mentre guardava negli occhi Nate, il suo sguardo da ragazza arrabbiata cambiò in due secondi passando quasi alle lacrime.

«No!» sussurrò con decisione Nate ma Luna non gli credette che, con tutta la forza da lupo mannaro che aveva, prese il ragazzo per le braccia e, alzandolo dal pavimento, lo tirò contro il muro facendolo mugolare poi dal dolore.
«Nathaniel...» quasi urlò Reina, che era rimasta per tutto quel tempo in silenzio, non appena vide il ragazzo steso a terra dolorante.

Fece un passo verso di lui ma Luna non glielo permise spingendola con forza contro un muro vicino: «Non hai idea di cosa ho in mente p-» non finì la frase che Deucalion la interruppe entrando in camera, mentre picchiettava sul pavimento il suo bastone.
«Calma cara, non trattiamo mica così i nostri ospiti!» esclamò lui con tono calmo mentre si fermava al centro della stanza. «Reina potresti seguirmi, per favore?»
Senza esitare, Reina si liberò dalla presa di Luna, seguendo poi l'uomo che era appena uscito da quella stanza.

La ragazza si sentiva spaesata, si era svegliata da poco ed era già successo un casino... sentiva la testa scoppiarle e gli occhi bruciare per via del poco riposo!
Si guardò attorno notando che quella casa aveva molte stanze ma la cosa che la rendeva bella era il suo ordine: dei quadri antichi ricoprivano le pareti, l'immobiliato vintage creava la giusta atmosfera e il colore delle pareti rendeva l'idea di una casa giusta per gli esseri soprannaturali.

Deucalion condusse la ragazza sul porticato, facendola accomodare su una panchina ed affiancandola subito dopo.
«Ah! Questo piccolo venticello l'ho trovo sempre perfetto per la mia pelle» accennò l'uomo mentre si guardava attorno, anche se di vista non stava messo bene.
«Posso chiederti come...» iniziò a proferire parola la ragazza ma venne interrotta, preceduta da Deucalion.

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