25. Una straziante confessione

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Ciò che non si dice, lo si pensa incessantemente.
Basta fare un passo giusto per redimersi dalle colpe.
Quelle che si accumulano, che si negano per orgoglio o per amore.

Provi colpa ogni volta che ti senti male per aver fatto qualcosa di sbagliato.
I sentimenti di colpa sono comuni quando hai fatto qualcosa che sai che non avresti dovuto fare. Spesso si dice che la coscienza sia l'origine di questi tipi di sentimenti.

La morte può essere l'espiazione delle colpe, ma non potrà mai ripararle.

***

La neve scendeva lenta ai margini della città, un leggero vento muoveva i rami degli alberi ormai dipinti di bianco. La luna roteava beata intorno al mondo e con la sua splendida luce illuminava i tetti delle case.
Fumo grigio fuoriusciva da dei camini, la quiete incombeva su quella cittadina che si preparava piano ad un nuovo giorno.

Reina, con i suoi occhi rosso sangue, scrutava attentamente il cielo in piedi, sul portico di casa.
Respirava lentamente a labbra schiuse, il suo fiato caldo ed umido prendeva contatto con l'ambiente freddo di quella mattinata, creandone una sorta di nebbia istantanea sperdendosi poi nell'aria.

Teneva una coperta di pail avvolta intorno al suo corpo, per mantenersi calda a quel gelo e un viso pallido, bianco come la neve che cadeva tenue sul cemento.
La sua mente era ancora offuscata dalla sera prima e per tutto il tempo aveva rimuginato sulle parole di Nathaniel.

Sarebbe stata una grande vittoria scappare da quel posto, ritornare a Londra e riprendere da dove aveva lasciato.
Ma le sue radici erano lì, la sua vita era lì, bloccata a Beacon Hills.

«Come ti senti?» domandò Liam, una volta raggiunto la sua migliore amica.
Ella si girò a guardarlo e sorrise debolmente per poi voltarsi nuovamente verso il vuoto, osservando il bianco del fronte della casa: «Inutile, stanca, sbagliata... vi ho deluso di nuovo tutti...» disse con tono spezzato. «Nate ha ragione, sono solo una ragazzina incapace...»

«No...» replicò il ragazzo, tirando a sè Reina e poggiando le mani sulle sue spalle. «Nate è un cretino e tu sei stupenda... non hai sbagliato nulla, hai solo reagito d'istinto...»
«Pensi che io non me ne sia accorta, Liam?» domandò ella, alzando per un secondo il tono della voce.

«Che... cosa intenti?» spostandosi di poco, domandò Liam.
«Alzati la maglia» ordinò lei con fare nervoso.
«No!» controbbatté lui, facendo un passo indietro.
«Non so perchè ma io lo vedo... l'ho notato ieri con Lydia quando mi sono svegliata e poi con te quando siete rientrati...» spiegò lei avvicinandosi, con tono abbastanza cupo. «Non te lo richiederò una seconda volta, Liam!»

Egli sospirò guardandola negli occhi e, ormai arreso, si alzò la maglia voltando lo sguardo sugli alberi che circondavano la casa.
Reina chinò la testa osservandogli l'addome e schiuse le labbra alla vista delle lettere runiche su di esso: «Da quanto lo hai scoperto?»

«Subito dopo aver lasciato scuola ieri...» sussurrò Liam abbassando la testa.
Reina strinse le labbra mentre la rabbia cresceva in ella, brividi di freddo le attraversavano il corpo creando tremolii.
Gli occhi si riempirono di lacrime e lo stomaco iniziava a rivoltarsi in essa, facendo mille capriole.

«Ne usciremo... io... io farò qualcosa Liam...» disse Reina. «Non lascerò che faccia del male anche a voi, è quello che vuole e non me lo perdonerei mai... io... farò qualcosa...» ormai in preda ad un pianto isterico, la ragazza si passava nervosamente le mani tra i capelli.

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