Hoseok era stato scaltro. O meglio, probabilmente era consapevole che una festa che si rispetti avrebbe portato con sé guai inevitabili anche alla presenza delle persone più tranquille viventi sulla faccia della Terra. Era bastato assistere a ben due episodi di vetri infranti per avvalorare quella tesi.
Per cui non fu poi una gran sorpresa scoprire che gli spazi accessibili di quella dimora si limitassero ai due saloni d'entrata, la cucina, il giardino esterno e, da qualche parte, anche un bagno di servizio. Tuttavia, Seokjin sembrò rimanere sinceramente deluso di non poter fare il tour della casa che aveva sognato da quando erano arrivati.
Dopo essere stati lasciati da soli, i tre ragazzi vagarono senza meta per un po' di tempo, soffermandosi in particolare davanti al grande camino per scaldarsi le estremità degli arti e poi davanti all'ennesima gigantografia del "Falli-ng" per spiegare a Seokjin la storia che vi era dietro e tutti i retroscena.
Si stavano divertendo, per lo più scherzando tra loro e conversando del più e del meno, un po' come avrebbero fatto in una serata qualsiasi davanti al bancone nel ristorante di Seokjin.
Nessuno prestava davvero loro attenzione: per quanto Jungkook fosse il tramite grazie al quale si trovavano lì in quel momento, in realtà non conosceva nessuno – escluso il proprietario di casa.
E a Jimin andava bene così.
Già trovarsi in un posto del genere era un enorme novità per lui. Se avesse dovuto anche impegnarsi in qualche conversazione o nel mostrarsi volenteroso di fare la conoscenza di qualcuno, non avrebbe saputo che pesci pigliare.
Stette per lo più in silenzio al fianco dei suoi due amici, un bicchiere di Coca Cola in mano – che non venne mai a contatto con le sue labbra – e un vago senso di disagio dentro di sé.
Non riusciva a districarsi molto bene nelle emozioni che stava provando. C'era una nota di fondo che gli aveva lasciato l'amaro in bocca per tutto il tempo e che, aveva la sensazione, centrasse con qualcosa accaduto da quando era uscito di casa.
Sulle prime aveva pensato di provare ancora qualche sorta di risentimento nei confronti di Jungkook per averlo ingannato, ma era ben consapevole di essere sempre molto accondiscendente con il suo migliore amico – in quell'occasione come in molte altre da quando si conoscevano.
Per cui aveva dovuto concludere che fosse qualcos'altro a turbarlo.
Era bastato un veloce replay nella sua testa per escludere tutto tranne l'incontro con Hoseok, i amici e Taehyung.
Quel ragazzo continuava a smuovere il suo animo in molti modi a lui non molto chiari. Era e continuava a rimanere un mistero ai suoi occhi.
Dopo l'incontro casuale al parco, la sua figura era ricomparsa nella testa di Jimin svariate volte, senza però mai giungere a una conclusione – dopotutto, a che conclusione poteva arrivare?
Quella sera, poi, l'incontro era stato completamente inaspettato, ma appena lo aveva visto, una piccolissima e minuscola parte di Jimin aveva pensato che si sarebbero parlati. Per dirsi cosa, non lo sapeva nemmeno lui.
Dopotutto, era stato o meno Taehyung a insistere per conversare l'altra mattina al parco?
E invece era rimasto in silenzio, ad esclusione dei piccoli interventi rivolti ai suoi amici e a Jungkook. Era stato Hoseok a fare gli onori di casa e a presentarli reciprocamente, per cui non aveva potuto nemmeno sfruttare quel momento per stabilire un contatto più diretto.
Taehyung lo aveva ignorato. O meglio, si erano ignorati reciprocamente, perché Jimin doveva ammettere che nemmeno lui aveva fatto qualcosa per smuovere la situazione.
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Hideaway || Vmin
FanfictionSeoul, estate. Taehyung, rampollo di buona famiglia, deve consegnare un progetto di fotografia per uno stupido corso a cui lo ha iscritto la madre. Si trova sulla banchina della metropolitana, la macchina fotografica in mano. Basta uno scatto e si t...