L'oscurità di Rouseborgue

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La pioggia scendeva fitta come mai in quei giorni. Sembrava che Rouseborgue fosse caduta nella più profonda oscurità. Una volta era una città vivace e piena di cittadini volenterosi, ma fu l'arrivo del duca di Motiana che portò la città nel più profondo dei neri abissi. Non potevi girare da solo per le strade o rischiavi di essere rapito, fatto schiavo o talvolta ucciso, solo per puro divertimento. Il duca aveva trasformato quel meraviglioso posto in una tana per criminali, schiavisti e assassini. Girava anche la sconcertante notizia che il duca avesse raccolto attorno a sé alcuni dei più forti stregoni di quel tempo. La maggior parte dei cittadini era scappata appena ne aveva avuto la possibilità, ma purtroppo non furono tutti così fortunati ad avere una via di scampo. Eleni guardava triste la scura città che un tempo era stata la sua più grande amica. Suo padre era già uscito da un'ora e non era ancora tornato. Iniziò a preoccuparsi, ormai l'ora si faceva tarda ed egli doveva andare solo a controllare il negozio di artigianeria prima di chiuderlo. Prese cappotto e stivali e si buttò sotto alla pioggia alla ricerca di suo padre. Si fermò d'un tratto come se le fosse tornato in mente qualcosa di estremamente importante. Tornò dentro casa o se così la si poteva chiamare, la loro vera dimora era stata confiscata da uno dei Lord locali tre mesi prima; un giorno nel bel mezzo della notte decine di soldati armati avevano circondato la casa, li avevano costretti ad uscire una volta che avevano raccolto le proprie cose. "Sono ordini che vengono dall'alto" aveva detto il capo dei soldati,"dovete lasciare la casa, non è più di vostra proprietà da quando è morta Lawren". Lawren era la madre di Eleni, una nobile e ricca cittadina che si era innamorata di un semplice artigiano. Ella era morta di una malattia sconosciuta. Nel mezzo della notte solo un urlo e poi sangue sparso sul cuscino che colava dalla bocca. Non aveva lasciato testamento e quindi la casa in cui viveva con Pratt e sua figlia Eleni non poteva andare a loro. Per 5 anni erano riusciti a rimanere nella bella casa, tutto il paese voleva bene allla loro famiglia e non gli avrebbe mai sottratto la casa solo perché la madre era venuta a mancare. Ma con  l'arrivo del conte i due furono dunque costretti  a trasferirsi in una piccola casa un pò malandata. I tempi erano cambiati e padre e figlia sapevano bene che le cose non si sarebbero che complicate. "Chi è il superiore dal quale vengono gli ordini?" aveva chiesto Pratt al capo dei soldati.  "Artas, conte di Motiana" aveva risposto secco il capo "e io sono Markus, ricordati bene il mio nome e non osare metterti contro di me, sono il nuovo capo della giustizia e d'ora in poi tutto ciò che dico è un ordine". Eleni salì su per le scale veloce come il vento. Si mise in ginocchio davanti al letto di suo padre e alzò le coperte. Allungò la mano verso il buio e appena sentì qualcosa di duro tirò fuori un vecchio baule di legno. Lo aprì delicatamente e si sentì un acuto cigolio. Sapeva che nel baule suo padre teneva cose che non voleva vedesse o prendesse, come per esempio il pugnale e altre serie di coltelli che erano lì nascosti. Si aspettava di trovare soltanto armi, ma vi erano anche un paio di foto e lettere. Gli occhi le divennero lucidi, una foto raffigurava sua madre abbracciata a suo padre. I lunghi capelli argentei di Lawren riflettevano la luce di quella bella giornata di sole, gli occhi di Pratt guardavano quelli della sua amata, e parevano le onde del mare in tempesta per un grande amore. Eleni, una determinata ragazza di 15, aveva preso il colore dei capelli dalla madre; i suoi lunghi capelli argentei terminavano con sottili e delicati boccoli. Gli occhi invece erano quelli del padre, ma un pò più chiari, azzurri come il cielo di una splendida giornata di sole. Eleni era una ragazza alta e snella ma forte e intelligente, fin da piccola aveva avuto un animo vivace e divertente e la sua risata era contagiosa. Con la morte della madre però il suo sorriso non fu più quello di una volta; sembrava si sforzasse e suo padre vedeva che non era felice. Le lacrime scesero veloci giù per la guancia e arrivarono al mento dove una goccia di esse cadde sulla fotografia. La povera ragazza si asciugo in fretta il viso determinata a non farsi sopraffarre dalle emozioni. Sfogliò le lettere velocemente e una di esse attirò la sua attenzione. Era scritta in un altra lingua, ma l'alfabeto non era quello utilizzato da normali persone. Era la lingua di Torcur, utilizzata da maghi e stregoni. Per un attimo Eleni si sentì come una ladra a frugare dove non doveva, poi però si infilò la lettera in tasca. Prese il pugnale sul fondo del baule e ripose velocemente tutto dentro,  per poi riposizionarlo sotto il letto. Nascose il pugnale tra la maglia e il cappotto e uscì di casa silenziosamente.

Il risveglio del Drago di RouseborgueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora