lo spirito della foresta

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La radura era ampia e c'era un fievole venticello notturno. Si sedettero al centro di essa e cominciarono a preparare la cena. Spartus appiccò un piccolo fuocherello e si avvicinarono per scaldarsi. Finirono di mangiare e Spartus cominciò a raccontar loro della foresta in cui si trovavano. "Questa foresta è una delle più antiche è non ha un preciso nome. Molti, tra cui anch'io, la chiamano foresta del fiume Orten. È una foresta piccola che nasce come dal nulla. Si narra che alcuni abbiano visto lo spirito della foresta...". " Lo spirito della foresta?!" chiese Eleni incuriosita. "Si, è un cattivo lupooo, che viene di notte è ti mangia tuttaaa!!!" rispose Aron con voce grave e scherzosa. Scoppiarono tutti a ridere, e la loro risata si sentì eccheggiare nella radura. "È molto probabile che sia solo una leggenda, anche se si percepisce una atmosfera strana e magica nell'aria...".
Si era fatta notte e il cielo era nero come il carbone, le milioni di stelle lo punteggiavano illuminando l'oscurità. Gli alti alberi facevano intravedere appena la luna come se volessero nasconderla. Era davvero una notte magica. Erano poche le notti, a quei tempi, sia con la luna che con le stelle. Per terra il muschio morbido ricopriva il sentiero, sembrava di camminare su milioni di soffici cuscini. Si erano sistemati con le coperte sul terreno e avevano nutrito i cavalli che nel frattempo se ne stavano buoni a dormire. "È pur sempre opportuno fare i turni di guardia, anche se questa foresta non mi è mai sembrata una minaccia... ma teniamo gli occhi aperti!" avvisò Spartus. Tirarono a sorte per chi dovesse cominciare il turno iniziale. Eleni perse e si mise quindi seduta tra le coperte, in allerta di qualsiasi rumore. Era nel mezzo, alla sua destra si era messo Spartus e alla sinistra Aron. Dopo poco tempo i due si erano già addormentati. Nella radura giaceva ora silenzio, si sentivano soltanto i respiri regolari dei viaggiatori addormentati. Eleni si alzò e andò a prendere un coltellino dalla borsa di Aron. Cercò un pò in giro e alla fine trovò quello che cercava: un pezzo di legno abbastanza grosso. Si risiedette al suo posto e cominciò ad intagliare il legno. Era una sua passione che coltivava fin da quando era piccola. Ogni volta che si annoiava o che passava dei momenti difficili creava delle piccole opere d'arte, spesso buffe, ma incantevoli. Realizzò svelta con le sue minute mani un piccolo scoiattolo di legno. Poi si alzò nuovamente per cercare un nuovo pezzo di legno su cui lavorare. Non se ne era accorta, ma mentre stava intagliando lo scoiattolo erano apparse tante lucciole nella radura. Era uno spettacolo da vedere. La miriade di lucine che si spegnevano e accendevano creavano un'atmosfera magica. Fece qualche passo in avanti meravigliata e portò in avanti le mani per toccare i piccoli insettini. Sentí un fruscio dietro di sé, si voltò e vide l'immaginabile: c'era un cervo alto e possente, aveva un palco di corna enorme che parevano i rami di tutti gli alberi della foresta. Fissava la ragazza, gli occhi blu come il mare in tempesta sembravano parlarle. Molte lucciole illuminavano il sentiero come lampioni e si posavano sulle corna del cervo che ora sembravano un albero di natale. Eleni si tolse le scarpe come d'istinto, non seppe perché ma sentiva che doveva farlo, doveva liberarsi di quelle trappole ai piedi. Appena posati i piedi nudi sul morbido terreno si sentí come prendere da una grande energia. Guardò il cervo. Stava li davanti a lei, immobile. "La prego di seguirmi, figlia del vento e dei mari" disse improvvisamente il cervo senza aprire bocca. Aveva una voce soave che risuonava nella testa della ragazza come una musica dolce. Il cervo si girò e si inoltrò nella foresta. Eleni lo seguì lentamente incantata. Nel frattempo Aron si era svegliato e aveva visto tutta la scena dall'inizio. Non aveva capito però quello che stava accadendo, ma ritenne che fosse meglio non intervenire. Guardò Eleni seguire il cervo. Rimase a bocca aperta quando si accorse che dove aveva camminato Eleni erano cresciuti fiori di tutti colori. Ogni volta che il suo piede nudo toccava la terra crescevano dei piccoli e graziosi fiori. La ragazza era così tanto intenta e catturata nel seguire il cervo che non se ne era neanche accorta. Aron chiamò Eleni più e più volte, ma non ebbe risposta. Ella continuava a camminare. Decise allora di seguirla, ma ogni volta che gli sembrava di riuscire ad avvicinarsi, era in realtà sempre più lontano. Perse di vista Eleni e il cervo. Vagò quà e là correndo alla loro ricerca, ma invano. I minuti passavano e Aron non sapeva nemmeno come fare a tornare alla radura. Cercò di non perdersi d'animo. Ripercorse la tracce all'indietro, ma ad un tratto scomparivano. Vide poi una luce che brillava tra gli alberi provenire dal lato opposto. Corse verso di essa e si accorse che la luce proveniva dal corpo di Eleni. La ragazza era sospesa nell'aria, addormentata. Sembrava giacere in un sonno tranquillo. Non aveva più le sue vesti, ma il corpo nudo era coperto da fiori e fili d'erba che si intrecciavano creando un grazioso vestitino. Il cervo era sotto di lei con gli occhi rivolti verso l'alto. Aron saltò su Eleni e il cervo scappò in preda alla paura. I due ragazzi caddero a terra. Con la scomparsa del cervo la magia sembrava essere cessata. Non c'era più nessuna luce. Il corpo di Eleni giaceva sul muschio umido e sopra di se Aron la abbracciava. "Aron che succede?" chiese Eleni con una fievole voce. Aron si alzò parzialmente e guardò Eleni. Il vestito creato dai fiori era scomparso ed ora era nuda. Aron si alzò di botto voltandosi.

Il risveglio del Drago di RouseborgueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora