Un biglietto, un nome

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La pioggia si era fatta meno fitta e non picchiava più violentemente sul terreno. Eleni si era ragguardata di alzare bene il cappuccio e coprirsi la faccia per non farsi riconoscere. Le strade erano buie, ormai la sera stava arrivando e il sole era quasi dietro la collina. La luce dei lampioni si rifletteva sul cemento bagnato. Improvvisamente un uomo dal volto vissuto e pieno di rughe venne fuori dall'ombra. Aveva una lunga barba bianca e gli occhi sembravano senza vita. Con la sua mano robusta agguantò il braccio della ragazza e l'avvicinò a sé. "Scappa, scappa fin che puoi! Il pericolo e dietro ogni angolo di ogni strada!"la voce dell'uomo risuonava gracchiante nella vuota strada. Eleni cercò di liberarsi ma la presa del vecchio era salda. "La morte arriva, è sempre più vicina. E il male cresce, cresce sempre di più, sento il suo sapore nella bocca, la mia lingua non sbaglia, scappa!" L'uomo soffocò una risata. Poi, nel cielo, ci fu un fulmine, un lampo e un gran tuono. Per un solo secondo tutte le strade della città si erano illuminate di una luce viola. Eleni riuscì a scorgere illuminati dal fulmine tanti volti di persone povere e morenti che stavano quatte ai lati della strada. L'uomo lasciò di colpo il braccio della fanciulla. Il suo sguardo si fece preoccupato e impaurito. "Stanno arrivando" sussurrò "e non risparmieranno nessuno". Eleni guardò turbata il cielo e poi, quando riguardò la strada, l'uomo era scomparso come se si fosse dissolto nell'aria. La ragazza era preoccupata, di chi parlava il vecchio, e chi non risparmierà nessuno? pensò, ma poi si convinse dell'idea che l'uomo fosse diventato pazzo a causa della vecchiaia e che stava dicendo solo fesserie. In fondo, però, sapeva che il vecchio aveva ragione. Il conte aveva portato il male nella città e i suoi seguaci perseguitavano la povera gente. Spesso aveva visto il padre parlare con gente strana e losca, ma ogni volta che Eleni  gli aveva chiesto cosa volessero, lui aveva detto niente e che non era importante. Una volta era riuscita ad ascoltare un dialogo che uno di questi uomini aveva avuto con il padre. Aveva colto l'occasione quando il padre si era dimenticato di chiudere la porta del tutto, che infatti era rimasta socchiusa. "Non lo ripeterò un altra volta" Aveva detto l'uomo. Eleni era riuscita ad aprire leggermente la fessura della porta e da li vedeva suo padre, era di spalle, meglio pensò così non rischia di vedermi. L'uomo che parlava a Pratt era uno stregone. Aveva una marcata cicatrice che partiva dalla fronte e, attraversando l'occhio, finiva a metà guancia. Aveva lunghi capelli marrone scuro che arrivavano fino alle spalle e all'attaccatura di questi se ne intravedevano i primi bianchi. Si riconosceva che era uno stregone al servizio del conte dal marchio sul collo che aveva: era un tatuaggio circolare con una grande 'A' al centro. "Non c'è più tempo, dobbiamo agire ora. Se Artas viene a sapere del mio tradimento saranno guai e non avremo più la possibilità di..." Lo stregone si fermò di botto. I suoi occhi gialli incontrarono quelli di Eleni. La ragazza fece un salto indietro, vide un sorriso sulla bocca dell'uomo e poi la porta si chiuse da sola, senza produrre alcun rumore. Si era sentita come ghiacciata e le si era fermato il cuore. Da quella volta non aveva più provato ad origliare di nascosto i discorsi del padre.
Eleni decise che era più sicuro prendere una strada diversa da quella principale. Svoltò diverse vie e ogni volta che cambiava strada si fermava per assicurarsi che nessuno la stesse seguendo. Svoltò a destra per l'ultima volta, era quasi arrivata. Si fermò e si girò. Si sentiva come seguita da qualcuno, ma dietro di lei non c'era anima viva. Camminò per altri 20 passi e poi arrivò al negozio del padre. Ciò che vide la traumatizzò. Il negozio era stato saccheggiato. La vetrina era rotta e i pezzi di vetro erano sparsi per terra. La ragazza stette attenta a dove metteva i piedi ed entrò nella stanza. Sedie e tavoli erano scaraventati per terra rotti e ribaltati. Il cuore della fanciulla batteva sempre più forte. Si portò una mano vicino al pugnale, aveva paura che ci fosse ancora qualcuno nel negozio. Esaminò la stanza col fiato in gola e si assicurò che non ci fosse nessuno. Sul banco degli incassi trovò un biglietto. Era intatto e sembrava lo avessero lasciato lí apposta per qualcuno. Il foglio era piegato in quattro. Eleni aprì il biglietto: il foglio era tutto vuoto a parte per il centro. Un nome in maiuscolo dominava quella parte:
                           BOLFON
Ella conosceva quell'uomo. Bolfon era un vecchio amico di suo padre, proprietario della locanda 'Il ratto stramazzato'. La ragazza uscì dal negozio. Guardò il cielo, la luna si era già innalzata e rischiarava il buio. Si incominciavano a vedere le prime stelle della notte. Meglio non perder tempo si disse Eleni, di notte tutto è più pericoloso e scuro. Mise il biglietto in tasca e si incamminò silenziosa verso la Locanda.

Il risveglio del Drago di RouseborgueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora