I nabuchi

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Nonostante i piccoli piedi e le gambe relativamente corte, le due guardie erano agili e veloci. Appena si accorsero che i due ragazzi erano rimasti indietro si fermarono ad aspettarli.
"Dove ci state portando?" chiese Aron sperando di ricevere una risposta cortese.
"Dal nostro re" rispose la guardia più giovane. "E voi di che razza siete? non per sembrare scortese... " chiese Eleni sperando che tali esseri non si offendessero.
Le due guardie spalancarono gli occhi.
"È vero che non ci capita spesso avere ospiti, ma una volta il mondo era più informato sui propri abitanti" disse la guardia più massiccia.
Poi continuò l'altra: "siamo i nabuchi, abitiamo le foreste e nascondiamo le città tra gli alberi."
"I nabuchi" ripetè Aron a bassa voce. Nel frattempo ricominciarono a camminare più lentamente. "Ne sono rimasti pochi della nostra razza, da qual che sappiamo oltre al nostro Regno ce ne è un altro nostro alleato,  si trova nella foresta a nord della montagna Rosa". La guardia tirò un sospiro profondo, " È da un po' che non riceviamo più loro notizie, temo che al nord il male stia prendendo il sopravvento! ". Eleni era stupita " il male?! ". Il giovane nabuco stava per rispondere ma fu interrotto: " Credo tu abbia già detto abbastanza cose, non dar loro troppo materiale alla volta su cui pensare" lo rimproverò il più vecchio.
Il tragitto ritornò ad essere silenzioso e i due viaggiatori erano troppo impegnati a pensare a ciò che avevano sentito per fare altre domande. Ormai la folla di nabuchi che li guardava usciti dalle loro case era rientrata non ritenendo i due ragazzi interessanti. Certo che i nabuchi sono curiosi pensò Eleni con un sorriso stampato in faccia. Aveva sempre voluto conoscere nuove razze, esplorare il mondo e farsi nuovi amici.
Ora Aron sembrava sentirsi meglio e riusciva a reggersi da solo. Guardò la sua compagna di viaggio e non fece a meno di sorridere, poiché in quel momento la ragazza sembrava essere più felice che mai. Il venticello mattutino muoveva gli argentei capelli di Eleni che ogni volta che venivano colpiti da un raggio di sole sembravano illuminarsi come una stella.
"Dove ci troviamo precisamente adesso?" chiese Aron che fu preso da un senso di angoscia imminente. Si ricordò della radura e di come si fossero persi.
"Spartus... " bisbigliò preoccupato all'orecchio di Eleni.
"Lo so, Aron, lo ritroveremo. Forse loro potranno aiutarci a ritornare alla radura".
Stavano camminando in salita sulla stradina barcollante. Ormai avevano superato il centro abitato e intorno a loro c'erano solo alberi verdi.
"Ci troviamo vicino al fiume Orten" rispose un po' dopo la guardia.
"Grazie" rispose Eleni e poi bisbigliando all'orecchio del compagno: "Almeno siamo vicini a dove dovevamo arrivare". Aron sembrava ora più tranquillo, ma ciò che era successo la notte prima lo sconfortava.
" Siamo quasi arrivati" Fece la voce profonda della guardia. Girarono ad una svolta e spostati alcuni rami videro la loro meta: un palazzo immenso costruito su una quercia gigantesca. Era stato costruito con il pregiato legno bianco delle foreste del Sud. Vi erano grandi vetrate e finestre con tende di velluto.
I tetti estremamente a punta erano azzurri e i numerosi balconi del castello arabo addobbati con fiori colorati. C'era odore di natura, fiori e foglie. C'erano guardie da tutte le parti e la vista era spettacolare. I due giovani spalancarono la bocca. "Eh lo so, a primo impatto molti fanno così, il castello del nostro re è magnifico! " esclamò la guardia più esile.
"È la quercia più grande che abbia mai visto!" esclamò Eleni incantata, e Aron approvò con un cenno della testa e uno smagliante sorriso.
Arrivarono al grande ingresso. Salirono le innumerevoli scale bianche e la porta venne fatta aprire dalle altre guardie. Non appena la porta venne aperta, i due viaggiatori assunsero facce ancora più stupite di prima. Davanti a loro non c'era solo la sala più incantevole e grande che avessero visto, ma seduto vicino al trono del Re stava Spartus, la loro guida.
"Venite avventurieri, spero che le mie guardie vi abbiamo trattato per bene. Siate i benvenuti alla mia corte, sono il re dei nabuchi, Edhelal!" esclamò il re. Avrà avuto più o meno l'età di Spartus. Era un uomo attraente e socievole. Aveva ricci capelli neri che arrivavano alle spalle e degli occhi gialli acceso. Aveva una corporatura robusta e atletica. La loro guida e il Re dei nabuchi erano uno l'esatto opposto dell'altro. Gli occhi vitrei di Spartus sorridevano, egli sembrava riposato e aveva cambiato i vestiti, anche i biondi capelli platino erano lavati. Improvvisamente Aron guardò cosa stava indossando e si accorse che qualcuno aveva cambiato i vestiti a lui e ad Eleni. Non se ne era nemmeno accorto tanto erano comodi, sembrava non averli.
Eleni non si era ancora ripresa, ma pian piano richiuse la bocca che aveva spalancato dalla sorpresa. C'erano troppe domande che non avevano risposta.
Ci fu un silenzio imbarazzante durante il quale i due viaggiatori stavano cercando si capire cosa poteva essere successo. Un mite venticello mosse gli argentei capelli di Eleni ed ella ritornò nella realtà d'un colpo. Incrociò i verdi occhi di Aron che erano dello stesso colore della foresta.
"Vedo che siete di poche parole! " disse Edhelal sorridendo e guardando Spartus come se avesse ritrovato dopo tanto tempo un vecchio amico.
I due ragazzi si inchinarono al re imbarazzati.
"Oh, alzatevi, alzatevi su... Siete miei ospiti e amici del mio caro Spartus, è un onore incontrarvi giovani avventurieri! "
"Cu cu-cu cu-cu" Si sentì risuonare per tutte le stanze del palazzo. Era una nota soave proveniente da un piccolo orologio  a cucù che si trovava in alto alla parete sopra la testa del re.
Erano le 12, come ha fatto il tempo a  passare così in fretta si chiese Aron.
"È ora di pranzo" Esclamò il Re, "immagino siate affamati". Il re si guardò in giro e chiamò le due guardie di prima. Gli ospiti vennero scortati nella sala da pranzo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 08, 2021 ⏰

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