CAPITOLO 9

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‼⚠ anche se l' ho già detto a inizio storia lo ripeterò:

in questo capitolo è presente sangue e il personaggio non è canon.

da qui in poi mi sento di fare questa premessa: le rappresentazioni descritte avranno contenti pesanti ( pensieri bui, sangue, violenza. ) per chi vorrà continuare a seguire, buona lettura.  volevo solo fare questo avvertimento che mi stava un po' premendo dentro, grazie della pazienza e buon proseguimento.  


non finirò così: 

non lo racconterò mai a nessuno, e non smetterò mai di pensarci.

Stavo tornando nella mia stanza, quando la vidi: sulle scale che portavano alla mia camera agli studi.

Una bellezza sciupata, trascurata, accartocciata e gettata via. Quei pochi vestiti che aveva ( come il nostro lavoro comanda ) erano sgualciti, i capelli sparati un po' ovunque, due grandi occhi da qui si riversavano le cascate del Niagara, un trucco completamente sfatto e colato.

Mi sembrò di vedermi in uno specchio, e bastò quel nano secondo a terrorizzarmi.

Non so perché ma pensai che non potevo lasciarla lì, abbandonata a quel modo.

Benché fossi pienamente consapevole della stupidità di una domanda simile in quella situazione le chiesi "come stai? " sedendomi accanto a lei. Quegli occhi velati di pianto mi guardarono per un istante, per poi tornare a riversare lacrime sulle ginocchia. Guardandola meglio notai delle banconote nell' elastico della minigonna, e dei lividi sulle braccia; non c' era bisogno che le chiedessi cosa fosse successo.

Presi il fazzoletto di riserva che ho sempre in tasca ( nel caso di dover nascondere lacrime impreviste ) e glielo porsi; con lo stupore dipinto in faccia mi ringraziò, per poi scatenare il tornado che spazzò via la casa di Doroti in quel pezzetto di carta. Si può ispirare così tanta fiducia solo porgendo un fazzoletto? Perché senza che glielo avessi chiesto iniziò a raccontarmi cosa fosse accaduto, anche se lo avevo già capito.

Era una figura davvero misera, penosa; mentre cercava di spiegarsi nel modo più comprensibile che riusciva, con i singhiozzi che continuavano ad interromperla. Dato che ad ogni rumore saltava come una molla, decisi di accompagnarla in camera mia, era palese che su quelle scale non fosse a suo agio. Le diedi dell' acque e la lasciai palare. Fa bene parlare.

Mi disse di chiamarsi Iris. Non era in questo maledetto buco da molto, e l' unica prospettiva per sopravvivere che aveva visto era questo posto; non eravamo tanto diversi a quanto sembrava. Mi disse che lavorava qui da solo una settimana, e già sentiva di non farcela più. Le dissi che io c' ero dentro ormai da anni. Mi chiese " come hai fatto a sopravvivere ? " non ci avevo mai pensato. Ecco come ho fatto a sopravvivere, non pensando; facendo di tutto per non pensare.

Come in trans, mi chiese " cosa faccio? " non c' erano modi leggeri per dirlo: " questa vita non la scegli, sceglie di consumarti. devi riuscire a fronteggiarla, ad essere più forte. Altrimenti ti schiaccerà.

Un consiglio per sopravvivere? Stai in silenzio e fa quello che ti dicono, non aspettarti troppo e non alzare la cresta. A fine giornata ringrazia di essere viva. Resiti, anche perché non avrai molta altra scelta. "

le dissi di andare a dormire, che domani sarebbe stato un' altro giorno; ( un altro giorno di torture ) questo non lo dissi, ma credo che lo intuì.

Tre sere dopo notai un' affollamento davanti alla porta di un' appartamento. Quando mi feci largo tra la folla, vidi un' immagine che non sarei mai più riuscito a cancellarmi dalla mente: aveva gli stessi capelli spettinati, gli stessi vestiti sgualciti e lo stesso trucco malconcio; solo che gli occhi erano chiusi, i contanti, strappati sul pavimento e un braccio da qui continuava a gocciolare sangue. Quando mi si spannò la vista, le vidi nell' altra mano un taglierino; anch'esso gocciolante di quel liquido vitale, che avrebbe dovuto trovarsi dentro il suo corpo, non sparso sulla moquette.

Quella scena mi scosse qual cosa dentro, qual cosa di importante.

Notai che c' era anche Val. quando lo sentii dire: " che spreco di denaro " avrei voluto gridare:  " ERA UNA PERSONA !!! " ma mi accorsi di essere rimasto immobile e in silenzio; come un soldatino, come una bambola. senza pensieri, né emozioni.

Quando sentii la mano di Val. accarezzarmi il fianco, per poi andarsene, ripensai a quando avevo deciso di morire, solo per fargli un dispetto; solo per poter dire: * adesso come farai? Ho vinto io ! * e mi resi conto che non avrei risolto nulla, che non sarei stato affatto libero davvero, e che soprattutto così come quando ero vivo: ho paura delle morte, di sparire. Alle volte pensarci mi era sembrata una così bella liberazione ..... poi ritornavo alla realtà e capivo di aver sempre saputo che non è così.

Promisi a me stesso che no sarebbe finita così. Anche se avrei dovuto sopportare Val. per sempre, anche se mi sarei sentito sempre un debole perché piangevo, anche se non ci sarà mai un rimedio a tutto questo. Non finirà così. Non mi farò battere, non avrò paura di questa cosa, non avrò paura di questa promessa. 


nota autrice: come detto a inizio pagina. da qui le cose iniziano a farsi serie. 

senza spoiler, ci sarà un bell' approfondimento psicologico ( non avete ancora visto niente )          come sappiamo bene, e come si sarà intuito dalle pagine precedenti, non sarà una cosa proprio allegra, ma sinceramente mi ha emozionato davvero molto scriverla e metto tutti questi avvertimenti semplicemente perché secondo me sarà la parte migliore proprio perché la più intensa. ( come ho detto, non avete ancora visto niente ... ) 

ho un cuore elastico. ( ma se tiri troppo si spezzerà )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora