CAPITOLO 11

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⚠ non adatto a soggetti suscettibili o sensibili.  tematiche pesanti ( 15-16 +)                                il lettore è stato avvisato. 


For your entertainment: 

mi chiudo la porta con una stella d' oro incollata sopra alle spalle e inizio la solita routine di preparazione. Sbuffo. Non sono per niente in vena, non ho per niente voglia. rendendomi conto di ciò di cui ho realmente voglia mi sento rivoltante: starmene infagottato nelle coperte, guardare video contrassegnati come riluttante e non consensuale, pensare che neppure loro usano quella parola. Pretendere di veder piangere anche loro, andare avanti così per ore. Voler dormire, solo dormire. Volere un po' di pietà. Mi ritrovo a dover accettare l' idea che non c' è pietà, non ci sarà pietà. E sono nel posto più perfetto per confermarlo. Mi guardo attorno, su una sedia trovo un corsetto nero con i bordi ricamati in pizzo e un perizoma abbinato. Penserei che sia veramente bello, che starebbe davvero bene su di me, dovrei pensarlo, ma non sta sera, sta sera non sono in vena, è da un bel po' di tempo che non sono in vena.

Sento il cuore smettere di battere per un' secondo quando noto che il corsetto mi sta comprimendo, mi soffoca. Non riesco a bloccare uno dei pensieri che ho classificato come proibiti: è il corsetto ad essere troppo stretto, o il mio corpo ad essere troppo grande? Nella testa continua a ripetersi lo stesso pensiero: a nessuno piacciono i grassi; ripugnante; bellezza, bellezza, bellezza. La bellezza va' preservata. La bellezza è preziosa. Solo quando circondandomi la vita con due mani le dita si toccano, mi sento rilassare.

Finisco di truccarmi. Guardandomi allo specchio non riesco a non provare disgusto. dovrei solo distogliere lo sguardo e non pensarci, lo so. Ho paura di guardare, ma ho paura anche di non farlo. Ho il terrore di vedere in faccia la mia paura se guardo troppo a lungo. Ho paura continuamente. Sono un paio di gambe larghe. Sono solo della carne. Sono una cosa da usare e poi gettare via. La concretezza di questa realtà è ogni giorno più palpabile, ogni giorno più difficile da ignorare. Vedo carne rosa, delicata. Piena di lividi. Lacerata. Sento tante mani che mi tirano, chi da un lato, chi dall' altro. Mi sento un pezzo di stoffa che viene stracciato lentamente, un piccolo strappo all' inizio, che continua a diventare sempre più profondo, più profondo, più profondo. I fili che tenevano insieme i due lembi, pendono senza più uno scopo. A questo punto dovrei piangere. Non sarebbe la reazione normale? Ho gli occhi asciutti. Si sono prosciugati. Vorrei tanto riuscire a piangere. Il trucco si rovinerebbe. Mi dispiacerebbe?

Ricordo che manca un ultimo step nella routine. Comincio a frugare nella borsa con più foga del previsto. Realizzo che ciò che sto cercando non è nella borsa. Realizzo di avere particolarmente fretta di trovarlo. Quando aprendo i cassetti del mobile, rovistando tra le vecchie scartoffie non trovo niente, sento il panico arrampicarsi su per la gola, il respiro farsi difficile, i muscoli tremare attaccati alle ossa. Mi sforzo di respirare, non è più una cosa naturale, devo sempre ricordarmi di respirare. C' è qual cosa dentro di me, una bocca spalancata nella mia pancia con denti acuminati, che chiede e chiede e chiede. So cosa chiede. So che non posso darglielo, perché non lo trovo. Credo stia iniziando a divorarmi da dentro. Nel tentativo di placarla prendo il bicchiere pieno d' acqua dalla scrivania, mando giù. Resta bloccata nell' esofago. Continuo a fissare il mio riflesso, aspettando che mi dica cosa fare.

La porta sbatte. sussulto con un' improvvisa accelerazione del cuore. Entra un tizio che è almeno 4 volte me. ( probabilmente la porta non ha sbattuto così forte, probabilmente non avrei dovuto spaventarmi tanto. ) Il signor random mi dice che sono atteso nell' aria vip per una lap dance privata. Sembra che si stia sforzando con tutto se stesso per non far scendere lo sguardo sul corsetto. Una volta avrei tratto nutrimento dai suoi occhi vogliosi. Avrei cominciato a parlargli di un' argomento vago con la voce più lenta e soffice che mi riusciva. Ma ora non sono in vena. Ora ho paura.

ho un cuore elastico. ( ma se tiri troppo si spezzerà )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora