I ricordi. Terribili macchine autodistruttive. E a volte non si era abbastanza forti per sopportarli.
E Cassandra lo sapeva. Anche abbastanza bene. Se c'era una cosa che lei non riusciva più a sopportare, era la monotonia troppo triste e distaccata che si era formata in lei. Non sapeva precisamente cos'era, e probabilmente, gli altri non l'avrebbero mai capito. Era una questione sua. Infondo, credeva fosse corretto. A quell'età era giusto dover affrontare un altro mondo, come anche l'esser consapevole che l'infanzia era finita. E a volte si sentiva come Peter Pan, e un po' comprendeva il suo desiderio. Rimanere per sempre un bambino, non crescere mai e non assumersi alcun tipo di responsabilità. Ma lei non si trovava in un cartone animato. O in un libro in cui tutto era perfetto. E se lo ripeteva, continuamente. Lei era solo una persona come tutte le altre nell'umanità. Solo un puntino invisibile nell'intero universo. Come nelle letture in cui si immergeva, voleva fare la differenza. Che fosse, per un mondo migliore, per la pace, per la libertà completa delle donne – ancora non totalmente raggiunta -, per le scoperte scientifiche, per visitare altri luoghi...Ma lei era solo... polvere.
Era solo il suo dramma? O era anche lo stesso del resto degli adolescenti?
Non lo sapeva. E questo la faceva sentire ancor più sola. « Smetti di fare la sentimentale. » e lo diceva a se stessa, come se effettivamente potesse...davvero, fermare ciò che pensasse, per quanto emozionale fosse. Le dava fastidio parlare, per l'appunto, in quel modo. Tuttavia, non mentiva. Lei stava davvero così. Gli altri forse non l'avrebbero ascoltata. O l'avrebbero fatta passare per patetica. Ma lei rimaneva di questo parere: quel che attraversava la sua mente aveva un'effettiva logica.
Smettila...
Perché si vergognava delle sue emozioni?
Aveva... forse paura di manifestarle? No... non era quello. Forse, aveva solo bisogno di qualcuno che le dimostrasse che effettivamente non erano una cosa patetica, come le definiva lei. O in ogni caso che fossero reali. A volte pensava "Non sono capace di amare". Ma voi sapete cosa le era successo?
In passato, aveva subito vari fenomeni di bullismo. E no, non era la solita storiella come starete probabilmente immaginando. Roba pesante. Un fenomeno brutto nel suo genere." Non so dire l'ora, il luogo, lo sguardo, o le parole che hanno posto le basi. È stato troppo tempo fa. Mi ci sono trovato in mezzo prima di accorgermi che fosse cominciato."
Avrebbe detto Jane Austen.
Ma... Come vi dicevo prima, per lei era stato anche distruttivo. Soprattutto al livello mentale. Ovunque lei guardasse, a causa di ciò, pensava che tutti quelli che la stessero notando, volessero schiacciarla. E allora ripensava a quei momenti, in cui voleva solo nascondersi. E quindi non fece altro che chiudersi in se stessa. Negli anni, naturalmente era cresciuta e aveva acquisito delle conoscenze. Aveva imparato dall'accaduto. Ma sapeva che l'avrebbe segnata per sempre. Di solito preferiva distrarsi e non pensarci, ma spesso tante cose venivano a galla da sè.
E che differenza faceva? Vi starete chiedendo. La faceva... eccome. Le aveva cambiato l'approccio con le altre persone, conosciute o ignote che fossero. Forse in pochi, riusciranno ad intendere quel di cui vi sto parlando... Allora lasciate che più avanti vi spieghi meglio. Per ora, lasciamo le cose così come stanno.
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Abbastanza cuore || Louis Partridge
FanfictionIrritante. Pieno di sè. Arrogante. Cassandra, non sa cosa nascondi il suo viso fastidiosamente bello. Ma come direbbe la cara Jean Austen... "Tutti possiamo provare un'attrazione, è abbastanza naturale; ma pochissime persone hanno abbastanza cuore d...