II. 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨

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Rimase a guardarla con tale ammirazione, lei solo con scherno

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Rimase a guardarla con tale ammirazione, lei solo con scherno. « Sai, sin da subito avevo capito che fossi un tipo strano. » Esattamente come l'ultima volta, Cassandra girò i tacchi per cambiare strada. Ma le corse dietro, afferrandole delicatamente un braccio. Alzò di nuovo gli occhi su di lui, ma sta volta in modo diverso. Nella sua mente risuonavano le note alte e semplici di un piano forte. Anche il ragazzo la stava di nuovo fissando.
« Ascolta, io non volevo fare nulla a quella bambina... » Lei lo interruppe bruscamente, con le braccia conserte.
« Lo so. Solo che non hai avuto il coraggio di proteggerla da quelli che tu chiami amici. » osservò con un'occhiata disarmante. L'altro si grattò la nuca, colpevole. « Mi dispiace. » disse, con sincerità. « Sta' tranquillo, non hai fatto nulla di male. » lo rassicurò. « Come ti chiami? » le domandò.
« Ti interessa? » gli chiese a sua volta, ridendo leggermente. « Direi di sì. » rispose, senza farsi problemi. « E se non te lo dicessi? » si stava decisamente divertendo. Tanto che lui assunse una smorfia. « D'accordo, forse è meglio partire dall'inizio. » constatò il moro, sbuffando. « Io sono Louis Partridge. » La ragazza gli sorrise. « Bel nome. È un piacere averti conosciuto. » Lui arrossì con il solo "bel nome". Cassandra si trattenne dallo scoppiare a ridere. « Ma adesso dovrei proprio andare. » stabilì, alzando in modo buffo le sopracciglia.
« D'accordo... » stranamente non lo vide più intenzionato a chiederle altro. Come stava per fare prima, si voltò e uscì definitivamente dal parco. Sentì per la seconda volta in un solo giorno, lo sguardo di quel ragazzo perforarle le spalle, come se non si volesse staccare da lei nemmeno per un attimo. Ma sta volta, prima di scomparire dalla sua vista si voltò e lo colse di sorpresa a osservarla. Tutto soddisfatto e terribilmente carino.
Le si incresparono leggermente le labbra e mentre scosse la testa, tornò a casa.
La sera portò i vestiti sporchi del giorno in lavanderia. Controllò che non vi fossero fazzoletti umidi o cose simili nelle tasche. Con stupore, sentì sulle punta delle dita, che si trovavano dentro la tasca grande della felpa, un pezzo di carta. Lo estrapolò fuori con curiosità. C'era un numero di telefono scritto sopra e sotto di esso: scrivimi, Louis.
Ma...
Come aveva fatto? Sotto il suo naso per giunta! Perciò senza che se ne fosse accorta le aveva passato un braccio...

"Oh Gesù." Pensò.

Strinse il bigliettino nel pugno della mano e corse dritta in camera. Lì trovò il cellulare, con tanto di cuffie. Si gettò nel letto senza farsi scrupoli. Prese il contatto di quell'idiota e per l'appunto gli scrisse "Sei un idiota."
Louis, dal suo canto, stava seduto sul divano, accanto a sua sorella. « Louis, è da tutto il giorno che hai quella faccia da ebete. Mi spieghi che cavolo hai? » gli domandò, seriamente preoccupata. « Nulla Millie. » La medesima gli rivolse uno sguardo accusatorio. « Davvero? » commentò. « Cosa? » fece lui di rimando, inarcando un sopracciglio. « Davvero pensi che ti stia credendo? » aggiunse. Ma Louis non proferì altre parole, si chiuse in camera con il cellulare ed Air-Pods. Lei si fermò davanti alla sua porta « C'è davvero qualcosa che non va...» sussurrò, guardando dallo spiffero.

Abbastanza cuore || Louis PartridgeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora