III. 𝐜𝐡𝐞 𝐫𝐢𝐞𝐦𝐩𝐢𝐯𝐚

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"Rispondi per favore"

E così via con i messaggi.
Tuttavia Cassandra non si scompose e gli rispose.

"Non mi va di parlarne, pensavo solo...che fossi diverso."

Non aspettò molto prima di veder comparire un suo messaggio.

"Credo di tenere a te, vorrei che non battibeccassimo continuamente."

Allora gli scrisse "Di certo non è colpa mia." Non voleva ammetterlo, ma...era un tantino testarda.

"Smettila!" lo sentì sbottare nella sua mente, con la sua bellissima voce aspirata- "OH ANDIAMO!" urlò contro se stessa.

"Sta sera al Wandsworth park, non discutere." Continuò Louis.

"Alle 20:00."

E arrivarono, guardate un po', le 20:00. Si era cambiata. Non voleva che la vedesse con la stessa roba della mattina. Aveva delle calzamaglie nere, sempre gli stessi stivali, un vestito a manica lunga color grigio topo e una pelliccia nera sopra, molto pesante. Mangiucchiò un pezzo di pane e poi uscì di casa, sotto le imprecazioni di sua madre.

Quando Louis la vide arrivare, rimase esterrefatto dal suo aspetto, a dir poco stupendo ed elegante. «Qualcosa non va Partridge?»
solito tono freddo e staccato. Balbettò, osservandola. «Bene, perché non mi intratterrò molto. Perciò spara.» disse, con sguardo di sfida e con le braccia conserte. «Senti, mi dispiace. So che è colpa mia, sono andata via come una stupida e tu giustamente ti sarai chiesto perché, mi sono solo resa conto che non sei il mio tipo e che mi sembrava giusto finirla, prima di illuderti e fartici stare male.» Lo disse tutto d'un fiato, come se si stesse liberando di un grande peso. «Capisco.» osservò, con sguardo basso e le labbra leggermente increspate verso il basso. «Ma perché? Insomma...perché non sono il tuo tipo?» Cassandra sospirò guardandolo. «Sei...insomma, troppo...troppo vanitoso.» aveva paura di poterlo offendere, così ci andò piano. Louis inarcò le sopracciglia, come se avesse sentito una cosa alquanto inaudita. «Credi di poter capire com'è davvero una persona in soli due giorni. Non è così?» sentì il risentimento nella sua voce e si vergognò di averlo trattato così. «Io...»
« Va tutto bene, sta' tranquilla. Ma non aspettarti che adesso ti corteggerò.» lesse malinconia nei suoi occhi. Più dispiaciuta che mai, quando il ragazzo stette per voltarsi, lo afferrò per un braccio e lo avvicinò a sé, con una distanza imbarazzante. Però al momento non vi badò, forse al contrario di lui, che arrossì violentemente. Non si notò comunque molto, dato il buio. «Seguimi. Voglio farti vedere un posto.» Con la strada illuminata dalle luci calde dei lampioni del parco, giunsero sino un vicolo cieco, che dava visuale, a un apparentemente inutile siepe. Intanto le loro mani, pian piano, si erano intrecciate l'una all'altra timidamente. « Cos- » ma venne interrotto dalla ragazza.
« Attento. » sussurrò, avvicinando la mano libera al gran cespuglio verde.
« Facci entrare. » continuò, senza staccare gli occhi dalla vegetazione. Louis era un po' sbigottito, ma gli bastava che fossero insieme. Le foglie cominciarono a scuotersi piano tra loro. Parvero sciogliersi, lasciando al loro posto un grandissimo spettacolo per gli occhi. Avanzarono, grazie alle occhiate rassicuranti di Cassandra. Il moro si guardò intorno, stupefatto.
« Non è bellissimo? » gli domandò, osservando sognante le lucciole attorno a loro. « Decisamente. » affermò, con lo stesso tono. Sopra di loro il cielo era profondo e inghiottiva gli occhi di chiunque provasse ad immergerli. Il prato sotto i loro piedi era confortevole al passo. Più in là, vi era anche un salice piangente, alla quale non erano appesi solo le sue foglie splendide, ma anche un'altalena realizzata in corda e legno. Fu troppo tardi quando Louis se ne accorse, perché la ragazza era già scappata in quella direzione. Le corse incontro come una lepre e non ci volle molto per raggiungerla.
« Presa! » l'afferrò per la vita e la tese in alto, come fosse una bambina piccola. All'inizio, Cassandra si stava davvero divertendo. Non le importava più di nulla a parte che di loro. Ma poi si ricordò che si erano conosciuti il giorno prima. Perciò, quando la sua mente metabolizzò che Louis le aveva effettivamente, messo le mani a dosso, non in modo negativo attenzione, smise di ridere, restando a fissarlo. Quando la colse a guardarlo in quel modo anche lui si fermò a studiarla. Per l'ennesima volta, aggiungerei.
Disgraziatissimo incontro che riempiva l'animo di vergogna e il volto di rossore. Avrebbe detto la sua cara Jean. Louis adesso, la stava tenendo ancora sollevata e si trovavano fermi entrambi a scrutarsi. Cassandra distolse velocemente lo sguardo e puntandogli il dito contro, ordinò « Rimettimi giù. »

« Strano. Avrei giurato che fino a un momento fa ti piacesse molto. »

Commentò, inarcando un sopracciglio. « Louis, lasciami. » e così fece, senza obbiettare.

Cassandra si voltò, stringendosi nella spalle, mentre un'aura di tristezza l'avvolgeva improvvisamente. Ma Louis parve non badarvi molto. Piuttosto le chiese « Come sai di questo posto? »

« Non ci crederesti. » rispose, senza troppo entusiasmo. « Racconta. Non sono un tipo totalmente realista. Sogno un po' anch'io. » Cassandra sorrise. « Lo so. » a quelle parole, il ragazzo fece di rimando. « C'è stato un periodo particolarmente difficile della mia vita, fino ad oggi. » Si fermò, incerta. Fece un sorriso amaro, ma sostenuto e dolce. Si chinò a sedersi e Louis la seguì, accanto a lei. Tuttavia, Cassandra guardava di nuovo dritto di fronte a sé. Invece il moro, la squadrava ancora, ancora e... ancora. « E un giorno mi ritrovai proprio all'uscita di quest'edera. » Quando stette per riprendere fiato, Louis la interruppe. « Come? Intendo...come sei arrivata fin qui. » La ragazza gli rispose, con una nota di risentimento nella voce, « Perché me lo chiedi? » Louis sembrò riflettere sulle parole da usare, soppesandole per bene. Ma non fece in tempo. « Ti basti sapere che chiedevo aiuto. » riprese, poggiando il mento sopra le ginocchia accovacciate. « Ma... » tentò. « No. Non sono ancora pronta per parlartene. » tagliò con mezza voce rotta, posando gli occhi sui suoi stivali. L'altro però annuì, comprensivo. « Invece... Dovrei preoccuparmi del fatto che la siepe si sia aperta come per magia? » mandandole un'occhiata torva, lei ridacchiò piano. « Oh no. È sempre stata così sin dal giorno in cui l'ho scoperta. »

E andarono avanti in questo modo per molto tempo. Ignorando, chiamate, messaggi o qualsiasi altra cosa. E restarono distesi l'uno accanto all'altra, sotto le stelle.
« Hai freddo? » le chiese ad un certo punto. « Un po'. » rispose. E poi continuò « Credo si sia fatto abbastanza tardi. Dovrei tornare a casa. » si ricordò, mentre solo al pensiero di sua madre che urlava le si ribaltarono le viscere.  « Io abito qui vicino. Non mi sembra lo stesso per te. » notò Partridge con fare investigativo. Cassandra indugiò sulla risposta. « Puoi venire a casa da me, se ti va. » si affrettò ad aggiungere. La ragazza lo osservò, stupefatta. « Con tutto il rispetto, no. » Il ragazzo si trattenne dallo scoppiare a ridere.
« Allora lascia che ti accompagni. Non mi va che te ne vada in giro da sola a quest'ora. » lo guardò con un'occhiata incerta e divertita.
« D'accordo... Louis-fastidio-Partridge. » 

« Ah sta' zitta. » la ammonì, cingendole le spalle con un braccio.

« Sei per caso mia madre? »

Qualche ora più tardi, si trovarono esattamente davanti la villa di Cassandra. « Adesso come tornerai a casa? » gli domandò, con uno sguardo leggermente preoccupato.
« Oh andiamo. Ma per chi mi hai preso? Io sono un uomo. » Lei lo squadrò, cercando di non ridere.
« Non sembrava quando sta mattina- » gli rinfacciò, prima che la interrompesse, « D'accordo, d'accordo. Insomma...possiamo smettere di parlarne? » disse, aggrottando leggermente le sopracciglia. E sta volta la ragazza scoppiò a ridere veramente. Louis però non si unì a lei, la lasciò fare, guardandola con occhi luminosi. Accortasene, si fermò, a braccia conserte. « Perché mi osservi in quel modo? »

Il moretto non rispose. Si limitò a darle la buonanotte. « Partridge, magari ti chiamo un taxi. » gli riferì, incerta. « No! Ho diciassette anni, me la cavo benissimo da solo! » sbottò, in modo buffo. « E va bene! » commentò, divertita. Louis increspò le labbra. « Scrivimi. » fece serio. Anche lei si ricompose. « Forse. » esalò a voce bassa. Poi si voltò verso il portone e afferrando le chiavi da sotto lo zerbino entrò nella residenza. Sino all'ultimo istante, il ragazzo se ne era assicurato. Poi, con il sorriso sulle labbra, si incamminò a passo veloce ma tranquillo verso la sua dimora.

Cassandra, adesso si trovava vicino all'appendi abiti. Vide sua madre rivolgerle dal salotto un'occhiata torva. Ma questo non bastò per guastare il suo buon umore. Saltellando verso camera sua, fece altri schizzi sul volto di Louis Partridge. Adesso però, erano molto più definiti e di conseguenza più belli; aveva avuto modo di osservarlo meglio, apprendendo ogni particolare. Erano una ventina. In realtà un po' se ne vergognava, perciò decise di inserirli in una cartelletta. Stanca ma contenta, indossò il pigiama con i pinguini e abbracciando il cuscino, si addormentò, con il petto più gonfio che mai.

Angolo autrice:
Solo io sono super eccitata?
O dio, adoro sto capitolo. Spero piacerà anche a voi.
Avete visto come la questione si è, diciamo, risolta...ma ci saranno ancora tante sorprese!
Ok, ammetto che la siepe magica è abbastanza irreale.
Tuttavia, cos'è la vita senza sogni?

Abbastanza cuore || Louis PartridgeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora