Capitolo 10 Il vero significato del compito di Wilson

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Ci ho provato... con tutte le mie forze...

Ho cercato dei pezzi, ne ho sostituiti altri... ma nulla!

Quella maledetta spada non voleva funzionare! Era troppo usurata per poter essere riparata!

Mi sentivo un fallito in quel momento, non m'interessava che voto mi mettesse Wilson, ero solo deluso da me stesso, che razza di meccanico sarei stato se non fossi riuscito neanche a riparare una semplice spada.

Autocommiserarsi non sarebbe servito a nulla, così semplicemente andai a dormire con ancora il pensiero del fallimento in testa.

La mattina dopo mi sveglia come di solito, feci colazione come di solito, mi pettinai e mi vestii come di solito, con l'unica differenza di avere il morale a terra.

M'incamminai insieme ai miei amici, che provarono a consolarmi.

«Wilson ti concederà altro tempo, vedrai...» tentò di consolarmi Rebecca.

Altro tempo...

«Non si può dire che tu non ci abbia provato.» disse Lanied.

Provato...

«Sono sicura che Wilson apprezzerà perlomeno l'impegno che ci hai messo!» esclamò Ellimi.

L'impegno... come se bastasse solo quello nella vita.

Che ne volevano sapere loro? Che ne sanno loro di cosa sia un sogno infranto?

Cos'avrei fatto della mia vita? Credevo di essere in grado... di avere la forza di trasformare un'aspirazione in realtà!

Arrivammo all'accademia, rimasi qualche secondo a guardare l'edificio dalla forma di testa di drago.

Osservai le unità uscire dalla bocca della struttura mentre dietro di loro lasciavano una scia di fumo bianco.

Entrai, attraversai i corridoi dal pavimento a scacchiera azzurra e bianca ed entrai in classe.

Presi appunti sentendomi frustrato per tutto il tempo.

Arrivò l'ultima ora in cui Wilson ci avrebbe fatto lezione...

Che cosa gli avrei detto? Come si sarei giustificato?

Alla fine suonò la campanella che avrebbe segnato la fine della lezione, sicuramente avrebbe voluto la spada riparata.

Mi avvicinai all'uomo dai capelli castani con il ciuffo, ero tesissimo.

«Sei riuscito a riparare la spada?»

«No... » sospirai, gli resi l'arma, parzialmente riparata bene e meglio.

«Per favore mi permetta di riprovare!» esclamai disperato.

«Credi che così sfuggirai a un brutto voto.» domandò con curiosità nei suoi occhi azzurri.

«Non si tratta di quello!» sbottai furioso.

«Nella mia vita non ho mai avuto alcun talento, sono un incapace per questo non diventerò mai un Cloudknight ma...»

Ansimai per qualche secondo per poi riprendere il discorso.

«Qui non si tratta di voti! Si tratta di aiutare i miei eroi, si tratta di dimostrare a me stesso che forse valgo qualcosa! Quindi mi metta pure un brutto voto ma la prego... mi permetta di continuare a lavorare sulla spada!»

Non credevo di aver mai risposto in quella maniera a un professore in tutta la mia vita, ma perlomeno mi ero sfogato.

«Complimenti!» esclamò lui con sorriso stampato sul suo volto oblungo.

Ero basito, si era complimentato con me dopo avergli detto che non ero riuscito a svolgere il suo compito.

«Vedo che un po' confuso ragazzo... permettimi di spiegarti...»

L'insegnante fece una breve pausa.

«Questo compito non era per mettere alla prova le tue abilità, quella spada ora è inutile, nessuno può ripararla, quello che ho voluto mettere alla prova era la tua volontà! Molte persone si ritirano alla prima difficoltà... ma tu hai continuato a provarci, queste sono qualità necessarie non solo per diventare un Cloudknight ma anche per andare avanti nella vita!» sentenziò lui.

«Quindi...»

«Hai superato la prova, continua con questo spirito ragazzo, anche se sarà difficile.»

Ringrazia l'uomo per le belle parole e feci per andarmene.

«Ricordati i compiti, chiedi a Samuel del filmato della simulazione di volo!»

«Certamente Professore...» risposi con poco entusiamso.

«Un'ultima cosa... tu hai talento e lo so perché io stesso ho esaminato i tuoi progetti e approvato la tua ammissione.»

Incontrai Samuel, nel corridoio, mi dovetti sforzare di chiedere se mi inviasse i filmati della simulazione.

«Certo studioso!» rispose il ragazzo dai capelli castani col ciuffo, con fare allegro.

«Se avessi bisogno d'altro...»

«No, non ho bisogno d'altro.» sentenziai severamente per poi dirigermi verso casa.

Arrivato alla mia dimora decisi di vedere i vari video, ovviamente non prima di una bella merenda con una fetta di pena con crema di cioccolato spalmata sopra.

Mi sdrai sul letto e cominciai a visualizzare la simulazione.

Il primo filmato vedeva un'unità drago Spitfire contro un'unità libellula Lightning.

I due velivoli cominciarono ad affrontarsi.

La Spitifire aprii la bocca e dalla sua bocca uscì un getto di fuoco che con una potenza straordinaria si diresse verso l'avversario.

La Lightning era dotata però di un'agilità straordinaria e semplicemente inclinandosi verso sinistra evitò il colpo.

La potenza era nulla senza la velocità e il pilota dell'unità libellula ne era consapevole e cominciò a sparare una raffica di proiettili contro il velivolo dalla forma di drago.

La Spitifire cercò di sfuggire ai colpi riuscendo per un pelo a schivarli.

Mi chiedevo quanto sarebbero potuti andare avanti, l'unità drago era riuscita a schivare ogni colpo seppur con difficoltà, deduco che il pilota era riuscito a sfruttare a pieno il suo velivolo.

Continuarono così per dieci minuti buoni, tra inseguimenti, acrobazie e schivate.

Alla fine la Spitfire cadde sotto i colpi della Lightning, purtroppo nonostante l'elevata potenza di fuoco l'unità non era riuscita a sconfiggere la velocità della libellula.

È stata una sfida interessante, fortuna che però quella era una simulazione e nessuno subì effettivamente dei danni.

Il secondo filmato invece era di una noia mortale, mostrava un'unità Pterodattilo Air Menace contro un'unità mosca Indestructible, nome azzeccato dato che il velivolo nonostante i raggi laser dell'avversario.

Il pilota dell'unità pterodattilo lanciò un laser più potente dal becco più potente dei precedenti proveniente dalle armi montate sotto le ali.

Nulla, ll'Indestructible era ancora lì, quel combattimento era monotono e noioso, o almeno era quello che pensavo fino a quando dalla bocca dell'unità mosca non partì un missile che riusse l'avversario in mille pezzi.

«Incredibile!» esclamai a voce a alta.

Che dire, i risultati delle battaglie che avevo visto sicuramente erano interessanti.

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