Primo settembre.
Avevo atteso quel giorno per anni e non perché avessi una particolare voglia di festeggiare il mio compleanno, ma perché quel giorno sarei diventato un adulto. Questo non avrebbe significato liberarmi della mia famiglia né diventare indipendente, ma era comunque qualcosa che avrei potuto usare come scusa per avere un po' di libertà in più.
Mia madre, legata alle tradizioni di famiglia e con ambizioni piuttosto generiche, aveva sempre cercato di indirizzarmi verso la stessa università che aveva frequentato lei. Accedervi non era impossibile e fortunatamente per me non si trattava di una delle più prestigiose. Insomma, la scelta era perfettamente coerente con il mio rendimento scolastico. Dal canto suo, mio padre non si era mai mostrato molto interessato alla mia vita dopo la maggiore età - o alla mia vita in generale -. Era un uomo molto superficiale, il picco della sua felicità consisteva nelle partite di calcio della nazionale e l'unica cosa che mi chiedeva quando tornavo da scuola era un massaggio alle spalle.
Fin da quando avevo compiuto dodici anni, mio padre non aveva fatto altro che ripetermi, a ogni compleanno, che al raggiungimento della maggiore età mi avrebbe dato un bel gruzzoletto per conquistare una donna. Non avevo mai capito il senso esatto di quelle parole, limitandomi a sorridere e ad annuire, convinto che fosse uno dei suoi tanti deliri.Eppure quel primo settembre ero lì, davanti a una torta al cioccolato, con una busta rossa fra le mani. I nonni stavano chiamando il mio nome nel tentativo di farmi un video ricordo, mia madre stava urlando qualcosa a mio padre con tono esasperato. Io guardavo con aria sconvolta i trecentotrentamila won all'interno della busta. Sul bigliettino un semplice auguri scritto in fretta e un adesivo consumato di un pinguino che faceva l'occhiolino, rubato dal frigorifero. Emisi un sospiro e mi infilai la busta in tasca, deciso a restituirla più tardi. Mi voltai verso i miei e sorrisi, poi mi chinai a soffiare le candeline sulla torta.
"Vorrei avere un padre normale"
***
- Ma Jungkook, questo è il mio regalo per te!
L'uomo si lamentava come un bambino di due anni, dall'altra parte mia madre borbottava mentre sparecchiava la tavola imbandita per la festa.
- Non posso accettarli... non per quello che vuoi tu.
Mio padre tese il braccio e mi accarezzò la testa in modo goffo.
- Possibile che non ti piaccia nessuno? Eppure ho sentito dire che alla facoltà di legge ci sono molte ragazze carine.
- No, al momento non mi interessa nessuno. E poi, anche se fosse, cosa diavolo dovrei farci con questi soldi?
- Offrile una cena, portala in un love hotel...
- D'accordo, buonanotte papà.
Gli rivolsi un ultimo sguardo stanco e corsi nella mia camera. Avevo deciso: con quei soldi avrei comprato qualche nuovo gioco per la PlayStation.
Mi gettai a pancia in giù sul letto e dovetti combattere contro l'istinto di prendere a morsi il cuscino. Quell'uomo mi metteva davvero in imbarazzo. Possibile che il suo unico desiderio fosse di vedermi sposato con una donna qualsiasi? Almeno mia madre ci teneva affinché mi trovassi prima un lavoro. Un lavoro... Lanciai uno sguardo ai libri ammucchiati sulla scrivania. Non li aprivo da giorni. Ogni volta che provavo a sedermi alla scrivania, finivo per accendere il computer e mettermi a giocare con Hoseok. Giusto, Hoseok.
Mi aveva telefonato un paio di volte per farmi gli auguri, ma mia madre mi aveva ordinato di non allontanarmi assolutamente dai parenti durante la festa.Il ragazzo rispose dopo qualche secondo, sembrava che avesse il fiatone.
- Hey, Jungkook! Non dirmi che te la stavi spassando troppo per rispondermi!
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Jungkook's birthday ↬ 𝒋𝒊𝒌𝒐𝒐𝒌
FanfictionJungkook ha appena compiuto vent'anni, ma il suo è stato un compleanno tutto da dimenticare. Perciò decide di festeggiare una seconda volta, spendendo tutti i soldi che il padre gli ha regalato per l'occasione. Ma non sa che qualcun altro ha già dec...