Parte 36

14.2K 454 403
                                    

Usciamo dalla camera. L'imbarazzo è alle stelle. La tensione è palpabile ed io sono nervosa. Inizio a farmi dei discorsi mentali su come dirgli che tra noi non può continuare e spero che le sue risposte combacino con quelle del mio discorso. Attraversiamo i corridoi in silenzio. Dylan è preoccupato e lo percepisco, ma non mi chiede qual è il motivo. E per fortuna.

La sua macchina è parcheggiata di fronte l'uscita dell'atrio dei dormitori. Luccica più dell'ultima volta e capisco quanto ci tenga a quell'ammasso di telai. Forse potrei sequestrare la sua auto, ricattarlo ed ottenere la mia libertà sentimentale. Sicuramente sarebbe più facile che fargli il classico discorso di rottura. "Non sei tu il problema, sono io". E in effetti è vero, sono io il problema. E disturbando il mio piano criminale, mi sorpassa con un solo passo e mi apre la portiera della macchina.

Ok, pronta ad abbandonare tutto questo per condividere al freddo una tavola da skate con uno stronzo che sta con un'altra?

Dylan accende i motori e partiamo. Finalmente una frase viene pronunciata.

<<Dove vorresti andare?>> mi chiede.

<<Mmm, strano che tu non abbia già progettato tutto.>> rispondo ironicamente.

Proviamo a smorzare la tensione.

<<Non posso mica farlo io. Soprattutto questa sera dato la tua faccia. Non vorrei tornare da morto a casa.>>

Già, ha ragione. Non riesco a vedermi, ma immagino quanto il mio umore sia fastidioso in questo momento.

<<Vero, hai ragione. Propongo una classica passeggiata.>>

<<Una classica passeggiata. Ci sto!>>

Il viaggio prosegue più o meno nel silenzio con qualche domanda su come proseguono le lezioni e lo studio. Dylan questa settimana ha il campionato. Ed io lo sto lasciando esattamente cinque giorni prima, non so quanto sia forte il suo interesse per me. Ma non farebbe felice nessuno essere lasciato prima di un evento del genere. Penso. O forse anche lui vuole lasciarmi? Aveva accennato anche lui di volermi parlare.

Una volta arrivati in centro Dylan parcheggia e scendiamo dall'auto. La città è piena di gente, le vetrine dei negozi sono pieni come le buste delle persone nelle loro mani. I grattacieli sono ancora illuminati dalle luci degli uffici e il buio lì fuori, viene contrastato dalle forti luci dei palazzi e negozi. Immersi nella folla, le ragazze fissano Dylan e fanno commenti tra di loro, girandosi per dargli ancora un ultimo sguardo, ignorando completamente la presenza della figura al suo fianco, e cioè io.

Prego, fate pure come se non ci fossi.

<<Andiamo dalla parte opposta del centro, c'è meno gente ed più rilassante.>> dice Dylan schivando le persone.

<<Ti senti osservato per caso?>>

Lui mi sorride, senza chiedere spiegazioni, e già capendo a cosa mi riferisco. Lo sa, lo sa di essere estremamente affascinante e di avere effetto sulle ragazze, ma sembra non importargli. Come se a tutto questo ci fosse abituato. Ma il problema è che non ha lo stesso effetto su di me che ha Vinnie...E l'altro problema è che anche Vinnie fa lo stesso effetto alle altre. E sto perennemente a chiedermi che cosa ci abbiano trovato in me questi due.

Giriamo l'angolo e arriviamo nella parte tranquilla di New Jersey. Qualche residuo di gente del centro occupa questa zona. Le dimensioni dei grattacieli sono dimezzate e l'atmosfera è più calma. Graziosi bistrot ed enoteche sono posizionati ai lati della strada. La gente chiacchiera tra un bicchiere di vino e l'altro cercando di affrontare il gelido freddo della città.

La mia metà oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora