Stratford, Surrey
-28 maggio 2021-18,45 pmSempre il solito vialetto, la solita ombra densa che ristagna tra le siepi di tasso che corrono lungo i lati a negare lo sguardo sui giardini tosati di fresco e alle gardenie raggianti, piegate dal peso delle inflorescenze;
ancora una volta l'austera carrozzabile di ghiaia che per anni ha sopportato stoicamente la sfacciataggine dei pneumatici della Morgan, mentre lo riportavano a casa sobbalzando nelle buche disseminate lungo il percorso, e al termine il portico, accucciato a guardia della casa, con la lingua di marmo dei gradini srotolata tra le mandibole del colonnato ad invitarlo al banchetto dei ricordi, sollecitando il richiamo della fame atroce che gli sbava addosso.Jonah se la sente rodere dentro come un ratto impazzito, da quando ha aperto gli occhi su questa strana mattina di un maggio qualunque, perso nei fogli di un calendario privo di significato, scortata da un sodalizio di gesti e luoghi estranei ad ogni forma di consuetudine, da un corteo di sensazioni assurde, che non ha mai avuto l'occasione di provare in precedenza.
A cominciare dall'imbarazzo di trovarsi sdraiato sopra al giaciglio spartano da cui si era alzato.Jonah Spaulding, cinquantaquattro anni di benessere palestrato, CEO della Alloy & Finch - uno dei più importanti istituti bancari della City - con un reddito netto di un quattro milioni e novecentosettantanovemila sterline l'anno, esclusi il portafoglio borsistico e gli investimenti in stock actions , non ha l'abitudine di usufruire di giacigli improvvisati. Tutt'al più in passato si è trovato a spezzare la routine del talamo coniugale dove è solito risvegliarsi, rigirarandosi su un materasso ad acqua in compagnia di Jennifer, la sua zelante segretaria "tuttofare", durante le tante nottate trascorse a portare avanti la politica economica di sua Maestà, lottando contro la bolla dei titoli surprime all' insaputa della moglie, coadiuvando i suoi sforzi patriottici tra le lenzuola di seta dell'Hilton Palace con l'aiuto di un paio di pillole blu.
-28 maggio 2021- 6:45 am
Un ciuffo d'erba umidiccia schiacciato a mó di cuscino a contatto con il viso, fu quindi per lui un'autentica novità, una sorpresa da togliere il fiato - se soltanto l'avesse ancora il fiato - che giunse assolutamente inaspettata, anche se di primo acchito non gradí troppo quel particolare risveglio, forse a causa del ricordino di rappresentanza che gli si era spalmato sulla guancia durante il sonno, adagiato tra gli steli da qualche simpatico amico a quattro zampe.
Guardandosi intorno stupito, si rese conto della seconda incongruenza.
L'imponente anta del cancello in ferro battuto quasi divelta dai cardini alla sua destra, non gli ricordava nulla di famigliare, per quanto giacesse in condizioni a dir poco singolari, allo stesso modo del parcheggio che circondava l'aiuola in cui Jonah aveva evidentemente pernottato.
La scena si palesava drappeggiata nelle vesti di una tragedia causata da un cataclisma improvviso o da una guerra scoppiata a sua insaputa.
Le carrozzerie delle automobili presenti erano martoriate di colpi, i parabrezza sfondati, le portiere strappate a forza dalle cerniere, accartocciate e abbandonate a terra.
Alcuni veicoli erano addirittura capovolti, incendiati, consumati dalla furia delle fiamme che spandevano spesse volute di fumo nero nell'aria alimentate dalle stoffe poliuretantiche degli interni.
Una spianata di stracci appallottolati sventolavano scomposti in un moto irregolare, i colori agitati nella danza lenta guidata dal vento.
Avevano tutti una caratteristica comune, una sfumatura legante che li univa alle macchie stampate ovunque, sulle vernici lucide delle vetture, sull'asfalto, sui fregi elaborati del cancello.
Il rosso, violento, carminio, cattivo.Jonah venne investito dalla presenza della terza incongruenza non appena li mise a fuoco.
Il Silenzio Assoluto.
Per quanto isolato non riusciva a credere alla possibilità che esistesse un solo angolo di suolo anglosassone dal quale il minimo accenno di suono fosse bandito, dove la tirannia angosciante del silenzio si librasse sovrana al di sopra di ogni cosa.
Quali che fossero, le sue convinzioni erano errate, l'evidenza non dava adito a dubbi.
Non il più piccolo rumore oltre il crepitio delle fiamme, non il canto di un passero, il singolo borbottio di un motore o il latrato di un cane in lontananza, né il brusio del traffico sulle statali.
Non una radio, una bestemmia.
Solo il nulla scevro d'ogni suono.
L'olocausto totale della vita perpetuato nel vuoto.
Una bizzarra iniziativa lo costrinse a battere insieme i palmi frantumando per un istante il muro che lo divideva dall'emisfero sonoro.
Trasformatosi improvvisamente in un clacquer balbuziente, Jonah pagò l'inesperienza al suo nuovissimo hobby, nella frazione di secondo necessaria ad addocchiare i polsini della giacca mentre impattavano l'uno contro l'altro.
Erano imbrattati da un terriccio pastoso che aderiva tenacemente al raso nero del gessato che indossava.
Controllando meglio l'aspetto generale del suo completo si meraviglió di scoprirsi interamente inzaccherato dal deposito argilloso.
Un minuscolo monticello di granelli scuri si ergeva sulla spolverata di terra sparsa giusto davanti alle punte delle impeccabili Sebago che calzava ai piedi.
Il raziocinio di Jonah si rimboccó le maniche e prese a spalare carbone nella caldaia della sua mente, tentando di riportarla in pressione alla ricerca di una spiegazione plausibile.
Si accorse subito che per quanto si sforzasse di riflettere, ogni sua conclusione perdeva forma non appena si imponeva di farla sbocciare in un'ipotesi, quasi che una forza portentosa la abbattesse, come se il silenzio stretto tutto intorno cominciasse ad insinuarglisi in testa.
Come se apparisse incredibile il solo concepirlo per il piccolo, patetico Jonah, ma alle volte il silenzio ti sbrana, morde allo stomaco in certi frangenti, ti sventra come un maiale, strappandoti le viscere e annodandotele al collo per renderti presentabile, ti regala una cravatta fatta con i tuoi intestini da sfoggiare al ricevimento indetto in onore dell'anno nuovo, all' avvento della nuova prospettiva della fine dei tempi.
E forse fu proprio nel momento in cui sbatté il naso contro la ridondanza di quel silenzio, che Jonah cominció a percepire le onde concentriche irradiarsi tutt'intorno e penetrarlo - sí penetrarlo, sodomizzandolo magari, se vi fa ridere, per lui non ha più importanza e non l'avrà nemmeno per voi quando arriverà il momento, fidatevi 😈 - calando il sipario sul palcoscenico della sua coscienza ed afferrendogli la mano come farebbe un vecchio amico.
Cosí Jonah mise un piede davanti all'altro e prese la strada verso casa, senza degnare d'un'occhiata il mucchietto di terra, prima di schiacciarlo sotto le suole delle scarpe.
STAI LEGGENDO
Scusa, Che Hai Detto?
Short StoryUsare una domanda come titolo ad una raccolta di racconti brevi non è sicuramente una prassi usuale. A mia discolpa posso avanzare l'innesco che ha dato vita alle storie nascoste dietro allo smile giallo che ai tempi scelsi come copertina. "Scusa...