L'Arc En Ciel

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L'Arc En Ciel

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"Vedi Adeline, devi tenerla in alto, qui, vicino al cuore..." le sussurrò Eloise, cullando in grembo il piccolo fagotto candido, avvolto nell'aroma della saponaria.
"Deve sentirlo battere."
Da sotto il canovaccio un breve movimento le diede ragione, come sempre accadeva, e il visino appena più scuro si affacció nei lembi dischiusi del candore.

La bimba di Annoncé sembró volersi nascondere nelle pieghe del suo abito, premendole la fronte sul petto, la testa inclinata su un lato quasi cercasse di ascoltare qualcosa; forse il bisbiglío sottile di una melodia capace di calmare i suoi singhiozzi, dolce quanto il canto del vento che soffia fra le chiome dei castagni nei pomeriggi d'estate, e strinse le palpebre mentre afferrava il velo sceso a sfiorarle la spalla, tenendole il naso schiacciato sul seno, e ad Adeline parve che stesse imparando a riconoscere il profumo del mondo attraverso Maman Eloise.

Come una spina gelida sentí la gelosia pungerla sul vivo, graffiandola dentro come le accadeva un tempo, il secchio capovolto che versava il tono dell'arnica° a spandersi nello specchio delle acque chiare, ad intorbidire la sorgente del suo cuore di bambina.

Le sfuggí per un soffio, abbassando lo sguardo sulla ciotola intagliata nel legno di corniolo, tornando a concentrarsi sul compito affidatole da Eloise, e riprese a rimestare le radici della salvestrella schiacciandole sotto la punta stondata del pestello.
La fantesca si era assopita intanto, stremata dal travaglio, e nel moto lento celato dalle coltri, la casa di Gemini°° mostrava la sua benevolenza, per chi, come Adeline, conosceva la Firma delle Cose*.

Con un gesto segreto, fece scivolare dalla scarsella una delicata spiga di fiori blu, e lesta la aggiunse alla poltiglia schiacciata sul fondo del mortaio.
Maman Eloise le aveva insegnato la cautela nel mostrare l'affinità nata dalla consuetudine all'uso delle erbe, e della Stregona dei Boschi** in maniera particolare.

Era sacrilegio lenire le sofferenze delle puerpere scampate alla Nera Signora, ed Adeline sapeva bene che la pioggia di calunnie sul loro conto, allontanate dall'intercessione di Frère Pierre, presto o tardi, avrebbe ricominciato a scrosciare. [^]

"Non c'è bisogno di spiegarmi sempre tutto", dissero le fossette ai lati della bocca e le sopracciglia bionde espressero il loro assenso, corrucciandosi sopra al verde delle iridi mentre amalgamava gli ingrandimenti per l'infuso.
Amava Maman Eloise, ma alle volte...
alle volte...
le si accostava, bella quanto la luce dell'alba annunciata dal fruscio delle ginestre, e lei alzava il capo al richiamo della promessa che si rifletteva nel suo volto, sperando che il tempo l'avrebbe aiutata a somigliarle quanto una goccia d'acqua, mentre il calore di una carezza le scivolava sulla guancia e le labbra le posavano la tenerezza sulla fronte, prima di aprirsi, dicendole :

"Tres bien ma fille, così può bastare, finiró io. Dovrei avere ancora della radice d'erba fava^nella sporta, vuoi prenderla per me?"

E gli zoccoli vociarono sulla terra battuta del pavimento e le dita presero a frugare le povere cose della levatrice, scostando la rugiada dai calici ed il fango rappreso dalle estremità dei fusti, finché incontrarono un'ispida barba carminia, chiudendosi con premura sulla lieve curva del peduncolo, facendo brillare di gioa lo sguardo di Adeline, orgogliosa di esserle complice e figlia.

La cinse nella coppa dei palmi e se la portò al petto, per proteggere il segreto dell'obbedienza dai raggi d' ocra della candela di sego che ardeva dal trespolo, ad allontanare l'ombra del Vespro, e corse Adeline, scappó felice verso il sorriso che l'accolse, verso la richiesta pacata che le fece spalancare gli occhi per la soggezione.

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