"Siamo in anticipo, signore."
Gli pneumatici slittarono appena sul bitume, sollecitando le balestre della Plymouth.
Per una frazione di secondo la scossa d'arresto si trasmise all'interno dell'abitacolo, imprimendo una lieve spinta in avanti all'automobile."Aspetteremo"
Il giorno esplodeva di luce folgorante, il suo passaggio che si rifletteva nella sfilata di vetrine sporche, affacciate sulla strada.
Una manta ingiallita, la pagina centrale del Daily Post volteggió sopra il fiume d'asfalto aperta a raccogliere la corrente ai piedi delle facciate.
Appiattendosi contro una grata di scolo, riveló brevemente alcuni ciclostili scoloriti, volti deformi, scuri, privi di occhi.
Discoste a qualche metro di distanza, sulla sinistra, parlarono una strana lingua la coppia di vetture accucciate sulle sospensioni, la ruggine che traboccava dalla vernice crepata delle fiancate, le gomme tagliate, afflosciate a filo del marciapiede.
Sapevano di abbandono, di cose lasciate a marcire, dimenticate di proposito."Ne è convinto signore?"
Si guardarono attraverso lo specchietto retrovisore.
Entrambi sperarono di vedere l'inizio della strada dietro ai loro occhi, delineato nella cornice del lunotto."Non saranno che un paio d'ore, non occorre che mi accompagni. È da tanto che non viaggio su una corriera. Da quando ero ragazzo. Credo che mi farà bene, in un certo senso."
La ragazza comparve dal vicolo incistato tra gli edifici, all'improvviso, un desiderio vestito di bianco sfocato dai raggi del sole.
Mosse rapida verso la pensilina della fermata, le cosce strette nella gonna color panna che le arrivava sotto al ginocchio, la camicetta che le drappeggiava il disegno sinuoso del seno velato dal lino.
Il borsone di tela le batteva contro il fianco ondeggiandole sui glutei appeso per la tracolla.
Parve scorgerli, seduti nell'ombra dell'abitacolo, quando rivolse le lenti focate degli occhiali da sole verso di loro, voltandosi ad osservarli mentre continuava a camminare."Le chiedo scusa signore, non facevo riferimento al viaggio, ma alla destinazione. Mio padre amava ripetere che il tempo lenisce ogni ferita..."
L'uomo con la valigetta superó l'automobile in sosta, passandole accanto lungo il lato passeggero.
"Tuo padre era un alcolizzato, Stockes".
Il riverbero delle chiusure a scatto lampeggió sugli interni, solcando l'imbottitura del tettuccio da parte a parte, per tuffarsi oltre la trasparenza del parabrezza, nel mattino.
"Ha ragione signore."
I passi si allontanarono in fretta in direzione della piazzola di sosta, sorretti dalla volontà di confondersi, di passare inosservati.
D'andare persi nella folla.
Camminava spedito, zavorrato dal peso della valigetta, tenendo le braccia lungo i fianchi, bagnate dagli aloni di sudore che umettavano la giacca in poliestere da due soldi, l'uniforme d'ordinanza del commesso viaggiatore.
Portó una mano alla tasca e d'un tratto si fermó in mezzo alla strada, la striscia continua a tracciargli una ferita candida fra i piedi.
Il fazzoletto a quadretti che gli deterse
la fronte, raccontó di miliardi di passi tutti uguali, scanditi dal suono sordo delle delusioni.
L'ombra gli restò incollata ai calcagni quando decise di proseguire."Azalee, per questa settimana"
I soliti fantasmi emersero dal passato del vecchio e lo attirarono sul lato opposto del marciapiede, fischiandogli appresso.
Le ascoltò chiamarlo per nome dalle forme impresse nelle pieghe dei manifesti, le voci dei figli e della moglie.
I loro volti gli sorrisero confusi nelle spaccature degli intonaci e lo seguirono attenti profilandosi nitidi di fronte ai suoi occhi dalle finestre opache degli stabili in vendita, parlandogli ancora, come sempre facevano, insistendo a ricordargli il tempo in cui appartenevano al convitto dei vivi, al di fuori del limbo nel quale lo scorrere dei giorni andava imprigionandolo.
Giorni formati da ore vuote, stanche ed inutili, quanto la forza che non riusciva più a trovare, da opporre all'approssimarsi dell'inevitabile."Azzurre, due volte al giorno."
Sospingendoli d'impeto, li scacció all'interno della cella scavata nelle intercapedini dell'inconscio, sbattendoli in faccia all'amarezza appesa alle sbarre, a ringhiare, e con cautela, serró le mandate, preoccupandosi di non dar nulla a vedere quando si sistemó lo zaino sulle spalle e si mise ad aspettare, appoggiato al montante della pensilina.
"Ed in seguito, signore? "
Scalció le gambe in alto proiettandosi in avanti in attesa della caduta.
Fu soltanto questione d'un attimo ma vide il cielo venirle incontro a precipizio, le scie strappate dei cirri ad abbozzare i tratti d'un segreto, ed anche se l'avrebbe tenuto nascosto al mondo intero, durante quel breve istante desideró che le mani dei genitori le scivolassero via dalle dita, lasciandola libera di salire a sfiorare i tetti degli edifici, e le piume dei passeri di città, con i palmi spalancati ad accarezzare l'aria calda, librandosi sempre più in alto, sopra Newport ed Arkham, fino a quando la striscia blu dell'oceano non le fosse apparsa lontana un universo intero, al limite estremo dell'orizzonte."Non ha importanza."
L'impatto dei tacchi sul cemento le rubó una risata.
La bimba le regaló il suo sorriso migliore, lo sguardo acceso di gioia che passava da lei al marito.
Chiese di farlo ancora.
Lei le mostró la lingua e patteggió un ultimo salto.
Sembravano sorelle.
L'uomo flesse il braccio, issandosi dietro la schiena la coppia di borsoni da viaggio, tenendoli ambedue con una mano sola.
Il bicipite dilató la manica della camicia da quacchero, gonfiandola per l'intera larghezza.
Le loro labbra si aprirono in un sorriso, quando annuirono, scambiandosi un cenno d'intesa.
Avvicinandosi alla fermata, la bimba li legó a se, e prese lo slancio, preparandosi un'altra volta a spiccare il volo."Come desidera, signore."
Sterzó bruscamente a destra e i copertoni stridettero uno squittio acuto, insinuante.
Strinse gli occhi dietro la tendina parasole, quando il raggio di luce rimbalzó sulla curvatura del cristallo, colpendo in pieno la fuoriserie.
Meritava un trattamento di cortesia.
Tiró la frizione e spinse sulla leva del cambio.
La torbedine ebbe un colpo di tosse, rallentando l'andatura.
L'avevano vista.
Non si poteva più tornare indietro."Sta arrivando"
Il lampo di luce gli entró dentro, ferendo lo spazio ristretto dell'abitacolo.
Fu come se, finalmente, il conto gli venisse presentato.
Su una lama d'argento.
Corrotto.
Lasció che il silenzio si infittisse.
Alle spalle, il motore dell'autobus guadagnó metri, strisciandogli addosso lento, allusivo.
La portiera anteriore si spalancó adagio, il sibilo del pistone ad aria che fuggiva nella quiete.
Lo rinchiuse nella penombra, scivolando sulle cerniere.
Rimase solo.
Seguì la progressione farsi più vicina, cozzando sul cordolo del marciapiede un passo alla volta.
Un breve scatto, seguito da un colpo attutito, nel retro della vettura.
Pensó a far scattare la serratura della portiera, a gettarsi oltre i sedili e girare la chiave, a dare gas e togliere il freno a mano.
Sognó di scappare.
La portiera si aprí, alleviando la pressione sul suo gomito.
La vampata di calore lo investí a bruciapelo.
Smontó a terra, la piega dei pantaloni perpendicolare al marciapiede. Perfetta."Il suo bagaglio, signore"
Gli fece un cenno, chiamandolo a lei, la pelle nuda avvolta nelle lenzuola di seta.
Pretese un compromesso, volle da lui un tipo d'amore diverso, un contatto osceno.
Non riuscí a sostenere la bestemmia della lussuria che urlava dal suo sguardo, e fissó la lingua di seta che saliva a coprirle il pube tirata in mezzo alle gambe spalancate.
"Avvicinati""Signore?"
Tornó indietro, spostando gli occhi dalla valigia.
Il tempo piovve, un frammento sull'altro, mentre si osservavano davvero per la prima volta in trent'anni.
Vide la storia di una vita nelle rughe che diramavano ai lati degli occhi grigi.
Una vita impeccabile."Addio, signore"
Stockes abbassó il braccio, la Luis Vuitton abbandonata contro il ginocchio.
"Addio, Stockes"
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Scusa, Che Hai Detto?
KurzgeschichtenUsare una domanda come titolo ad una raccolta di racconti brevi non è sicuramente una prassi usuale. A mia discolpa posso avanzare l'innesco che ha dato vita alle storie nascoste dietro allo smile giallo che ai tempi scelsi come copertina. "Scusa...