"Aspettami!"
Un tutt'uno con la sabbia, ad affondare, a correre.
Nel cuore dell'ocra, seguendo le onde."Aspettami, ti ho detto!", con il broncio calato sul viso e lo sguardo che brilla di gioia.
"Talhara!"
Aloisa sa destarsi in tutta la sua magnificenza al ruggito del sole allo zenith, le lucertole delle sabbie che occhieggiano dalle tane in uno svavillio di smeraldi posati sul pelo delle dune, e le nuvole a fuggire nelle correnti, sopra la spianata di cristalli di silicio sparsi come manciate di diamanti sul manto dell'Alh-Xithar.
È un oceano che respira lento Aloisa, un'armonia dell'azif soffiata da ponente, un miraggio incredibile creato dai jihn gli spiriti rinchiusi nei serragli dei maghi."Corri come un cammello zoppo, Serkam!"
Possiede un timbro insolito la lingua degli Azeri che dona una cadenza musicale alle risate specialmente a quelle delle bambine.
Sferzano l'aria come una folata di pioggia cristallina e rimbalzano lontane lasciando a chi le ascolta una nota frizzante, fresca, strana da provare in una terra tanto arida."Fermati brutta macaca!"
Turbanti d'ogni colore coprono ricci più neri di una notte senza luna e la pelle scurissima si svela dai corti gilet dei bambini, arida come le pendici del Klhazr-Botzkur , l'addome avvolto nelle fusciacche strette in vita a fermare le braghe a sbuffo.
I bimbi di Aloisa, figli del deserto dell'Alh-Xithar, le scarpe non sanno nemmeno cosa siano."Prendimi se ti riesce!"
Caparbia al limite della cocciutaggine, la gente delle dune apprese lo stoicismo dal sacro Klhazr - Ferzan, L'Artiglio D'Onice, investito dalla furia costante dell'Erg, l'aliseo del profondo sud, e nell'arco di decine di generazioni passó dal semplice adattamento dettato dalle avversità, ad una forma d'amore viscerale per quella terra tanto spietata eppure cosí intensamente sublime.
"Serkam, Talhara!"
Sconfitti alle Foci della Vedova durante la Prima Conquista, gli Azeri attraversarono la Ferita, abbandonando per sempre la Regione del Cielo, braccati dalle armate di Walfred Harkmohr il Conquistatore.
Un triste addio ricevette la loro patria.
Un addio lungo un'estate intera, trascorsa a combattere come lupi, senza concedere quartiere, sputando sulle offerte di resa degli invasori, mentre le foreste scomparivano e sterminate pietraie ne prendevano il posto.
Ogni giorno dalle prime luci dell'alba gli srazif, le falcate caratteristiche dei guerrieri Azeri, bevvero il sangue degli Errani falciandoli come grano nel tentativo di rallentarne l'inseguimento, ed ogni notte le labbra delle vedove si riempirono di canti funebri.
Centinaia di corpi vennero abbandonati nell'erica ed altre centinaia giacquero sulla terra spaccata degli altipiani riarsi dal sole.
Vennero la sete e la fame, i cavalli morirono con gli uomini e i sopravvissuti furono costretti a macellarli per continuare a vivere inseguendo le sorgenti nelle trame velate del deserto.
Ma non si arresero mai."Smettetela di correre a quel modo! Spaventerete la mandria!"
Nemmeno quando il loro destino sembró segnato.
Nemmeno quando scorsero le Colline Dei Due Soli, troppo ripide da superare prima di essere raggiunti.
Fu soltanto allora che non potendo fare altro si fermarono con gli eserciti di Harkmohr distanti un solo giorno di marcia.
Sulla soglia della fine di fronte all'ultima ora compresero la volontà di Ellhaj, il desiderio del Padre dei Cieli.
L'Unico pretese che le sue genti smettessero di fuggire.
Uno alla volta sorretti dalla forza del Credo si inerpicarono sulle pendici, sospingendo le mandrie in alto, scortate dalle donne e dai bambini, mentre gli uomini si trinceravano alla base delle colline preparandosi a combattere.
Tutti, compresi i vecchi e i borzhan, i sacri pazzi, i sacerdoti e gli scribi, gli astrologi e i teatranti.
E quando l'alba sorse alle sue spalle, il Conquistatore vide un altro sole riflettersi nelle lame pronte a migliaia ad attenderlo.
In seguito la Battaglia dei Due Soli fu riportata nelle cronache della Biblioteca Circolare prendendo parte alla storia condivisa dei Quattro Popoli, ma chiunque nella Fenice nel Vento sa che soltanto gli Azeri riuscirono ad ammantare di leggenda un'impresa che già di per sé andó al di là di ogni immaginazione.
Alcuni storici militari insinuano tutt'ora con malizia, che i muija, le voci dell'Unico, evocarono la jihad, l'antica brama di vendetta che cancella la paura dai cuori dei fedeli per infondere negli animi il coraggio necessario a respingere le armate degli Errani.
Altri invece esaltano la lucidità strategica dimostrata da Mohuad El-Atralh, il Misericordioso, primo del suo nome e fondatore di Aloisa, nel pianificare la resistenza del suo popolo.
Quale sia la verità, le Cronache di Lisos riportano uno scontro che si protrasse per tre giorni, durante il quale cinquemila Azeri, respinsero una forza soverchiante formata da ventimila tra i migliori combattenti della casata del Drago.
La difesa fu talmente feroce che al tramonto del terzo giorno, Harkmohr si trovò a ordinare la ritirata ad un esercito ridotto ad un terzo della formidabile armata schierata sul campo appena settantadue ore prima.
Nessuno prima di allora era mai riuscito a costringere il Conquistatore a voltare i vessilli e nessuno vi riuscì neppure in seguito.
Di uomini simili a Walfred ne nasce forse uno ogni mille anni, e quel giorno lo dimostró cedendo alla saggezza.
Alla luce vermiglia del tramonto il grande imperatore adunó i battaglioni rimastigli all'ombra dell'emblema del Drago ed un lungo serpente d'acciaio spiegó le spire verso sud, ritirandosi verso Dominio del Cielo.
Una credenza diffusa sostiene che da un lato gli Azeri godettero dell'onore concesso agli irriducibili ed ancora che la sconfitta dei Due Soli segnò in maniera determinante la brama di conquista del condottiero.
Comunque sia Harkmohr non tornó mai più a cercare gli Azeri.
Il popolo delle sabbie fu l'unico a piegare il giogo dell'imperatore.
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Scusa, Che Hai Detto?
NouvellesUsare una domanda come titolo ad una raccolta di racconti brevi non è sicuramente una prassi usuale. A mia discolpa posso avanzare l'innesco che ha dato vita alle storie nascoste dietro allo smile giallo che ai tempi scelsi come copertina. "Scusa...