Parte Quinta

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Pov Ruby

Mystic Falls
Ore 07:00 A.M

Si gettò sull'enorme letto a baldacchino, espirando l'aria.
La sensazione del morbido letto e delle calde coperte contro la pelle nuda la coccolarono come pochi.

Si era fatta una bella doccia bollente per eliminare gli schizzi del sangue marcio di quei vermi.
Sorrise soddisfatta, fissando il soffitto rosato.
Nel petto avvertiva una gran sensazione di sollievo, come se si fosse tolta un enorme peso. E ora si sentiva vuota ma anche euforica.

Non riusciva a capire cosa provasse effettivamente in quel momento, ma una cosa era certa: quel segnale d'avvertimento sarebbe bastato a far capire ai giovani della Congrega con chi avessero a che fare e se qualora fossero così stupidi da volerla affrontare, non si sarebbe di certo fatta trovare impreparata.
I suoi poteri stavano tornando, li sentiva nel sangue, nelle ossa.

Per quella notte aveva fatto uso del Grimorio di Oneida, lanciando la maledizione di Ecate su di loro, godendosi le loro facce inorridite e spaventate di chi era consapevole della fine orrenda che gli spettava.
Ridacchiò.

''Si posizionò in un punto ben preciso del terreno e sorrise. Aveva tracciato il disegno del pentacolo con un bastone di legno, creando dei piccoli canali.
Si leccò le labbra, pregustandosi la sensazione di euforia che le attraversava le membra e pronunciò l'incantesimo di evocazione.

Essendo la vera erede della Congrega, ella aveva il diritto di convocare i capo famiglie contro la loro volontà e così fece.
Cinque uomini anziani si ritrovarono improvvisamente attorno a lei, spaesati e confusi.

Ma la confusione durò poco non appena videro i suoi occhi.
Lei ci vide il terrore, il senso di colpa, la sorpresa e la consapevolezza di ciò che sarebbe potuto accadere. Lo sapeva che si ricordavano di lei, perché erano stati proprio loro assieme al capo famiglia Parker a pronunciare l'incantesimo di sigillo.

«Vi sono mancata? »Sorrise. Un sorrisetto inquietante che avrebbe fatto rabbrividire anche un bambino.

Il Signor Frey il capo famiglia dei Frey, provò ad uscire dal pentacolo ma non ci riuscì. Aveva maledetto il cerchio e nessuno senza il suo consenso sarebbe potuto uscire.

«Tu. Tu sei stata sigillata. Noi personalmente abbiamo provveduto a gettare il sigillo. Come...com'è possibile?» Il Signor Frey sembrava l'unico ad aver trovato l'utilizzo della parola. Il suo sguardo era un misto tra rabbia e frustrazione.

Ruby inclinò la testa leggermente di lato.

«Non importa come io abbia fatto. Importa ciò che sta per succedere ». Il tono mellifluo agitò i presenti, che cercavano in tutti i modi di restare composti.

«Non perdiamoci d'animo. L'abbiamo imprigionata una volta e possiamo farlo anche adesso! » fece forza il Signor Frey agli altri quattro anziani.

«Uhm. Credo che non siate propriamente nella posizione di poter fare qualcosa contro di me» Ridacchiò, alludendo al pentacolo.

«Ma lasciate che vi dica una cosa: -Continuò la rossa, fissandoli uno per uno- mi riprenderò tutto quello che è mio a cominciare dai vostri eredi. Se saranno disposti a seguirmi forse sarò magnanima ma se così non fosse, per esserne sicura lascerò un messaggio molto chiaro».

Un guizzo di follia sfrecciò nei suoi occhi viola. Il rossetto rosso applicato sulle sue labbra risaltava la pelle lattea e il sorriso divertito impresso sul suo volto che pregustava la propria vendetta, fece sussultare gli anziani.

«Non abbiamo paura di te, figlia maledetta. Ti contrasteremo con tutte le nostre forze! » I vecchi anziani iniziarono a cantilenare una litania, ma Ruby prese un bel respiro e alzando di un'ottava la voce, sovrastò la litania dei vecchi.

«Katastrépste, ekmideníste, skotóste, strangalíste, éos ótou o Ekátis ektoxeftheí sta ákra. I psychí, i kardiá, oi pnévmones kai to sykóti tha katavrochthísoun i kyría ton nekrón».

«Distruggi, annienta, uccidi, strangola, finché nelle membra Ecate si scaglia. Anima, cuore, polmoni e fegato saranno divorati dalla Signora dei morti trapassati».

Ripeté la stessa frase per ben tre volte finché gli anziani smisero di parlare iniziando a rantolare per la mancanza d'ossigeno.

Ruby smise di parlare e si godette i gemiti di dolore e di disperazione di quegli uomini che tempo fa l'avevano disprezzata e imprigionata senza il minimo rimorso.

La maledizione della Dea Ecate si prese le loro vite, facendogli esplodere gli organi e sgozzandoli senza pietà.
Essa terminò sigillandosi sul pentacolo, dove il sangue scorse in piena riempiendo gli spazi che il bastone aveva lasciato.

L'odore acre del sangue le entrò nelle narici e finalmente sorrise, aspirando a pieni polmoni la morte che dimorava attorno a sé.
Ghignò soddisfatta.
E quello era solo l'inizio.''

Il brontolio nel suo stomaco la riscosse dai ricordi ancora vividi nella sua memoria. Si morse il labbro passandosi una mano sul ventre.
Non metteva qualcosa sotto i denti da molto tempo ormai.
Si alzò.
Aveva dormito per molto tempo e di riposare non ne aveva necessità, per cui decise di avviarsi al centro della città per mangiare. Si guardò i vestiti attraverso lo specchio, ormai datati per quell'epoca futuristica e decise che avrebbe cambiato anche il suo guardaroba nel tragitto.

Uscì dall'appartamento avviandosi nel primo negozio di alimentari. Lesse l'insegna che spiccava in bella vista: Mystic Grill.

Emise uno sbuffo divertito. Quanta fantasia avevano in questa città.
Ci entrò e si sedette a un tavolino ordinando qualsiasi cosa commestibile in quel locale, divorando tutto in mochi minuti. Soddisfatta si alzò e si diresse in bagno. Di certo non aveva soldi con cui pagare perciò avrebbe fatto alla vecchia maniera...

Si materializzò fuori, in un vicolo vicino alla bottega della vecchia Oneida. Soddisfatta e con la pancia piena entrò in un negozio di vestiti, scegliendo un sacco di completini, gonne di pelle e maglioncini che più le piacevano per poi dirigendosi in camerino, e come nel Mystic grill, svanì tornando improvvisamente nel suo appartamento.
Rise divertita guardandosi all'enorme specchio in figura. Un tempo queste cose l'avrebbero fatta vergognare di essere una strega, perché era proibito abusare dei poteri nella società piena di umani. Le leggi della congrega lo vietavano, ma adesso era lei a capo. Non le importava. Ormai era sola e nessuno le avrebbe più impedito di fare ciò che voleva perché era lei la legge.

Canticchiando una vecchia canzone si vestì, infilandosi dei collant che risaltavano la gonna rossa di pelle e un maglioncino nero con il collo alto. Ai piedi infilò quei stupendi stivaletti rossi corti fino alla caviglia, con la chiusura a cerniera di cui si era follemente innamorata nel negozio. Si sistemò il trucco e ravvivò i lunghi capelli rossi.
Si sorrise allo specchio.

«E ora dobbiamo fare una cosa importante» Parlò al suo riflesso, e dopo un'ultima occhiata alla sua figura si diresse verso il tavolino su cui era poggiato il Grimorio di Oneida.

Lì avrebbe trovato un incantesimo che le avrebbe assicurato la vittoria.

My Kitten || Kai ParkerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora