Un pomeriggio con Enrico.

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Quella notte ricordo che non dormii per niente.
La mia mente era invasa da mille pensieri, esattamente come la sensazione che mi aveva descritto la zia Tegola il giorno del suo sessantesimo compleanno.
«Cara Heily, non devi mai dimenticarti che qualcuno, dall'altra parte del mondo, sta peggio di te.»
Me lo ripeteva sempre ma non riuscivo a trovare un nesso: chi poteva stare peggio di me? Avevo fatto fuori la mia coinquilina solo per il gusto di sbattermi Enrico.
Certo, questo pensiero mi allettava assai, ma mi sentivo terribilmente una merda.
Lo ero.

***

«Buongiorno, Heily.» enfatizzó Zaino, mentre puliva i vetri del Pizza's Corner.
Ero uno straccio, non avevo dormito nemmeno un minuto.
«Buongiorno un cavolo!» risposi bruscamente, trascinandomi svogliatamente in cucina a cucinare le dannate pizze che venivano mangiate da poveracci.
La compagnia del Pizza's Corner non era una delle migliori: Pallete era sempre arrabbiata, avvolta nel suo persistente ciclo mestruale.
La si sentiva urlare fino alla fine della Ano's Street.
Germano, il lavapiatti sovrappeso, mandava a monte gli affari perché era giunta voce in città che ogni tanto si dilettava nel rubare contanti dal registratore di cassa.
Ma Pallete era innamorata persa di lui, e non si era mai azzardata ad ammonirlo e licenziarlo.
Romilda, l'anziana trisavola di Zaino, si occupava di pulire i bagni ma erano perennemente sporchi e mettevano i brividi.
Eravamo una brigata fortissima.

***
«Enrico, cosa vuoi?»
Mi continuava a fissare, sembrava una cernia.
Tiró fuori dalle tasche un fazzoletto e prese a soffiarsi il naso.
Dio, quanto era sexy quando si levava il muco!
Come lo faceva lui, nessuno.

Mi posó una mano sulla spalla e successivamente mi scosse violentemente.
«Lasciami stare!» mi dimenai io, come una mandragola perché mi stava facendo male.
«Scusa, pensavo stessi dormendo. Volevo chiederti se ti andava di fare una passeggiata nella Playculo's Street.»
La sua proposta mi garbava, avevo gli ormoni sottosopra.
Si spostó i capelli e li legó in una coda stretta, per poi raccoglierli in una lunga treccia.
«Quanto sei se..» azzardai io, ma mi pentii prontamente e cercai di giustificarmi piazzandomi una mano sulla bocca.
«Se..? Finisci la frase.» mi spronó lui a continuare, accarezzandomi la guancia e parlando con un fil di voce roca.
«Sedano.»

Mi sorrise maliziosamente e, mettendomi un braccio attorno al collo, ci dirigemmo verso la PlayCulo's Street.

Gli alberi di questa strada, dovete sapere, sono triangolari e azzurri.
I loro frutti sono prelibati, infatti quando ero piccola ci andavo sempre a mangiare.
Erano molto buoni, avevano il sapore di sapone di marsiglia e funghi mal lavati.

***
Enrico si arrampicó come una scimmia baby su uno di questi alberi, riproducendo il loro verso.
«U-u-u a-a-a! Guardami, sono una scimmia della giungla! Heily sono una fottuta scimmia!»
Scoppiai a ridere, senza smettere di guardarlo.
Nei suoi occhi leggevo la felicità, la libertà, la voglia di cambiare.
E vi posso assicurare che, in quel momento, non pensai più al Pollycidio ma solo a noi due.
Il resto non contava.
A parte quello nei negozi, quello importa assai.
Perché se ti do cinquanta sterline e tu me ne devi venti, se non me le dai ti ammazzo il cane!

A un certo punto arriva Enrico.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora