Il Pollycidio, la panettiera e Heily

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Quel giorno ricordo che il cielo era così verde che pensai di averci visto all'interno gli occhi di Enrico, così intensi, energici, resistenti, così vitali.

Appena arrivai a casa, presi tutte le mie cose e le misi dentro una valigia per trasferirmi, non potevo continuare a stare lì con Polly, che avrebbe potuto mangiarmi la testa facendomi uscire le vertebre dall'esofago.

«Stronza, stai scappando?» la sua voce gracchiante echeggiò nella stanza, facendomi prendere un colpo.

Aveva in mano una pentola e temetti per un minuto che me la volesse sbattere addosso.

«Lasciami in pace, strega!» urlai io riparandomi con il vaso di porcellana che mi aveva regalato la zia Tegola per il suo ottantesimo compleanno.

Funzionava così nella mia bizzarra famiglia, quando era il compleanno di qualcuno, quest'ultimo faceva regali agli altri e non viceversa.

Polly mi strappò il vaso dalle mani e lo ruppe in mille pezzi.

Notando che i cocci si stavano già diffondendo per tutta la stanza strillai con quanta più voce avessi.

«Vattene! Chiamo la polizia, menomata mentale!»

Mi prese i capelli e me li dipinse con l'evidenziatore blu, prese le pinzette e mi fece le sopracciglia, mi mise un po' di indelebile sugli occhi.

«Cosa stai facendo idiota?» urlai nuovamente, cercando di liberarmi dalle sue grinfie malefiche, ma ogni tentativo sembrava inutile.

Mi voltai e trovai il cappello del Pizza's corner.

Mentre ricevevo i suoi colpi potenti, mi passò davanti tutta la vita che avevo vissuto fino a quel momento: mio zio che mi allattava, il sorriso ammaliante di Enrico, la gonna di Zaino, i gusti strampalati nel vestire di Liana, il culo di Luigi che invidierebbe qualsiasi tredicenne in preda ad una crisi ormonale, ricordai perfino quando mio padre mi partorì.

Ma poi mi venne in mente che non potevo stare lì e subire solamente i suoi colpi violenti, dovevo ribellarmi.

Presi il portapenne e glielo ficcai in bocca.

«Heily, aiut..» 

***

«Oh poverina, ma come è morta?»

Una gran quantità di persone si era messa a cerchio attorno a me.

Non potevo crederci di avere ucciso Polly, era morta soffocata perchè aveva ingerito il portapenne.

Nessuno doveva sapere di quello che era successo, infatti mi dichiaravo del tutto innocente.

«Ma scusi, lei non ha visto niente?» la gente mi domandava più o meno qualcosa del genere, ma io non sentivo nulla.

Ero imbambolata come lo zio Manifattura che fumava talmente tanto che non sapeva nemmeno il suo nome.

Una sera ricordo che la zia era tornata a casa dal lavoro e gli aveva chiesto come era andata la sua giornata.

Lui rispose che il suo colore preferito era il giallo ocra.

Si separarono la settimana successiva, lasciando un gran vuoto in famiglia perchè loro due erano veramente una bella coppia, come quelle che si vedono sui telegiornali.

«Signorina, ci potrebbe dare una risposta?»

Il giornalista insisteva nell'avere un responso ma io non sapevo cosa dirgli, il cadavere di Polly puzzava di calzini.

Come quelli del cugino Va... si va bene, non vi interessa.

D'accordo, Heily basta raccontare la tua vita... a questi poveri lettori non importa dei tuoi parenti e cose del genere.

Ah, ma ve l'ho raccontato di quella volta in cui la nonna Propaganda aveva mangiato le supposte del cane?

«Siamo giunti alla conclusione che la signorina qui presente non è in grado di parlare.»

Mi voltai verso il giornalista che fissava la telecamera manco fosse un iphone.

«Si, so parlare.»

Sentendo la mia risposta tutti applaudirono, facendo un gran baccano.

«Quindi ci potrebbe dire se per caso ha visto qualcuno di sospetto aggirarsi in zona nelle ultime due ore?»

«Sì, la panettiera Clavicola è piuttosto indiziata, ambigua, equivoca.»

L'uomo si illuminò e fece un gran sorriso: «Allora l'abbiamo trovata la colpevole! Avanti, ammanettatela! Da Ano's Street è tutto, buona giornata e buona serata!»

Le telecamere vennero spente e la poveretta venne portata direttamente al carcere di Cubico's Street.

Ero sana e salva, almeno per il momento.

***

«Ma chi può essere stato ad aver ucciso Polly?» si interrogavano a vicenda Luigi e Liana.

Enrico aveva le cuffie e non aveva capito un cazzo come al solito.

«Avete sentito al telegiornale? Hanno detto che è stata la panettiera del quartiere! Io l'ho sempre saputo che quella là nascondeva qualcosa. Sotto tutto quel pane si deve per forza celare qualcosa di oscuro!» esclamò Liana riproducendo il suono di una mucca.

«Hey amico hai ragione! »

«Heily, ma Enrico cos'ha?» mi interpellò mister bel culo.

«Che ne so io! Chiediglielo tu al tuo amico, no? Cazzo, avete rotto. Lasciatemi respirare un po', non capisco nemmeno perchè vi dobbiate comportare in questo modo.»

Ero arrabbiatissima per la storia di Polly, ero una furia.

Non avevo la minima voglia di parlare con quegli stupidi idioti.

«Heily, calmati! Se hai il ciclo non è colpa mia, se vuoi ho qualche assorbente.. aspetta che cerco in borsa.

Liana frugò in borsa e me ne porse uno.

«Grazie, Liana.» lo ringraziai col sorriso, sapeva sempre tirarmi su il morale con qualsiasi cosa.

Era davvero un ottimo amico.

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Su una scala da 1 a 10 quanto è assurda questa storia?

Ammettetelo, non ne esiste una migliore ;)

A un certo punto arriva Enrico.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora