«Enrico?» domandó Zaino incredulo.
«Si, lui.»
«Ma non lo sai? Che cretina idiota!» rispose lui, insultandomi come faceva lo zio Terreno con la zia Agglomerata.
«Che cosa?»
«Enrico oggi si sposa con Polly! Ah, a proposito, sei invitata al matrimonio. Enri mi aveva detto di avvisarti ma me n'ero dimenticato. Che sbadato che sono!»
Come sarebbe a dire che si sposa?
Ero letteralmente scossa, avrei voluto prendere la mia testa e metterla sulla piastra delle pizze al fine di bruciarla completamente.
E poi avrei preso le gambe di Polly e gliele avrei messe nel culo, e avrei tagliato tutti i capelli di Enrico facendolo diventare pelato.
Ma non potevo fare niente di tutto questo, purtroppo.Il mio turno di lavoro era finito, grazie al cielo.
Corsi a casa e cercai qualcosa da mettermi per il matrimonio.
Ma cosa potevo indossare? Tutti i miei vestiti erano pessimi, stracciati, marroni e la maggior parte appartenevano alla nonna Alberata, che aveva una passione immonda per i vestiti che si trovavano all'interno dei cassonetti posti ai lati della strada da inviare agli abitanti dei paesi africani.
Ero stufa di vedere sempre quegli orrendi outfits, così mi intrufolai nella stanza di Polly.
La stronza ovviamente non era in casa, probabilmente era andata a prepararsi a casa delle sue amiche per il matrimonio.
Allora, da gran furba qual ero, aprii il suo armadio e una grande quantità di capi d'abbigliamento mi crolló addosso: sembravo sommersa dall'immondizia del camion della nettezza urbana.
Selezionai attentamente alcuni dei vestiti che mi piacevano: una minigonna vertiginosa abbinata ad un top che arrivava a malapena a coprire ció che c'è prima dell'ombelico.
Condii il tutto ad un paio di tacchi venti centimetri, mi passai un violento strato di ombretto nero abbinato al rossetto anch'esso nero.
Ero pronta, per andare al matrimonio e per rovinare le loro fottute nozze.
Enrico apparteneva a me e avrei fatto di tutto pur di levarlo dalle sudicie grinfie di Polly.
****Dato che non avevo la patente e non avevo nemmeno intenzione di farla, chiamai un taxi che mi portó direttamente in chiesa.
Tutti gli invitati mi fissavano, chissà perché! Dopotutto non avevo niente di male, ero vestita in modo idoneo e decoroso.Mentre mi indirizzai all'entrata, inciampai su una foglia che era rimasta intrappolata nel gradino.
Urlai per il dolore e notai che il tacco mi si era spezzato in due.
Vidi arrivare in lontananza Liana, che molto gentilmente mi diede una mano.
«Hey Heily! Che è successo?» domandó Liana, vestito bene con in testa una bandana della sua band.
«Sono inciampata su quella foglia! Ho preso una storta e mi si è rotto il tacco...» piagnucolai io, mentre mi massaggiavo il piede infortunato.
«Non temere piccola! Oggi è il tuo giorno fortunato, perché ho portato le scarpe di riserva! Tieni, mettile.» Liana mi porse un paio di scarpe col tacco, molto simili a quelle che avevo io.
«Oh, ma come hai fatto?»chiesi io stupita, provandomi quella scarpa che mi calzava a pennello.
«Ne porto sempre un paio di riserva in borsa mia cara Heily.» mi fece un gran sorriso e, dandomi una mano ad alzarmi, entrammo in chiesa.****
Il matrimonio era già iniziato.
Il prete in realtá non aveva la licenza per fare quel mestiere, era una persona che lavorava al chiosco delle barrette alla gelatina e l'avevano assunto perché nessuno si era proposto per ricoprire quell'incarico.
Ma comunque e ovunque ti sposassi, il matrimonio era ufficializzato.
Io e Liana prendemmo posto in prima fila, anche se c'era una marea di gente che ci sorpassava, sembrava fossimo ad un concerto rock.Polly era vestita in un modo indecente: stivali da cowboy, maglietta di spongebob rossa, jeans strappati e un trucco invisibile.
Enrico invece aveva una semplice felpa e una gonna a pallini che gli donava molto.
Il "prete" indossava una tunica color meringa e in testa aveva un cappello esagonale.«Oggi ci troviamo qui in questa specie di chiesa per celebrare il matrimonio di due ragazzi. Polly Poket, una giovanotta che frequenta la scuola di moda e un giovanotto che frequenta il bar. Li conosco da una vita ormai, entrambi mi hanno insegnato molto dalla vita, ho capito che...» le noiose parole del "prete" vennero interrotte bruscamente da Polly..
«Si muove? Ci vuole sposare si o no?»
Enrico sbuffó e prendendo la mano di Polly la guardó intensamente negli occhi.
Non era giusto.
«Allora, tu Enrico Stilografica vuoi prendere in sposa questa ragazza e prometterai di curarla in salotto e in malattia? E prometterai di venerarla e di salutarla ogni volta che la vedrai? E giurerai di portarla all'ospedale per i suoi futuri acciacchi? E davanti al Signore, ammetterai di volerle comprare una brioche ogni volta che ella vorrà? E mi giuri, nella Santa sede del chioso, che verrai a farmi visita quando saró immerso nella solitudine peggio di adesso? Lo vuoi si o no?»
Enrico sbiancó, non sapeva come rispondere.
Ci furono dieci minuti, quaranta secondi e venti centesimi di imbarazzante silenzio.
Nessuno parlava, nessuno diceva niente.
A parte una mosca fastidiosa che mi ronzava nell'orecchio.
Ma te ne vai per favore?
«Signore Stilografica, deve rispondere alla domanda. Lo vuole?- domandó ancora il "prete"- Se non si muove a rispondere mi arrabbio, entro le cinque e mezza devo essere al chiosco per vendere le ultime cose rimaste! Ah a proposito, ne approfitto per dirvi che facciamo lo sconto del trenta percento su tutti i prodotti d'asporto... facciamo anche le consegne ad omicidio! Tutti i giorni.»Ma poi finalmente Enrico si degnó di dare una risposta.
«C'è una domanda alternativa?»
Tutti gli invitati si guardarono tra loro scioccati.
Polly spalancó gli occhi e gli disse qualcosa a bassa voce, arrabbiandosi come una iena ridens.
«Si, una domanda alternativa ce l'abbiamo! C'è qualcuno che si oppone al matrimonio?» chiese ancora il "prete".
Nessuna risposta.
«Nessuno?» richiese.
Ma poi in quell'istante una vocina nella testa mi disse che era il momento adatto per rovinare tutto.
Mi dovevo opporre al matrimonio.
«Io! Mi oppongo io!» mi alzai in piedi, guardando fisso.
Tutti si voltarono verso di me sbalorditi, alcuni addirittura erano talmente traumatizzati che uscirono dalla chiesa.
Polly avrebbe voluto uccidermi, mi guardava malissimo, con due occhi di fuoco.
Il "prete" fece cadere a terra il suo "Vangelo".
Enrico mi guardava con stupore, era confuso e il suo sguardo mutó in un punto interrogativo.
Tutti gli occhi erano fissi su di me ed ero fiera di aver fatto quella scelta.__________
YOUTUBE: goteboh
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A un certo punto arriva Enrico.
General FictionHo iniziato a scrivere questa storia per divertimento. Si tratta di una sottospecie di parodia delle classiche e assurde fan fiction sugli one direction. In particolare in questa parodia mi focalizzeró su Harry Styles tradotto come Enrico Stilograf...