Liana Pene

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Intanto la polizia aveva chiamato altri poliziotti per portarmi a casa, mentre Enrico , o come ormai era conosciuto: Edoardo, avrebbe passato una bellissima nottata in gattabuia.
E poi mi domando perchè si chiami 'gattabuia', cioè ragazzi è un nome bruttissimo.

Arrivai al mio appartamento e notai che Polly era ancora sveglia, si stava facendo una serie infinita di selfie.
"Heily! Oddio mio, il mio ragazzo è sparito... non lo sento da questo pomeriggio e non mi risponde nemmeno ai messaggi. Ho paura che gli sia successo qualcosa di bruttissimo.. mi potresti aiutare?"
La Poket era alquanto agitata, tanto che si era fatta solamente centoventuno selfie al posto dei soliti duecentosette.
Non sapevo cosa risponderle, se le avessi detto che ero stata tutta la serata in macchina con Enrico con cui ci avrei tranquillamente scopato fino al mattino successivo probabilmente mi avrebbe appesa al muro e mi avrebbe lasciata là fino alla fine dei miei giorni.
Se le avessi detto 'hey ti aiuto a cercarlo!' sarei sicuramente sembrata un'idiota perchè comunque sapevo benissimo dove si trovava.
Quindi decisi di formulare una risposta più o meno vera.
"Questa sera sono uscita con Zaino, il suo migliore amico.. e a quanto pare Enrico si trova alla centrale di polizia."
Polly spalancó gli occhi e cominció a balbettare.
"Dici sul serio? Mio dio! Starà bene il mio orsacchiottino piccolino ciccino rosa con i pois blu? Oddio oddio! Devo assolutamente chiamare la polizia per farmelo portare qui!"
Polly cominció a saltellare come una pazza per tutta la stanza, andando avanti e indietro come gli avanzi di galera che dopo essere usciti e aver ottenuto la libertà condizionata, prendono la cattiva abitudine di andare avanti e indietro.
"Polly, calmati! Enrico sta bene, domani mattina tornerà a casa e tutto si sistemerà. Respira."
La mora si avvicinó a me puntandomi il dito.
"Stammi bene a sentire, Pakket." - Si schiarì la voce. "Se provi solo a toccare il mio trottolino amoroso io ti stacco tutti quei bei capelli che hai e te li riappiccico nel culo, ci siamo capite giusto?" domandó lei facendo una risatina falsa.
"Il tuo ragazzo non l'ho toccato.. più che altro è lui che allunga le mani." la provocai io alzando il sopracciglio sinistro.
"Non raccontare fandonie per piacere. È tardi, formica. Vai a dormire." istruì lei intrecciando una ciocca dei capelli tra le dita.
"Non darmi ordini, io faccio quello che mi pare. Buonanotte."

**
Cento punti per Heily.
Zero per Polly.

Quella notte la passai pensando a Enrico, mi faceva impazzire.
E in ballo c'era pure Zaino che con la sua barba ispida da kebabbaro mi aveva conquistata.
Peró mi aveva mentito, baciando quell'oca.
Avevo tanti di quei pensieri per la testa che mi venne in mente quello che mi diceva sempre la zia Tesina: " La vita è come un'anguria, ci sono tanti semi. Se li mangerai, starai male!"
Quello che diceva lei era molto prezioso per me e non so esattamente cosa potesse centrare con Zaino ed Enrico ma quella citazione era così importante che dovevo assolutamente riportarla qui.
Invece lo zio Pubico era sempre rigido, non diceva quasi mai niente.
Erano una bella coppia: lui sottoterra ormai e lei viveva in un paesino dimenticato persino dal sindaco.
E non è un modo di dire, per davvero il sindaco si era dimenticato del proprio comune.
Era partito per l'Arabia Saudita e aveva lasciato il paesino nelle mani dei terroristi.
Erano rimasti solo sette abitanti, tra cui la cugina Scucchiera, il cugino Bezzaido, la nonna Zafferana e la zia ovviamente.
**

Mi stavo incamminando verso il Pizza's Corner per iniziare la giornata lavorativa ma un ragazzo mi venne addosso.
"Hey ma stai attento!" esclamai io, cercando di levarmelo di torno.
"Pardon." rispose l'interlocutore: un ragazzetto abbastanza alto con i capelli castani e i calzini verdi.
Era piuttosto carino e ben piazzato.
"Piacere, sono Liana, Liana Pene."
"Piacere Heily, Heily Pakket."
Liana sorrise e mi accompagnó al mio posto di lavoro.

Zaino era intento a cucinare la pizza, era scocciato e arrabbiato.
Non aveva più la barba ispida, aveva la pelle liscia come quella di un bimbo.
Brució tutte le pizze e poi, in preda alla disperazione, lasció cadere il suo tenero corpo al suolo: era svenuto.

A un certo punto arriva Enrico.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora